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 2018  settembre 24 Lunedì calendario

Alain Delon e il gesto d’amore per Romy Schneider

PARIGI Ieri Romy Schneider avrebbe compiuto ottant’anni. Alain Delon, che ne ha 83, ha preso appuntamento con la responsabile delle pagine «quaderno del giorno» del Figaro e martedì scorso si è presentato in redazione, in boulevard Haussmann. «È venuto con il suo assistente, senza avvisare i giornalisti che conosce, e ci ha sottoposto il suo testo – racconta la responsabile del servizio, Pascale Bourdet —. Abbiamo rielaborato insieme uno o due passaggi e ci ha salutato una mezz’ora più tardi. Era commosso, ma non ha voluto parlare di Romy». Nella rubrica anniversari è poi apparso questo messaggio: «Rosemarie Albach-Retty detta Romy Schneider avrebbe 80 anni oggi, domenica 23 settembre. Chi l’ha amata e l’ama ancora le rivolga un pensiero. Grazie. Alain Delon». 
Il ricordo del monumento del cinema francese e mondiale verso la bellissima interprete di «Sissi» e della «Piscina», cinquantacinque anni dopo la rottura, è il nuovo atto di amore di un uomo spesso a disagio con il presente e campione del passato, che vive da solo – «sono una bestia feroce, quindi indomabile» – e preferisce ricordare le grandi passioni di un tempo, messe in pausa per sua scelta all’epoca e poi infinitamente rimpiante, come se non fossero mai finite sul serio. 
Dieci anni fa Delon fece pubblicare un analogo messaggio per il 70esimo compleanno di Romy, e quando lei fu trovata senza vita, il 29 maggio 1982, nella casa del suo fidanzato il produttore Laurent Petin, Delon le scrisse per la prima volta una lunghissima lettera d’amore – «mi ha sempre mandato al massimo solo dei biglietti», si lamentava lei —, pubblicata su Paris Match e passata alla storia: «Ti guardo dormire. Sono accanto a te, sei vestita di una lunga tunica nera e rossa, ricamata sul petto. Sono fiori, credo, ma non li guardo. Ti dico addio, il più lungo degli addii, mia Puppelé. (..) Ti guardo dormire, dicono che sei morta. Penso a te, a me, a noi. Di che cosa sono colpevole? Riposati. Sono qui, vicino. Ho imparato un po’ di tedesco, grazie a te. Ich liebe dich. Ti amo. Ti amo, mia Puppelé». Delon non andò al funerale, prima della sepoltura le scattò tre foto e si dice che ne porti ancora una nella tasca della giacca. 
Il 18 dicembre 1963, invece, Romy Schneider, di ritorno da Hollywood, era entrata nell’hôtel particulier di avenue Messine dove abitavano insieme da cinque anni, trovando un mazzo di rose rosse e uno dei biglietti dell’amato: «Sono andato in Messico con Nathalie. Ciao. Alain» (Nathalie Barthélemy, poi sposata due anni dopo, ndr). 
Delon e Schneider erano sempre sul set e non si vedevano mai, lui aveva anche altri interessi – per esempio la modella e cantante Nico, che sei mesi prima aveva dato alla luce il piccolo Ari mai riconosciuto ma poi allevato dalla madre di Delon —, e Schneider era invidiosa dell’enorme successo professionale del compagno, ammise poi. 
Ma «l’uomo più importante della mia vita resta Delon – scrisse lei nel suo diario —. È sempre pronto a tendermi la mano. Correrebbe in mio aiuto in qualsiasi momento. Alain non mi ha mai abbandonata a me stessa, né oggi né ieri». Per esempio quando nel 1968 Delon si impose con i produttori per «La piscina» – «o date la parte a lei o non se ne fa niente» —, rilanciandole la carriera in un momento di crisi, o quando le restò accanto nei giorni terribili della morte del figlio quattordicenne David. Magari egocentrico, narciso e sentimentale Delon, ma anche capace di generosità vera, concreta. 
L’estate scorsa ha avuto parole di grande dolore e rimpianto per la morte di Mireille Darc, sua compagna per 13 anni – «avevamo tutto, e lei era tutto per me» – e nel 2011 Delon ha voluto pubblicare il libro fotografico «Le donne della mia vita». Un omaggio a «coloro che ho amato, che mi hanno amato e alle quali devo tutto. Perché per loro ho sempre voluto essere il più bello, il più grande, il più forte, e leggerlo nei loro occhi».