Corriere della Sera, 27 settembre 2018
Cattelan e i «late night show»: il problema sono gli ospiti
E poi c’è Cattelan a teatro, sei appuntamenti di EPCC al Franco Parenti di Milano, inizia con una doppia citazione cinematografica (Sky Uno, martedì, 21.15).
La prima è tratta da Quinto potere: «La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti…». La seconda è un omaggio al film Birdman di Iñárritu: Valerio Mastandrea, in costume da pennuto, insegue Alessandro: «Non ti meriti di stare qui, questo teatro è un tempio della cultura, non puoi fare EPCC qui. Torna indietro, torna in tv a fare quello che sai fare. Questo è un luogo dove la gente soffre per sentirsi intelligente». (In realtà, avrebbe potuto aggiungere un’altra battuta di Norton che piace molto: «Quale disgrazia sarà mai capitata nella vita a una persona che decide di fare il critico?»??). EPCC è l’unico vero late night show che abbiamo e va protetto.
A differenza degli americani, nel monologo iniziale Cattelan preferisce non occuparsi mai di politica ma solo di costume e di spettacolo. E qui, il ragazzo, andrebbe un po’ incoraggiato. Se, per esempio, la tirata sugli anti radical chic fosse stata un po’ più graffiante la risposta del pubblico in sala sarebbe stata meno tiepida, con conseguente crescita dello show. Ma il vero problema dei late night show in Italia non sono i conduttori (lo ripeto, Cattelan è bravissimo, ha un raro e prezioso senso del ritmo), sono gli ospiti.
Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti sarà anche intonato e simpatico ma se la gag che riescono a mettere insieme è mandare un messaggio vocale di dieci minuti a Fabri Fibra, beh insomma, non è molto. Molto meglio l’intervista con la modella Emily Ratajkovski: più spiritosa, più centrata sul personaggio, più mossa (con tanto di uscita per raggiungere il baracchino di Giannasi e mangiare un pollo arrosto). La vera novità è che sul palco del Parenti per la prima volta non è salita Andrée Ruth Shammah.