Corriere della Sera, 25 settembre 2018
Giletti, Salvini e l’abilità di schivare le domande scomode
Altri si stanno occupando dell’intervista che Massimo Giletti ha fatto a Jimmy Bennett, l’accusatore di Asia Argento, a noi interessa invece capire come comunica Matteo Salvini, primo ospite di «Non è l’Arena» (La7, domenica, 20.23). Bravo è bravo, non c’è dubbio, persino un raffreddore diventa un mezzo per attrarre simpatia. Ma vediamo più nei dettagli.
Salvini è molto abile a schivare le domande che lo metterebbero in difficoltà. Giletti gli fa sentire un brano di Sergio Marchionne («se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo»), che è una critica perfetta alle promesse fatte dai grillini, ma Salvini va subito oltre e parla di servizio civile obbligatorio. Anche sulle improvvide battute di Rocco Casalino, scivola che è un piacere: «Che ci lasciassero lavorare i burocrati… lavoriamo come fossimo padri e madri di famiglia».
Salvini dà del tu al suo interlocutore, come si fa fra vecchi amici. Via le regole comportamentali (in video ci si dovrebbe sempre dare del lei, per non escludere lo spettatore dalla confidenza) e giù frasi del tipo «Sarai il primo a venirmi a trovare a San Vittore: mi conosci e sai come sono». Attraverso il tu, i due si lusingano e Salvini ama fare il piacione (in tv il vicepremier e ministro degli Interni non fa il Truce come sui social network, non mostra il volto feroce del leader nazional-populista).
Salvini, per presentare al meglio le sue proposte (tasse, euro, immigrati, ponte di Genova…), sposta continuamente il discorso dal piano dello Stato di diritto (le leggi vigenti vanno rispettate) a quello di uno Stato paraetico («è dovere morale…», «la mia coscienza…», «da padre di famiglia…»), nella logica strategica del modello Trump e sicuro del plebiscito twittarolo. Salvini ama le critiche positive, come un qualunque personaggio televisivo. Ma le critiche positive assomigliano molto alle consulenze.