Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 26 Mercoledì calendario

Nadia Toffa, il cancro e le parole d’aiuto

Sorridente, forte e combattiva. Per alcuni tanto da essere considerata una coraggiosa guerriera, un’eroina. Per altri, troppo per essere vista come vittima del cancro, come sopravvissuta a questa malattia. Sono diverse e spesso contrapposte le reazioni che ha scatenato la vicenda di Nadia Toffa, 39 anni, la Iena che ha scelto di condividere sui social, in tv e sui giornali la sua esperienza con il cancro. 
Post molto coraggiosi su Facebook e Twitter, ma anche foto divertenti e ironiche su Instangram. All’inizio tutto è stato ben accolto dal pubblico, anche da chi come lei sta combattendo la malattia. Ma, quello che sembrava uno speciale legame virtuale instaurato tra la conduttrice e il suo pubblico si poi è trasformato in una battaglia di botta e risposta molto pungenti. A volte esageratamente aggressivi da parte dei lettori.
Qualche settimana fa, sui social si è diffusa la voce secondo la quale a scrivere i commenti su Instrangram ci sarebbe stata un’altra persona e non la Toffa in persona. C’è chi ha rincarato, scrivendo che la Iena avrebbe deciso di mostrarsi sorridente solo per nascondere il suo stato di salute precario o che addirittura Nadia Toffa sarebbe in realtà morta. Stizzita la risposta della Iena sui social: «Ma la smettete di rompere con sta storia? Mi vedrete presto e giudicherete voi stessi». 

LA RINASCITAOra, una nuova polemica a seguito di una serie di dichiarazioni che la conduttrice ha rilasciato in vista dell’uscita del suo libro Fiorire d’inverno, edito da Mondadori, prevista per il prossimo 9 ottobre. «Ecco qui Ragazzi, in questo libro vi spiego come sono riuscita a trasformare quello che tutti considerano una sfiga, il cancro, in un dono, un’occasione, una opportunità», dice la Iena. 
Quello che doveva essere un potente messaggio di rinascita e speranza è stato accolto in realtà come una provocazione o un offesa ai malati a cui è destinato il lavoro.
La frase ha scatenato reazioni da parte di molto malati che nel cancro tutto hanno visto tranne che un dono. «Non tutti vivono la malattia allo stesso modo», conferma Anna Costantini, direttore dell’Unità operativa di psico-oncologia all’ospedale Sant’Andrea di Roma. «Molto dipende dal tipo di tumore, dall’età, dallo stile di vita e da tanti altri fattori – continua. C’è chi come Nadia Toffa vede nella malattia un’opportunità per rivedere i propri valori. E chi, invece, solo come un male, come la causa di importanti perdite, dagli amici alla propria identità». Sono due diversi approcci. «Nessuno è giusto o sbagliato, né ce n’è uno più giusto di un altro. Sono semplicemente diversi», precisa Costantini. 
«Se ci sono riuscita io... ci può riuscire chiunque. Infatti sorrido ogni giorno di più alla vita» aggiunge Nadia Toffa. Pronta la risposta della Fondazione Veronesi: «Il suo messaggio è scientificamente sbagliato». «Se il non arrendersi, l’avere eroismo nell’affrontare le terapie, il mantenersi attivi, positivi e aperti alla vita può avere un ruolo nello sconfiggere un tumore – si legge – certamente aiuta se stessi e chi sta intorno ad affrontare meglio la malattia, purtroppo questo atteggiamento non è di per sé sufficiente per superare il cancro. Non tutti i tipi di tumore sono uguali, e non tutte le persone si trovano nelle stesse condizioni quando devono affrontare la malattia». 
Convinta della buona fede della Iena è Rosanna Banfi, attrice e testimonial dell’associazione Susan G. Komen Italia, che ha combattuto un cancro al seno. «È vero che bisogna pesare le parole per rispetto degli altri malati – dice – ma credo che Nadia non volesse affatto sminuire la loro sofferenza. Parlando di dono, secondo me, voleva intendere che la malattia le ha dato l’opportunità di riflettere e capire quali sono i veri valori della sua vita. Mentre quando ha detto che se c’è riuscita lei allora ci possono riuscire tutti voleva semplicemente incoraggiare i malati a essere forti. Niente di più». 

IL VIAGGIO
Aggiunge Riccardo Masetti, direttore del Centro Integrato di Senologia del Policlinico Gemelli e presidente di Susan G. Komen Italia: «In qualunque modo una donna o un uomo sappiano e intendano affrontare una malattia devastante come il tumore, anche usando la metafora della battaglia, non è con una vittoria o una sconfitta che si può definire conclusa la loro vicenda personale. Non si vince né si perde, dunque, ma ci si trasforma. Questo è certo. Ed allora per alcune di loro vale la metafora del viaggio, non voluto né prenotato, che in ogni caso ti porterà altrove, magari anche in posti che mai avresti immaginato. E non poche donne che incontriamo sulla nostra strada ci confessano che da quel treno sono scese addirittura migliori».