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 2018  settembre 25 Martedì calendario

UNA VITA SEMPRE DI KORS – L’INFANZIA DA “NICE JEWISH BOY” IN UNA CASA DI DONNE, L’ADORATA MADRE JOAN CON CUI VA SEMPRE A TEATRO, IL CAMBIO DI NOME (E DI COGNOME) E L’IDOLATRIA PER YVES SAINT LAURENT: RITRATTO DI MICHEAL KORS, L'UOMO CHE SI È COMPRATO VERSACE PER QUASI DUE MILIARDI DI DOLLARI – CAPI E ACCESSORI PORTABILISSIMI, NEGOZI OVUNQUE E OTTIME CAMPAGNE: NON È UN INVENTORE DI STILE, MA UN BUSINESSMAN DELLA MODA -

Cinquantanove anni portati sportivamente, Michael Kors fa lo stilista da quando ne aveva cinque: la (da lui adorata: vanno da sempre a teatro e alle mostre insieme, in coppia) mamma Joan si stava risposando e lo portò con sé a scegliere l' abito.

«Quello no, ha troppi fiocchi!», sentenziò serissimo lui indicando le abbondanti ruches e ignorando la nonna, gelida, che ribatteva «ma cosa vuoi che ne sappia, è solo un bambino». Mamma Joan Hamburger, bellissima ex modella, ascoltò lui, battezzandone la carriera nel mondo della moda.

Michael Kors, nuovo proprietario di Versace con la sua Michael Kors Holdings Ltd, ha il talento per la moda ma soprattutto per il restyling. Anche qui, il primo restyling lo fece a stesso, sempre nell' anno delle seconde nozze di mamma Joan, prima ancora di arrivare alle scuole elementari.

Quel bambino brillantissimo con una insolita sensibilità per il colore e i tessuti era nato, all' anagrafe, come Karl Anderson junior in onore di suo padre. Al momento delle seconde nozze, il nuovo marito di mamma Joan adottò il bambino dandogli il suo cognome, Kors. «Karl Kors» non gli piaceva, troppe kappa, troppo secco. E allora chiese a mamma Joan, con la massima tranquillità, di cambiare anche il nome oltre al cognome.

Così venne archiviato Karl Anderson junior, come un abito fuori moda, ed ecco nascere Michael Kors. L' infanzia serena da «nice Jewish boy», bravo ragazzo di famiglia ebraica di Long Island, in una casa di donne: la mamma e la nonna, indipendenti e spiritose, che lo educano all' amore per l' arte, il teatro, i bei vestiti. Mamma Joan sua prima icona e sua prima modella, che lui crescendo vede passare da una moda all' altra, dama della suburbia abbiente e poi ragazza hippie in jeans a zampa d' elefante, una stagione dopo l' altra come se fossero i costumi del serial «Mad Men», ma nella vita vera.

Agli studi regolari nelle aule del Fashion Institute of Technology preferisce la pratica di bottega, come si faceva una volta, vetrinista di immediato successo per il gusto così sintonizzato su quei tardi anni Settanta, quelli pazzi e sensuali dello Studio 54.

Un' altra delle donne della sua vita, Dawn Mello, direttore moda dei grandi magazzini di lusso Bloomingdale' s che allora erano una potenza assoluta nel womenswear, lo scopre e lo lancia. Nel 1981, a soli 22 anni, apre la sua azienda, la stessa di oggi.

La multinazionale che nel 2018 compra Versace per due miliardi (l' anno scorso è toccato a Jimmy Choo) nei primissimi anni Ottanta è una startup, ma diretta da un ragazzo con le idee chiarissime (allora aveva dei fluenti riccioloni dorati, la stempiatura con l' età l' ha portato a un tranquillo taglio corto di grande sobrietà).

Il giovane Michael si affida alle supermodelle anni Ottanta, con un già sicurissimo talento per la comunicazione: i suoi idoli erano - e restano - Halston e Saint Laurent, la bellezza (notturna, nel caso di Halston) della loro moda ma soprattutto la loro straordinaria capacità di produrre uno stile memorabile e immediatamente riconoscibile.

Kors non a caso è diventato ancora più famoso grazie alla tv, nove stagioni di Project Runway talent sulla moda al fianco di Heidi Klum: non è un caso perché l' elemento pop è un elemento centrale della sua strategia.

Non è un inventore di stile. È un businessman della moda, di assoluto valore e efficienza ammirevole. Capi e accessori portabilissimi, negozi ovunque, ottime campagne. E amiche-testimonial di primissima qualità, da Michelle Obama a Catherine Zeta-Jones.