Libero, 27 settembre 2018
Alitalia per la prima volta un piccolo utile
Alitalia si avvia verso la conclusione del commissariamento e la chiusura della procedura di vendita (fissata per il 31 ottobre prossimo), con un piccolo utile (2 milioni di euro, al terzo trimestre 2018). Non male considerando che solo 17 mesi fa – quando arrivarono in cabina di pilotaggio i tre commissari del governo Gentiloni – il baraccone con le ali perdeva la bellezza di 1,5/2 milioni di euro al mese. Riuscendo a far sbandare pure gli arabi di Etihad che da questa mazzata di fallimento non sembrano essersi più ripresi (ad Abu Dhabi gira voce di un imminente mega acquisizione da parte di Emirates). A casa nostra di mega oggi ci sono solo i quattrini sborsati negli ultimi 3 decenni (7,4 miliardi secondo stime de Il Sole 24 Ore), per tenere in vita l?ex compagnia di bandiera che oggi – anche grazie alla cura da cavallo del commissariamento e quindi della decurtazione dei pagamenti ai fornitori – sembra avviarsi verso un percorso normalizzato. UN PARTNER AL 49% Non si parla più di nazionalizzazione (come i grillini avevano paventato prima dell?estate), ma di prodigiose partnership. In grado di accollarsi il 49% del vettore italiano (e i 13mila dipendenti), di restituire 900 milioni di prestito allo Stato e di accettare di elaborare una strategia di sviluppo che mantenga Alitalia come asset strategico per il nostro Paese. Ipotesi a parte Alitalia, al 30 settembre, ha in cassa 770 milioni di euro, «inclusi i depositi dati in garanzia», ha sintetizzato l?altro commissario Stefano Paleari. Tra gennaio 2016 e maggio 2017 Alitalia aveva un «consumo netto di cassa di 549 milioni, mentre nei 17 mesi di amministrazione straordinaria, il consumo netto è stato di 113 milioni di euro. Il primo giorno di amministrazione straordinaria, ha aggiunto Paleari, «abbiamo trovato in cassa 83 milioni, con una possibilità di operare solo di qualche giorno». Dettaglio non trascurabile erano già stati venduti 4,5 milioni di biglietti e incassati 130 milioni di euro. Inevitabile quindi l?intervento statale. Vale a dire i due prestiti per 900 milioni. Se è vero che la stagione estiva è da sempre un periodo florido per qualsiasi compagnia aerea, ora si avvicina l?inverno. Quello meteorologico ma soprattutto quello contabile. Luigi Gubitosi, in audizione parlamentare, non si sbilancia sui futuri potenziali partner (Air China o Lufthansa, magari una low cost come Easy Jet), ma riepiloga questo anno e mezzo che ha portato la compagnia (quasi) fuori dal baratro. Dal taglio dei leasing degli aerei (costi ridotti per 90 milioni), ai costi commerciali e di distribuzione, ai costi di fornitori per la manutenzione e di prodotti e servizi. LO SCIPPO DEI PILOTI In mezzo c?è stato pure il famoso referendum tra il personale che fece defilare Etihad e portò in dote i commissari. Allora si parlava di un costo del personale esorbitante, ieri anche Gubitosi ha ammesso che «il costo del lavoro in Alitalia è inferiore alle altre compagnie europee»,anche perché è aumentato il numero di ore volate e ridotto le giornate di riposo. Chiunque dovesse prendere in mano la cloche dovrà evitare, «che la concorrenza sottragga personale». Gubitosi spera di poter riassorbire (se arriveranno nuovi aerei e i conti lo permetteranno), parte del personale oggi in Cig a rotazione. Forse, grazie alla prossima legge di Stabilità, «la velocità (di riassorbimento, ndr), potrebbe essere accelerata», confidando sulle nuove norme per i prepensionamenti. riproduzione riservata nnnAlla fine Rupert Murdoch si è arreso e ha ceduto il suo impero televisivo. Si rifugerà nella trincea di carta stampata dove spiccano, testate storiche come Times e Sun. Aggiungerà la partecipazione nella Disney e quindi, insieme a Topolino, Paperino e Minnie potrà guardare al futuro di Sky, la sua creatura prediletta passata agli americani di Comcast. A comprare il colosso americano della tv via cavo che con 84,5 miliardi di dollari di fatturato e 153mila dipendenti (dati del 2017) è il maggiore operatore del settore negli Stati Uniti. Per il mondo televisivo è uno scossone senza precedenti anche se non inatteso. Ora l’ultimo passo con l?annuncio che 21st Century Fox ha definito formalmente l?uscita di scena dall?orbita Sky. Il gruppo che fa riferimento alla famiglia Murdoch e sta completando il matrimonio con Disney di cui diventerà uno dei principali azionisti ha deciso di dire addio definitivamente a qualunque presenza in campo televisivo in Europa. Così Fox, dopo l?ok ricevuto dalla Disney ha venduto la sua partecipazione di riferimento (39%) in Sky al prezzo di 17,28 euro sterline per azione (22,59 dollari) chiudendo una partita in corso da due anni. L?incasso per Murdoch ammonta a 11,9 miliardi di sterline (15 miliardi dollari). riproduzione riservata La Fed ha rivisto al rialzo le proprie stime di crescita per l’economia Usa. Quest?anno la previsione sale al 3,1% dal precedente 2,8%, mentre per l?anno prossimo il prodotto è stimato in aumento del 2,5% contro il 2,4% calcolato a giugno. Il presidente Jerome Powell medita un altro rialzo per il 2018. La Fed ha infatti tolto dal comunicato sulla politica monetaria che sarà seguita la parola accomodante. nnn«Un mondo sempre più diviso, con Stati Uniti in testa, alcuni paesi emergenti in crisi e la Cina in possibile rallentamento». È ciò che emerge dal rapporto trimestrale della Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri) ovvero la madre delle banche centrali, un istituto autorevole dai giudizi sempre molto moderati e ben ponderati, dunque da tenere a mente. Per questo, ciò che mi stupisce sono i termini aspri usati per rappresentare un quadro generale che ancora ha ben stampato il segno più davanti a ogni dato economico. Non ho mai letto prima del 2008 ammonimenti così allarmistici, avvertimenti sì, ma niente di catastrofico. Atteggiamenti di questo tipo capitano quando le crisi sono ancora fresche, quando ti scotti con l?acqua calda poi hai paura anche di quella fredda, anche se difficilmente le crisi si ripetono con tempistiche così ravvicinate. Per questo fortunatamente c?è stato solo un ?29 e qualcosa di simile (evitato) è accaduto 80 anni dopo. Quello che invece ho sentito ripetere è la sfiducia verso gli strumenti: «con tassi d?interesse insolitamente bassi e i bilanci delle banche centrali eccezionalmente gonfi, rimangono poche medicine». Tesi simili le ho sentite anche durante il 2008, salvo poi scoprire che le banche centrali non solo sono arsenali che hanno a disposizione armi infinite, ma sono anche laboratori di sperimentazione e inventiva inimmaginabile. Per tutti questi motivi, i tassi dovranno salire e difficilmente avremo una crisi prima che in Usa l?asticella salga sopra il 3,50% (picchi discendenti), ma al tempo stesso perché il processo sia meno drammatico possibile, la salita sarà lenta, molto lenta. Hotel California, la canzone rappresentativa della droga monetaria e del periodo di bengodi su Borse e mercati finanziari può continuare a suonare. Draghi, Kuroda e Powell sono ancora in consolle. PIAZZA AFFARI: avete messo la foto di Tria sul vostro desk? Questo settembre toro è anche merito suo. Ci saranno ancora correzioni, ma saranno tutte da comprare. DIGITAL360: ieri sera, a mercati chiusi, è uscita la semestrale con ricavi aggressivi. La società cresce e lo farà anche in Borsa. Il mio obiettivo è sempre sopra 2 euro. P&L DB e COMMERZ: titoli caldissimi. Io non so se un?eventuale fusione porterà un rialzo, ma credo che entro fine anno assisteremo a operazioni straordinarie. Titoli nel mirino. TLRY: Tilray è un?azienda specializzata nella ricerca per le applicazioni nella medicina per la cannabis, tema molto in voga in questo periodo. Fondata nel 2013, ha iniziato a operare nel 2014 e si è quotata sul Nasdaq lo scorso luglio al prezzo di 23 dollari circa. Prezzi che in poco tempo sono lievitati fino a 300 dollari. Volevo scrivervi la scorsa settimana, per fare il grillo parlante, perché ora qualche società del settore si sta quotando anche in Europa e questo significa che siamo ai titoli di coda. Infatti nel giro di 3 sedute il titolo da 300 dollari è caduto a 100. Tutti i guadagni in fumo. Attenzione a bruciarsi con le mode. DIRECTA PLUS: uno dei miei ?Magnifici 7? del 2018, ieri ha chiuso con un +70%. Questo non è fumo, ma è tutto arrosto. P&L. paninoelistino@gmail.com
GIANNI DRAGONI SUL SOLE 24 ORE
ROMA
Alitalia continua a bruciare cassa, la posizione netta di cassa stimata a fine settembre è pari a 606 milioni, cioè 163 milioni in meno rispetto a fine aprile, anche se annuncia che raggiungerà un piccolo utile nel terzo trimestre. Il periodo estivo dovrebbe chiudersi con 2 milioni di attivo, al netto di imposte, interessi e ammortamenti. Queste stime sono state comunicate ieri dai tre commissari alla commissione Trasporti della Camera, con l’indicazione dei conti previsti al 30 settembre. In merito alla stima di utile netto di 2 milioni, illustrata da Stefano Paleari, il coordinatore dei commissari, Luigi Gubitosi, ha puntualizzato che «è una stima». Per i commissari «è un buon risultato, non accadeva da molti anni». Questo non significa un risanamento, perché il terzo trimestre è la stagione migliore per le compagnie aeree. Con il quarto trimestre per Alitalia si preannuncia di nuovo un periodo di perdite.
Nel primo semestre di quest’anno la compagnia ha già dichiarato un perdita netta di 315,2 milioni (rispetto a -527,6 milioni della prima metà del 2017). Pertanto, se il risultato del terzo trimestre fosse confermato in +2 milioni, nei primi nove mesi ci sarebbe una perdita netta di 313 milioni. Sarebbe un miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2017, un anno penalizzato dal collasso finanziario e dal commissariamento scattato il 2 maggio. Nei primi nove mesi i passeggeri sono stati 16,4 milioni, lo 0,4% in più dell’anno scorso.
Un piccolo recupero, inferiore alla crescita del mercato italiano, pari a +5,3% nei primi otto mesi, secondo i dati Assaeroporti. I ricavi passeggeri di Alitalia nei primi nove mesi sono aumentati del 7% a 2.025 milioni, i ricavi totali sono aumentati del 4,6% a 2.354 milioni.
È importante analizzare la liquidità, perché Alitalia entro il 15 dicembre prossimo secondo la legge dovrà restituire i 900 milioni del prestito statale concesso quando stava per essere commissariata per insolvenza. Secondo i dati depositati dai commissari, a fine settembre la posizione netta di cassa di Alitalia sarà pari a 606 milioni. Questa è la liquidità della compagnia, esclusi i depositi, che dal 2 maggio 2017 al prossimo 30 settembre avranno assorbito 163 milioni, in larga parte per il versamento di circa 103 milioni in garanzia alla Iata fatto quando l’aviolinea fu commissariata. A fine aprile Alitalia aveva una posizione netta di cassa di 769 milioni di euro, esclusi i depositi (allora pari a 145 milioni). Dunque la liquidità, che è stata ottenuta grazie al prestito statale di 900 milioni, si sta lentamente consumando. L’attenzione della commissione si è concentrata sul futuro assetto societario di Alitalia. Secondo la legge entro il 31 ottobre la compagnia dovrebbe essere ceduta. Ma la vendita è bloccata, perché il governo sta studiando un intervento di una cordata pubblica guidata da Fs. «Non commentiamo Fs o Cdp. È una scelta governativa e non tocca a noi commentare», ha detto Gubitosi. Il governo ha parlato anche di un partner, ipotizzando Boeing, un punto da chiarire.
I commissari hanno osservato che i costi si sono ridotti, tranne il carburante che sta crescendo, nei primi nove mesi è aumentato di 42 milioni a 584 milioni. Sul costo del personale Gubitosi ha detto che «non è il problema principale», in nove mesi il costo è diminuito di 12 milioni a 445 milioni. Della cordata pubblica non dovrebbe far parte Leonardo. A domanda se abbia ricevuto richieste dal governo l’a.d. Alessandro Profumo ha risposto: «No».