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 2018  settembre 23 Domenica calendario

Un uovo al giorno leva la calvizie di torno

Senza scomodare Sansone e il suo simbolo di forza e virilità, la cruda realtà è che per la caduta dei capelli non c’è ancora una cura definitiva, ed essa viene vissuta, da chiunque ne risulta afflitto, come una perdita della propria identità individuale, oltre che della propria immagine, seduzione e bellezza, a seconda dei sessi. L’impatto psicologico che insorge al diradarsi della chioma è infatti notevole, un trauma che persiste a lungo nel tempo, e in qualche modo condiziona la personalità ed il carattere di chi assiste impotente al cambiamento della fisionomia e al rarefarsi della cornice naturale del volto. La calvizie oggi colpisce il 70% degli uomini ed il 40% delle donne a un certo stadio della loro vita. Nell’uomo la perdita dei capelli inizia con una recessione all’attaccatura delle tempie e un diradamento progressivo al vertice della testa, detto calvaria, per poi progredire fino all’alopecia del cranio, generalmente mantenendo una striscia di capelli a corona, ovvero ai lati e posteriormente alla testa (alopecia areolare), mentre nella donna normalmente i capelli iniziano a diradarsi su tutta la parte più alta dello scalpo, e quelli residui appaiono non più lucidi, quindi più radi, più fini e più fragili. Le cause della caduta di capelli sono soprattutto genetiche ed ormonali, oltre che legate a patologie quali la carenza di ormone GH (fattore di crescita), di ormoni tiroidei (ipotiroidismo), ormoni sessuali (menopausa), policistosi ovarica ed alcuni tipi di tumori, anche se in alcuni casi di alopecia l’eziologia resta ancora sconosciuta.

ORMONI ANDROGENI
Di fatto però oggi l’origine della calvizie non è più misconosciuta, e quella classica degli uomini, l’androgenetica, è causata dall’effetto degli ormoni androgeni sui bulbi piliferi dei capelli, quelli predisposti geneticamente e localizzati nelle sedi succitate, ed i geni coinvolti risiedono sul cromosoma X, ossia quello che la madre trasmette al figlio maschio, o che padre e madre trasmettono alla figlia femmina. L’eredità verso il figlio maschio è quindi maggiore secondo il cromosoma X che la madre ha ereditato dal padre, e perciò la trasmissione dell’alopecia avviene dal nonno materno al proprio nipote, anziché da padre a figlio. Nonostante se ne conoscano le cause, a tutt’oggi non esiste una terapia mirata e risolutiva per la calvizie, ma esistono diversi farmaci che consentono di rallentare, e in alcuni casi di invertire per qualche anno, il processo di miniaturizzazione dei capelli causato dalla alopecia che incombe. Il farmaco più importante è la finasteride, che negli uomini produce un abbassamento del diidro-testosterone, responsabile della perdita dei capelli, che ne blocca subito la caduta e ne favorisce la ricrescita, ma i cui effetti collaterali, come la diminuzione della libido fino all’impotenza, il blocco della produzione di liquido seminale, della eiaculazione, con insorgenza di depressione e ginecomastia, sebbene reversibili con la sospensione del farmaco, difficilmente sono accettati dai maschi anche per brevi periodi.

TECNICA ITALIANA
Il secondo farmaco più usato è il minoxidil, una sostanza utilizzata per la cura dell’ipertensione, che viene usato come lozione direttamente sul bulbo pilifero, agendo da stimolatore, e che in oltre il 70% dei pazienti ottiene risultati estetici positivi di vario grado, dal mantenimento alla ricrescita, ma che andrebbe usato senza interruzione, e la cui sospensione riporta i capelli ad uno stadio di preterapia, ovvero pronti per la caduta dopo una settimana. Una nuova tecnica, tutta italiana, la PRF, (Plasma Ricco in Piastrine), messa a punto dai ricercatori dell’Idi di Roma (Istituto Dermopatico dell’Immacolata), basata sulla terapia biologica cellulare, consiste nell’infiltrazione, tramite iniezioni nel cuoio capelluto, di derivati del sangue prelevato dal paziente stesso, dal quale vengono estratti le piastrine ed alcune proteine presenti nel siero, come la fibrina e globuli bianchi, ed il cui emoderivato, una volta centrifugato e selezionato, viene appunto reiniettato con aghi corti e sottili nel sottoderma cranico, dove ci sono i bulbi e dove c’è stata la caduta di capelli. La tecnica fa parte della medicina rigenerativa, e promette la ricrescita dei capelli nell’80% dei pazienti trattati affetti da alopecia androgenetica. La terapia può essere ripetuta più volte, non ha effetti collaterali, se non la sensazione che lascia dopo la sua applicazione, consistente in dolore, bruciore e gonfiore locale, che si risolve spontaneamente nel giro di 72ore.

STIMOLA LA CRESCITA
In attesa dei dati definitivi di uno studio di ingegneria genetica sulla modifica del gene responsabile della calvizie, che è in corso all’università di Boston, negli Stati Uniti, e che ha dato risultati molto promettenti sui ratti, sotto la lente della scienza c’è però anche una nuova ‘terapia’ anti-calvizie, che sento il dovere di segnalare. Perché secondo uno studio giapponese pubblicato in luglio sul Journal of Medicine Food, nel tuorlo d’uovo si nasconderebbe un possibile composto contro l’alopecia. Gli scienziati lo hanno chiamato Hgp (Hair grow peptide), individuando in esso un fattore che stimola la crescita dei capelli e potrebbe funzionare come alternativa ai farmaci oggi disponibili e non privi di effetti collaterali. La ricerca è iniziata dall’osservazione che nei polli il piumaggio inizia a crescere precocemente, 14-15 giorni dopo la schiusa, per cui si è sviluppata l’idea che l’uovo di gallina contenga un fattore chiave per la crescita dei peli e dei capelli. Lo studio ha infatti analizzato che alcuni peptidi idrosolubili derivati dal tuorlo d’uovo stimolano la produzione di Vegf, il fattore di crescita endoteliale vascolare, lo stesso stimolato dal finasteride, nonché la crescita della papilla dermica del follicolo pilifero umano. Questi peptidi hanno stimolato la crescita dei peli nei topi, e la crescita dei capelli nella calvizie femminile. Il Daily Mail, parafrasando un detto popolare, ha pubblicato la ricerca titolandola «un uovo al giorno può togliere la calvizie di torno», evidenziando come questo composto Hgp, che può essere applicato localmente tramite lozione, o assunto in compresse, sia in grado di stimolare la crescita di nuove cellule ciliate umane. Insomma, da rimedio delle nonne per chiome più lucide e forti, il tuorlo d’uovo pare sia diventato la nuova speranza di folta chioma per i calvi, e dall’University of Medicine di Osaka il team nipponico del Dipartimento di dermatologia rigenerativa è in fermento e concentrato sulla alopecia androgenetica maschile e non androgenetica femminile, così promettendo a breve chiome folte per tutti. Voi calvi comunque, nell’attesa di risultati scientifici definitivi e soprattutto certificati, potete sempre iniziare a fare degli impacchi di rosso d’uovo sulla pelata, con l’augurio che sulle vostre teste non ricrescano piume di pollo anziché i capelli perduti.