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 2018  settembre 24 Lunedì calendario

Breve storia del marchio Versace

Un bambino, a Reggio Calabria, nei primi anni 50. Tiene la mano della mamma camminando sul lungomare, e lei gli copre gli occhi, ordinandogli di non guardare le donne dagli abiti sgargianti, e il trucco appariscente, che aspettano i clienti. Quel bambino una notte scopre la musica di Verdi, Il ballo in maschera: la prima volta che suo padre lo porta all’opera. E poi i ricordi indelebili dei tessuti colorati, i manichini, gli scaffali della sartoria di sua madre. La maison Versace nasce dai sogni di un bambino, Gianni, classe 1946. Nasce dalle illustrazioni di un libro sull’arte della Magna Grecia. Nasce soprattutto su una pietra angolare: l’immaginazione al potere. L’immaginazione di Gianni che arriva a Milano 25enne senza titoli di studio altisonanti e, come diceva Oscar Wilde, senza nulla da dichiarare alla dogana eccetto il suo genio. L’industria della moda come noi la conosciamo oggi non esiste ancora e lui, grazie al talento senza limiti (in attesa di diventare anche senza freni, aprendo una azienda tutta sua) viene scoperto da Arnaldo Girombelli, che gli affida linee allora molto importanti come Genny, Complice. Quarant’anni fa esatti, quel ragazzo calabrese presenta la prima collezione con il suo nome: si afferma come maestro del colore e della sensualità, poi firma una collezione ispirata ai rituali sadomasochisti che scandalizza le ricche clienti americane e certifica il suo status di ribelle. Da subito apre negozi extralusso: via della Spiga, poi la Fifth Avenue a New York, e sceglie i fotografi più grandi, da Richard Avedon a Helmut Newton (che, avendo trovato finalmente un committente più provocatore di lui esulterà sul set: «Le signore come puttane e le puttane come signore, finalmente!»).
È il trionfo globale della Casa della Medusa, suo fregio e feticcio, colei che non si può guardare negli occhi se non si vuol essere trasformati in pietra (come quelle donne sul lungomare di Reggio, quand’era bambino). Con Gianni ci sono il fratello Santo, che si occupa dell’amministrazione, e la sorellina adorata Donatella, la persona che lo difenderà sempre contro tutto e tutti. Gli anni Ottanta sono quelli del trionfo globale, gli anni Novanta quelli del consolidamento della maison tra prêt-à-porter, couture, accessori, profumi. Fino al luglio 1997: Gianni presenta l’alta moda, una delle collezioni più belle della carriera straordinaria, quella delle croci bizantine. 
Le ultime foto, in quel luglio di 21 anni fa, sono quelle di Gianni circondato dalle sue top model che lo abbracciano e lo baciano, l’ultimo urrà. Gianni parte per la sua casa di Miami Beach, una delle residenze impossibili che aveva immaginato dal nulla. Alle 8.45 del 15 luglio 1997 va a comprare i giornali e tornando a Casa Casuarina viene fermato da un uomo in fuga attraverso l’America dopo aver ucciso 4 persone. 
È l’omicidio senza senso che rivoluziona la Casa della Medusa: Donatella senza neppure il tempo di piangere deve prendere in mano l’azienda (Gianni ha lasciato in eredità le sue quote alla nipote Allegra) e disegnare le nuove collezioni. La Gianni Versace diventa Versace, nello scetticismo generale Donatella vince la sua scommessa dirigendo con onore – tra gioie e qualche momento meno felice – la maison del rock’n’roll, delle feste scatenate, del colore, del glitter. Lo stile dionisiaco del glamorama senza fine che ha definito negli anni Ottanta e Novanta la moda italiana in contrapposizione all’idea apollinea di armonia assoluta ed equilibrio dell’altro gigante, e rivale, di quegli anni, Giorgio Armani. Donatella dirige l’azienda di famiglia dal 1997, sono già 21 anni, più tempo passato come direttore creative di quello che il destino riservò al fondatore. 
Popolarissima negli Stati Uniti (da lei molto amati: è la più «americana» dei nostri grandi stilisti) finisce nel mirino della satira del Saturday Night Live tv dove la comica Maya Rudolph la imita senza fare sconti. Altre si sarebbero infuriate, Donatella ride e si presenta a sorpresa ospite del programma per un duetto con la sua imitatrice. Diventa amica di Michelle Obama, Lady Gaga. Raccoglie 3,5 milioni di follower su Instagram, «posta» video narrati dalla sua cagnolina e lezioni per stranieri su come si pronuncia Versace («Versace, non Versacciiii…»). Per l’appunto, l’immaginazione al potere.