la Repubblica, 24 settembre 2018
Quella mania ( curabile) di aver sempre ragione
Io ho sempre ragione, gli altri sempre torto. Sport, traffico, religione, politica: poco importa. La scarsa oggettività con cui si valutano i propri pareri e quelli degli altri è cosa nota. La novità, però, è che ora la scienza prova a spiegare cosa c’è alla base di questo meccanismo e suggerisce tecniche per disinnescarlo.
«Ognuno è convinto che le proprie opinioni siano quelle più aderenti alla realtà oggettiva e che quelle di chi non le condivide siano dovute a disinformazione o malafede» spiega infatti in uno studio appena pubblicato su Perspectives on Psychological Science Lee Ross, docente di psicologia a Stanford. «Ma oggi la psicologia ci mostra qualche soluzione per ridurre il conflitto con chi non la pensa come noi. Innanzitutto dobbiamo renderci conto di questo nostro pregiudizio. E poi, prima di liquidare l’opinione altrui, dovremmo assicurarci di rappresentarla correttamente, senza caricaturizzarla».
Ross nel 1977 coniò uno dei concetti più usati in psicologia: l’errore fondamentale di attribuzione. È l’errore che commettiamo ogni volta che sovrastimiamo quanto i successi o le mancanze altrui dipendano da qualità intrinseche alla persona, piuttosto che dalle circostanze. «Un esempio? Io sono arrivato in ritardo per colpa del traffico, mentre il collega è arrivato tardi perché è pigro» spiega Ross. «Più in generale, diamo per scontato che la nostra risposta a una data situazione sia quella giusta. E quando vediamo qualcuno che dà una risposta diversa, giustifichiamo il suo comportamento non in base a circostanze esterne oggettive – visto che l’oggettività ci appare come un nostro monopolio – ma pensando che dipenda o da particolari tratti caratteriali della persona, o da qualche filtro – come l’influenza dei media – che distorce il suo giudizio». Ross ha definito “realismo ingenuo” questa tendenza naturale, riassunta così dal comico americano George Carlin: «Avete mai fatto caso a come chiunque guidi più piano di voi sia un idiota, e chiunque vada più veloce sia un pazzo?». Il potere del realismo ingenuo è emerso in diversi esperimenti. «In uno di questi abbiamo chiesto a degli studenti di esprimersi su 10 temi controversi, come l’immigrazione o l’aborto, e poi di giudicare la maggiore o minore fondatezza delle opinioni altrui» spiega Ross. «Il risultato è che si tende a bollare di irrazionalità le opinioni degli altri quanto più si discostano dalle proprie». Lo aveva già intuito Mark Twain scrivendo: «In tutte le questioni d’opinione, i nostri avversari sono dei folli». Ognuno è convinto che la sua visione del mondo sia quella più attinente alla realtà, e che se solo gli si desse modo di spiegare le sue ragioni agli altri, non faticherebbe a convincerli. Quando ciò non succede, però, si diventa intolleranti. Soprattutto sui social media, dato il loro effetto polarizzante sulle discussioni.
Ross ci offre due vie d’uscita per contrastare l’imbarbarimento: «Prima di esprimerci impulsivamente dovremmo fermarci a riflettere e chiederci: “Come mai i miei avversari, che in tanti altri aspetti della loro vita sono persone ragionevoli, proprio su questo argomento mi sembrano del tutto irrazionali?”.
È il primo passo per capire che magari il pregiudizio potrebbe essere il nostro». Anche se perfino sul valore del pregiudizio abbiamo pregiudizi: «Studi mostrano che anche chi ammette che le esperienze personali influenzano il suo giudizio, poi insiste nel negare che lo rendano meno oggettivo: le vede anzi come un patrimonio di saggezza che avvicina di più alla verità».
Un altro rimedio utile per avere discussioni più costruttive è assicurarsi che, prima di criticare le idee altrui, le si sia comprese bene. «Nella maggior parte dei casi quando siamo in disaccordo con qualcuno riduciamo a una caricatura la sua posizione», spiega Ross. «Invece dovremmo sforzarci di migliorare la nostra rappresentazione dell’opinione dell’interlocutore, fino a che lui non ci dirà: ecco, è proprio quello che volevo dire».