Libero, 24 settembre 2018
Le nuove malattie portate da caldo e migranti
L’animale più pericoloso per l’uomo’ Ma quale leone, squalo o pitone: è la zanzara. Certo: non ti azzanna e non ti stritola, ma morde. Ed è la principale responsabile delle ‘nuove malattie’ che si stanno registrando anche in Italia. Febbre del Nilo, Chikungunya, Zika, Dengue. Nomi esotici e lontani quanto le patologie che portano (purtroppo) con loro: febbri encefalitiche, eritemi, dolori articolari. Quando va bene. Perché quando va male ci sono le complicazioni, e allora sono dolori: ma per davvero. La miocardite (per la Chikungunya), l’epatomegalia (per la Dengue), le convulsioni (per la West Nile, che poi sarebbe la Febbre del Nilo). L’ultimo caso di Dengue è stato segnalato dalla Asl di Pistoia, non di quella di un remoto paesino dell’Africa. Neanche una settimana fa, il 7 settembre. Ha colpito uno straniero, che però risiede in Toscana: ed è scattata la profilassi del caso. Disinfestazione, controlli a tappeto, visite di turno. La Febbre del Nilo ha contagiato ben trentaquattro persone, la settumana scosa: tutte in provincia di Pordenone. È che bisogna aggiornare anche i manuali di medicina, non solo gli ambulatori di mezzo Stivale. «In gergo tecnico si chiamano ‘infezioni emergenti’ e sono dovuti ad agenti patogeni che prima non erano conosciuti o semplicemente non considerati perché non erano presenti in Europa», racconta il virologo Massimo Clementi dell’Università San Raffaele di Milano. Un po’ come l’epidemia di Sars, che dieci anni fa aveva messo in ginocchio il pianeta: con gli aeroporti bloccati, e il panico che viaggiava assieme alle persone. «Il mondo non è stato costruito per gli uomini, le prime forme di vita sulla Terra sono stati i batteri: pensare di eliminarli è pura fantascienza», continua l’esperto. Poco rassicurante, ma tocca farci l’abitudine. Anche perché le cause di queste pandemie nuove di zecca (propriamente di ‘zecca’) sono molteplici e diversificate.
ANTIDOTI E VACCINI «La prima è sicuramente la globalizzazione», spiega Clementi, «e i continui flussi migratori che, in un senso o nell’altro, avvengono oggi». Il mondo s’è fatto piccolo, altroché. Non ci sono solo i migranti che approdano sui barconi della speranza nei nostri porti: per carità, pure quelli influiscono. Malattie come la tbc, la lebbra e la scabbia che pensavamo debellate sono tornate, veicolate dalle ondate di arrivi dal Nord Africa. Intendiamoci: di quelle non si muore, ed è già qualcosa. La scienza ha da tempo messo a punto vaccini e antidoti. Però poi ci sono gli europei che con la facilità di una prenotazione on-line oramai vanno dall’altra parte del mondo: e un conto è fare una vacanza in Riviera, un’altra è restare spaparanzati su una spiaggia della penisola araba.
TUTTI I CASI Lì le zanzare mica fanno la cernita tra abitanti e turisti. Pungono a caso. «Influisce anche la modificazione degli stili di vita», continua Clementi, «oramai anche le abitudini alimentari sono cambiate, sarebbe meglio stare attenti. Senza contare il clima: fa più caldo, l’estate dura di più ed è proprio in questa stagione che le zanzare vivono più a lungo». «I batteri viaggiano assieme agli esseri umani», conferma il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss (l’Istituto superiore della sanità), Giovanni Rezza: «Ci sono molti Stati che si basano su un’economia di sussistenza legata all’allevamento dei volatili, che sono tra gli animali veicolanti per eccellenza. Le malattie a trasmissione aerea sono quelle che temiamo maggiormente: se ne capitasse una sconosciuta potenzialmente letale, al giorno d’oggi, farebbe il giro del mondo nell’arco di pochi mesi e potremmo non essere in grado neanche di sviluppare un vaccino efficiente in tempo». Inutile dire che il problema non è da prendere sotto gamba. «Il vettore è importante», prosegue Rezza, «un virus come Ebola in Europa non può circolare agevolmente perché si trasmette per contatto e da noi ci sono protocolli, quarantene e isolamenti che lo bloccherebbero sul nascere». Almeno questa è una buona notizia. Dal 2000 al 2016 in Italia sono stati segnalati 456 casi di Tbe (la tick-borne encephalitis, l’encefalite virale da zecca). Dal 2008 al 2017 sono stati notificati oltre 247 contagi umani di Febbre del Nilo (Wnnd) in nove regioni del Paese. Nel 2014 in Toscana ci sono stati tre casi di febbre da Zika importati dalla Polinesia, 80 di Dengue e 39 di Chikungunya.
LO SPETTRO «Il primo caso di Chikungunya da noi l’ho curato io stesso, in Romagna, nel 2007», chiosa Rezza, «poi sono passati dieci anni prima che tornasse, nel 2017, ad Anzio. La malattia si trasmette da zanzara a persona, è un’epidemia rapida, ma scompare con il passaggio dei primi freddi e non è detto che l’anno successivo si ripresenti». Tra l’altro quest’anno si ‘festeggia’ (per modo di dire) il centenario dalla comparsa della influenza spagnola che nel 1918 ha ucciso decine di milioni di persone dall’Asia all’America. Ma quella, per fortuna, è uno spettro che non sembra sia tornato a mietere vittime.