il Giornale, 23 settembre 2018
Tutte le gaffe di Rocco Casalino
La meritocrazia si paga cara. Soprattutto se riguarda Rocco Casalino. I tagli alla casta? Un mantra che vale per gli altri. E che smette di valere quando l’anticasta sale al potere. Perché, al netto delle giustificazioni che il portavoce del premier ha sciorinato in merito ai 169mila euro lordi all’anno che incassa, c’è poco da fare: se hai tuonato contro i privilegi, ci sarà sempre qualcuno che storcerà il naso quando passi dall’altra parte della barricata.
Rocco Casalino, dall’alto della sua esperienza e del suo curriculum (laurea in Ingegneria elettronica, giornalista professionista, conoscenza di 4 lingue) dovrebbe saperlo. Anche perché ormai dovrebbe essere abituato alle critiche. E non solo per i trascorsi nella casa del Grande Fratello, sulla cui esperienza ha dichiarato: «Ho gestito tutte le nomination, infatti non sono mai stato nominato fino all’ultimo giorno. Spiegavo agli altri concorrenti come votare e loro eseguivano». Insomma, era già un «manipolatore».
Già nell’ottobre del 2014, alcuni senatori chiesero maggiori lumi sullo stipendio del capo della Comunicazione pentastellata e l’allora capogruppo in Senato Vito Petrocelli provò a fare chiarezza: «Rocco Casalino come responsabile comunicazione percepiva 2100 euro netti. Quando è stato nominato Capo Comunicazione ha avuto un aumento di 800 euro sullo stipendio. La cifra di 8mila euro lordi, riportata da agenzie di stampa, include anche tutti i rimborsi spese su taxi, viaggio Roma-Milano-Roma, e le spese per il vitto su cui ovviamente si pagano le tasse. Ma lo stipendio reale che mette in tasca Rocco Casalino corrisponde a circa 2900 euro netti». Adesso ha praticamente raddoppiato il suo stipendio, non male per Rocco.
A proposito di spese poi, un anno dopo, venne fuori la polemica sull’affitto della casa di Casalino pagato dal M5s. L’Espresso sollevò il caso scatenando l’ira di Beppe Grillo che scese in campo: «Il contributo erogato dal gruppo parlamentare del M5s per gli appartamenti dei dipendenti della Comunicazione è un beneficio accessorio previsto dal contratto di lavoro del singolo dipendente e con oneri fiscali a suo carico». Polemica che non cessò di esistere e che anche il Pd utilizzò tempo dopo per attaccare i grillini. Nel novembre 2016, il comitato Basta un Sì tuonava: «Grillo e il M5s usano i fondi di Palazzo Madama per pagare l’affitto dell’ex concorrente del Grande Fratello. Caro Beppe, che ne dici se anziché pagare la casa di Casalino, i soldi non li ridiamo agli italiani? Non è difficile, basta un Sì».
C’è poi il capitolo che dovrebbe stargli più a cuore: quello della comunicazione. E anche qui, lui che è considerato il deus ex machina, il regista di tutte le esternazioni, le comparsate tv e persino l’abbigliamento, la dizione e le cure dentistiche degli esponenti del M5s spesso non ha brillato in efficacia, soprattutto nel rapporto con la stampa. Come non ricordare la frase intimidatoria che rivolse al giornalista del Foglio Salvatore Merlo: «Adesso che il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve il Foglio? Non conta nulla...perché esiste?”. Ne scaturì una bufera che lo portò a minimizzare e a chiedere scusa: «Era una semplice battuta». Stessa motivazione usata con Enrico Mentana dopo averlo prima bacchettato perché «colpevole» di aver dato con eccessiva lentezza la notizia dell’accordo raggiunto tra Salvini e Di Maio, notizia che lui aveva dato a Mentana in anteprima. Nel video si vedeva Casalino «costruire» uno scoop, scegliere il giornalista cui regalare la notizia e compiacersi della riuscita dell’operazione. «Era un video goliardico che doveva rimanere privato» e nel quale «non c’era nessun intento offensivo». Scuse accettate da Mentana e pace fatta.
Nella lista degli “incidenti” di Rocco c’è poi il caso del finto master americano finito (per colpa di un hacker dirà Casalino) nel suo profilo Linkedin e le chat con i giornalisti su WhatsApp. Come quella volta in cui ai cronisti che gli chiedevano un parere del premier sulla proposta di hotspot avanzati fatta da Macron lui rispose con una emoticon abbastanza chiara: il dito medio (cancellato quando ormai era troppo tardi). In pieno stile Vaffa. D’altronde Rocco può permettersi tutto, anche lamentarsi perché la stanza del portavoce del premier è «un po’ piccolina». Perché uno vale uno, a patto che l’uno non si chiami Rocco.