Corriere della Sera, 26 settembre 2018
Donatella Versace spiega perché ha venduto
E adesso che il giorno dell’annuncio è arrivato, Donatella Versace è piena di energia. Entusiasta, si definisce, per la nuova avventura che attende il gruppo che ha per simbolo la Medusa. «Sicuramente – dice a poche ora dalla comunicazione ufficiale – è un passo importantissimo per me e per un’azienda che finora è stata un’azienda di famiglia». Versace entra a far parte della holding Michael Kors, che, nell’occasione, cambierà nome in Capri Holdings Limited. E i Versace – Donatella e la figlia Allegra, insieme al fratello e zio Santo Versace – reinvestono parte del ricavato nella stessa Capri Holdings che, a operazioni concluse, controllerà i tre brand, Michael Kors, Jimmy Choo e, appunto, Versace.
«Non era necessario che restassimo azionisti – dice Donatella Versace —. Abbiamo deciso di farlo per far capire a tutti quanto crediamo in questo progetto e quale entusiasmo mettiamo nell’iniziare questo nuovo capitolo della Versace». Mentre parla con lei ci sono John Idol, l’amministratore delegato del gruppo americano «la cui passione e visione così chiara della Versace» ha convinto tutti al grande passo; e Jonathan Akeroyd, l’amministratore delegato (confermato) di Versace. A quanto ammonta questa partecipazione i Versace non lo dicono. «Si tratta di una quota importante – spiega Donatella – e mi sembra che il fatto che tutta la famiglia abbia reinvestito nella Capri holdings parli da sé», spiega.
Facendo qualche calcolo sarà comunque complessivamente tra l’1,5 e il 2%. Il gruppo della Medusa è stato pagato 2,12 miliardi di dollari, pari a 1,83 miliardi di euro. La famiglia Versace ne possedeva l’80% attraverso la holding Givi. Significa che Givi (dove Allegra Versace ha il 50%, Santo il 30 e Donatella il 20%) riceverà 1464 milioni di euro, dei quali – si è detto – 150 milioni saranno in azioni di Capri Holdings.
Se Akeroyd resta amministratore delegato della Medusa, Donatella mantiene la direzione stilistica e Santo Versace, presidente dalla fondazione della società alla fine degli anni Settanta, assume il ruolo di senior advisor dell’amministratore delegato.
Entrare in un gruppo più grande per accelerare la crescita. Il perché ai dipendenti ha voluto spiegarlo lei, incontrandoli ieri al Cinema Odeon, vicino a piazza del Duomo. Perché però non crescere insieme a un gruppo italiano? «Perché nessuno me l’ha chiesto – risponde la designer —. Nell’ultimo anno Versace è stata avvicinata da tante persone, francesi, americane… ma nessun italiano. Non siamo noi che abbiamo rifiutato di partecipare a un gruppo italiano». Eppure questa decisione della famiglia di vendere tutte le sue azioni a un gruppo quotato in America ha suscitato polemiche, provocando anche l’intervento del governo, per voce del vice premier Matteo Salvini, che si è detto «stufo» di vedere i migliori marchi italiani comprati all’estero. Diversa, invece, la posizione espressa ieri sera dal vice premier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che, a Porta a Porta, ha detto che «Versace vende un’azienda che non è in cattive condizioni. Se si arriva a vendere e chiedere un supporto è anche perché è molto difficile fare impresa in Italia e in generale a un certo punto devi avere carattere per andare avanti. Spiace che non sia più italiana ma è una decisione di vendere in una situazione di solidità».
«Con questa operazione – tranquillizza Donatella Versace – assumeremo più persone e porteremo più lavoro in Italia, le polemiche sono infondate». Lo conferma anche Idol: il made in Italy, dice l’amministratore delegato di Michael Kors/Capri Holdings è la forza di Versace, non è possibile pensare a questo marchio diversamente. Un brand, che il ceo del gruppo americano definisce «uno dei più importanti marchi del lusso al mondo» e per la cui crescita assicura che non saranno lesinate risorse. Aperture di negozi dall’Europa al Giappone alla Corea, spinta su accessori e calzature e sull’online grazie anche alla forte immagine di Donatella Versace sui social. L’obiettivo è raggiungere i 2 miliardi di dollari di fatturato, contro i quasi 700 milioni del 2017 e la previsione di arrivare a 1 miliardo in poco tempo che era nei piani della Medusa. «Lo stile iconico di Donatella è al centro dell’estetica di Versace. Sono entusiasta di avere l’opportunità di lavorare con lei al prossimo capitolo della crescita di Versace». «Santo, Allegra e io riconosciamo che la prossima fase consentirà a Versace di raggiungere il suo pieno potenziale», ha detto nel comunicato ufficiale la designer e vice presidente. «La mia famiglia crede che far parte di questo gruppo sia essenziale per il successo a lungo termine di Versace».