Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 23 Domenica calendario

L’asse della Terra s’inclina verso sud

Non è facile piantare una viola al Polo Nord. Una volta arrivati fin lì, bisognerebbe inseguire il punto preciso, che è in continuo movimento. La Terra infatti è una sfera con molte irregolarità. E la sua rotazione è piena di sobbalzi. L’asse polare si muove un po’ in cerchio e un po’ a zigzag, seguendo cicli che gli astronomi dal 1899 riescono a misurare con precisione. Per questo, negli ultimi anni, si sono stupiti nel notare che il Polo Nord ha deciso di incamminarsi in direzione sud-ovest: verso la regione canadese del Labrador. «Il fenomeno si chiama deriva dell’asse terrestre. Possiamo escludere che sia pericoloso. Si tratta di pochi millesimi di grado», spiega Andrea Longobardo dell’Istituto nazionale di astrofisica. A sorprendere i ricercatori, in effetti, non è l’entità dello spostamento (10 centimetri all’anno, 10 metri in un secolo), quanto la causa. A piegare l’asse terrestre sarebbe infatti in parte il cambiamento climatico.
Il Jet Propulsion Laboratory della Nasa e del Caltech ha appena misurato le componenti di questo sbilanciamento con un articolo su Earth and Planetary Science Letters. Da un lato ci sarebbe il calore interno della Terra, responsabile della tettonica e dei vulcani. Generando continuamente moti convettivi che spostano roccia nel mantello terrestre, questo calore agirebbe come il fuoco sotto a una pentola di minestrone. Ribollendo, le varie verdure mantengono la superficie sempre irregolare. «Quando un oggetto in rotazione cambia forma, deve comunque conservare il suo momento angolare. Per farlo, modifica l’asse di rotazione» spiega Longobardo.
Poi c’è lo scioglimento dei ghiacci di lungo periodo. Durante l’ultima era glaciale, 16mila anni fa, i ghiacci ricoprivano l’emisfero nord con uno spessore anche di tre chilometri. La loro massa comprimeva le rocce come fa una persona distesa su un materasso. Senza più questo peso, le terre si sono risollevate. A volte anche un forte terremoto può far sobbalzare il pianeta: il sisma di magnitudo 9 del 2011 in Giappone scosse l’asse terrestre di 10 centimetri.
L’ultima “spinta” osservata dagli scienziati americani è la più sorprendente, perché riguarda lo scioglimento dei ghiacci causato dal cambiamento climatico. Questa componente agisce a partire dall’anno 2000 (o almeno quella è l’epoca in cui è stata notata). Anziché “tirare” il Polo Nord verso il Canada, lo sposta verso Londra. I 10 metri complessivi sono la risultante di queste tre forze, che non sono concordi. Nell’ultimo secolo, dalla terraferma si sarebbero riversati in mare 7.500 miliardi di tonnellate di ghiaccio, tre quarti dei quali dalla Groenlandia, il resto dall’Antartide. Distribuire lungo tutti gli oceani una massa che prima era concentrata ai poli rientra in pieno tra i fattori che alterano la forma alla Terra. Come un pattinatore cambia il suo modo di piroettare quando allarga le braccia, o se le tiene appoggiate alla vita anziché alle spalle, così sta facendo il pianeta. I satelliti della Nasa Grace, lanciati per misurare come varia la forza di gravità sulla superficie terrestre, hanno notare questo effetto. «Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini» aveva scritto Gianni Rodari nella sua filastrocca sul Polo Nord. Chissà come, l’aveva capito anche prima dei satelliti.