il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2018
Intervista a Giancarlo Giannini
Ironica, grandiosa, a volte capricciosa, generosa, sfrontata nel recitare barzellette durante La Lupa di Zeffirelli; e ancora preoccupata del suo aspetto, forte del suo aspetto, straordinaria nella sua arte “e sono 45 anni senza Anna, ma sembrano molti di più”. Il tempo non è sempre veloce. “Non quando ti rendi conto che intorno a te la maggior parte delle persone, giovani ma neanche giovanissime, non sa nulla di una gigante come la Magnani”. Per molti è la più grande. “Da brividi, non replicabile, e l’ho ammirata a lungo dal vivo, a un tiro di sospiro, sia sul set che a teatro”. Giancarlo Giannini ha condiviso con Nannarella il palco, i riflettori, le fatidiche cene post-spettacolo, tournée all’estero, l’estate a Castiglioncello, quando quei quattro scogli toscani racchiudevano il meglio del cinema italiano, e magari ispiravano film come Il sorpasso. Giancarlo Giannini quando ricorda la Magnani tratta l’argomento con la sacralità di chi sa e ha le prove.
L’ha definita “gigante”.
Per capirla, per carpire, l’ho osservata a lungo e lei non entrava mai nei personaggi, li rappresentava. E con un senso straordinario della telecamera: Anna era in grado di utilizzare al meglio anche i presunti punti deboli.
Si riteneva brutta…
Appunto, ne era convinta, e il suo viso non brillava di fotogenia assoluta, eppure sapeva come sfruttare il teleobiettivo per uscire al meglio, per imprimere il suo sguardo “alla Magnani”.
Gioco di prestigio.
Una maga della trasformazione; e questa non bellezza classica rispetto ai canoni dell’epoca ha probabilmente stimolato la sua ricerca totale, a volte estrema.
Lei tormentata.
Eppure molto divertente; ricordo la tournée teatrale con Zeffirelli, Anna protagonista: durante le pause raccontava barzellette e la contrapposizione tra il suo sguardo, la voce, l’inflessione romana e la battuta finale, generava un mix difficile da rappresentare.
Allentava la pressione.
In un’altra tournée, a un certo punto dello spettacolo, doveva girare le spalle alla platea e rivolgersi a noi sul palco; ogni volta cambiava i tempi della battuta, allungava la pausa, la caricava di drammaticità; in realtà ci guardava e sussurrava: “Ora il pubblicò si domanda cosa ‘pensa la Magnani’… quanto me vie’ da ride!”.
Com’era la Magnani fuori dal palco?
Generosa, affabile, umanamente ricca. Arrivava all’improvviso e con i regali più inattesi: “Ti ho pensato, ecco”. Una volta per il mio compleanno si è presentata con una serie di camicie di seta.
Le ha ancora?
Purtroppo no, ma conservo una giacca originale di Charlie Chaplin.
Sempre dono della Magnani?
No, della figlia di Chaplin: una sera eravamo insieme a una premiazione, poco prima della cerimonia mi rendo conto di aver sbagliato giacca. E lei: “Ti presto una di quelle di papà”. Alla fine me l’ha lasciata, per sempre.
Anthony Quinn definì la Magnani una “belva” con la quale non aveva costruito un buon rapporto.
Anthony è stata una persona dolcissima, ma forse non aveva ben compreso il carattere di Anna; era più concentrato a rimarcare la sua superiorità rispetto a John Wayne: “Ho girato più film di lui”, rimarcava spesso.
Sordi disse: “Lei mi intimorisce”.
Lo capisco, poteva generare questo tipo di sentimento, e poi era molto rigorosa sul lavoro, il caso non esisteva.
Anche lei intimorito?
È un principio che non mi appartiene.
Gli ultimi anni è stata un po’ snobbata.
È perfetta la battuta finale di Roma, quando Fellini la sfruculia e lei risponde: “Adesso nun me freghi a me”. Era esattamente il suo stato d’animo degli ultimi anni.
Traduzione.
Quando andavamo a cena a casa sua, ogni tanto ci parlava delle sceneggiature ricevute, ma non erano un granché, non rispettavano la sua età e il suo peso nella storia del cinema.
I ragazzi non la conoscono.
E non solo lei, purtroppo me ne rendo conto quando insegno al centro sperimentale, e alcuni grandi maestri vengono trattati con lo stupore che non meritano (pausa) Umberto Eco aveva ragione.
Riguardo, a…
Internet ha dato voce al 99 per cento degli imbecilli del mondo; questo momento storico mi dà molta tristezza, è brutto, è confuso.
Lei ha mai il tirmore di venir dimenticato?
A questo non penso, sono ancora nella fase in cui credo sia giusto ricominciare sempre da zero, e mantenere salda la lezione che mi ha offerto Orazio Costa: “Ricorda: quando ti dicono che sei bravo, non ci credere, non ti fermare sugli allori. Il bene è una dannazione”.
Infatti è rinomato per la sua professionalità.
Sono consapevole di essere un rompicoglioni di me stesso.
Anche la Magnani era così precisa?
Difficile se non impossibile trovarla impreparata. Come dicevo prima, lei sul palco o con l’occhio della telecamera addosso, sapeva muoversi. i problemi erano fuori, nonostante la sua ironia.
Fatica pura.
Anche per lei non era semplice gestire “la Magnani”.
Sempre?
No, era in grado di toccare tante corde. Un pomeriggio eravamo a Castiglioncello: “Giancà, mi accompagni a famme i capelli?”. Entriamo e il povero parrucchiere sbianca, balbetta, si guarda attorno in cerca di aiuto: “Signora, che taglio preferisce?”. E lei: “Ma come me voi pettinà? Alla Magnani, stronzo!”.