il Giornale, 23 settembre 2018
Cinquant’anni dalla morte di Padre Pio
È forse il santo più amato dagli uomini di oggi, ma è anche, per molti aspetti, il più antimoderno. Anzi, Padre Pio sembra un meteorite scagliato sulla terra dal Medio Evo e cosi distante dalle fragilità, dai dubbi, dallo scetticismo. contemporanei. Le stimmate, venerate da moltitudini di fedeli ma ritenute un volgare inganno da fior di intellettuali, compreso padre Agostino Gemelli. E poi i duelli con il Diavolo, non spirituali, ma concreti, fisici, drammatici. E ancora il tono rude e insieme comprensivo con cui accoglieva nel suo confessionale i peccatori che lo assediavano. La vocazione precocissima, saltando a piedi uniti l’infanzia: «Non ho mai giocato in vita mia». E, a voler insistere, le continue malattie, e le febbri altissime, fino a 45 gradi, che lo tormenteranno fino alla morte. Il tutto senza spostarsi da San Giovanni Rotondo, un puntino nel Gargano. É tutto fuori misura, ma forse questo flusso potente e inarrestabile di energia e amore spiega perchè questo frate dalla salute sempre incerta si sia trasformato in una delle più grandi calamite dello spirito della nostra epoca.
Padre Pio nasce a Pietrelcina, un misero borgo in provincia di Benevento. Qui il 25 maggio 1887 viene al mondo Francesco Forgione. Sin da bambino Francesco prega moltissimo: ha i piedi per terra, ma la testa è in cielo. Il 6 gennaio 1903 entra nel convento dei cappuccini, cella 78, e indossa l’abito francescano che non abbandonerà più. Diventa fra Pio da Pietrelcina. Sogna il Golgota e si sottopone a digiuni, mortificazioni, flagellazioni. Fra le prime visioni demoniache c’è quella di un terribile cane nero, con la testa enorme e gli occhi feroci. Del resto un giorno un devoto che ragionava sull’esistenza di Satana, Padre Pio risponde: «Ma come si fa a dubitarne se io me lo vedo sempre d’attorno?».
La salute, intanto, precipita e i medici non sanno che pesci pigliare. Lo danno per spacciato e allora gli permettono di diventare prete in anticipo sui tempi canonici, nel 1910. Ma anche la liturgia, come racconta Andrea Tornielli nel suo avvincente e documentatissimo saggio Padre Pio e la lotta con il Demonio, è un rebus. «La sua Messa – riferisce don Giuseppe Orlando, coetaneo e compaesano di Forgione – era un mistero. Padre Pio era talmente assorto nella preghiera che passava oltre un’ora senza proseguire. La sua messa era cosi lunga che la gente la evitava, perchè dovendo andare tutti in campagna a lavorare, non potevano rimanere per ore in chiesa».
Potrebbe pure bastare, ma questo è solo l’incipit di una traiettoria che in tutti noi, figli dell’illuminismo, che abbiamo ridotto la ragione a ciò che si può misurare e buttiamo tutto il resto nella pattumiera della superstizione, suscita disagio e inquietudine. Nel 1910 altri dolori alle mani, ai piedi, al costato annunciano le stimmate. Il mistero dei misteri, ufficialmente presenti sul corpo di Padre Pio dal 20 settembre 1918. Attenzione, al di là di tutte le polemiche e i tentativi di spiegarle in qualunque modo, dall’isteria all’autolesionismo, sono piaghe sempre aperte, sempre fresche, sempre sanguinanti. Lui ne parla poco, quasi con vergogna, cerca di nasconderle, ma la fama dilaga oltre i confini del convento di San Giovanni Rotondo, dove è approdato nel 1916. Per la verità, i medici dell’ospedale militare, nel congedarlo, l’hanno mandato «a morire a casa». I termometri con lui esplodono.
«Io mi avvidi – racconta lui in una lettera – che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue... La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedi sera sino al sabato». Ecco chi è Padre Pio: un mistico che colloquia con Dio e combatte con il Maligno. La scienza può sbeffeggiare questi fenomeni. Ma quel che è inspiegabile diventa forse comprensibile nel fortissimo rapporto con il mistero. E anche chi non crede deve arrendersi alla quantità impressionante delle conversioni, dei miracoli, delle opere di bene compiute, a cominciare da quel gioiello della sanità che è la Casa Sollievo della Sofferenza, inaugurata nel 1956.
La Chiesa lo perseguita sotto Pio XI, lo riabilita sotto Pio XII, gli scaglia contro accuse pesantissime con Papa Giovanni, quando si sospetta che abbia rapporti intimi con alcune «pie donne» e si arriva a registrare di nascosto le sue conversazioni, ma il Papa si rifiuterà di ascoltare quei nastri. Poi, Paolo VI chiude una volta per tutte i procedimenti aperti.
Intanto nel 1948 Padre Pio ha conosciuto il giovane Karol Wojtyla che da Roma, dove era per gli studi di teologia, ha preso il treno fino a San Giovanni. Wojtyla è l’unico a sapere di una sesta piaga, segretissima e mai curata, quella sulla spalla destra, come la spalla di Gesù che ha portato la croce. Wojtyla, ormai vescovo e a Roma per il Concilio, scrive a Padre Pio una lettera in latino, quasi una supplica, per una cara amica, Wanda Poltawska, colpita da un gravissimo cancro alla gola. É il 17 novembre 1962. Padre Pio la legge e dice solo: «A questo non si puo’ dire di no». Il 28 novembre, Wojtyla scrive di nuovo: il giorno prima del disperato intervento, la donna «ha istantaneamente ritrovato la salute». É un miracolo che cementa il legame fra i due. Anni dopo, poco prima di morire, il frate fa distruggere molti documenti, ma davanti ai biglietti del futuro Papa si blocca: «No, questi no, un giorno serviranno».
Il 21 settembre 1968 Pio celebra l’ultima messa. Le stimmate sono sparite. Muore alle 2.30 del 23 settembre e sarà Wojtyla a farlo santo. Ma per milioni di devoti lo era da anni.