la Repubblica, 23 settembre 2018
Il banchiere Philip è tra le 100 donne più influenti del mondo
Philip e Pippa sono la stessa persona. E fanno lo stesso lavoro: banchiere nella City. Ma è con il nome, il look e l’abbigliamento femminile di Pippa che il banchiere in questione è entrato nella classifica delle “ Top 100 Women in Business”, le 100 donne più importanti nel mondo degli affari di Londra, compilata annualmente dal Financial Times. E la sua presenza nella prestigiosa graduatoria è finita su tutti i giornali, dividendo la comunità Lgbt, acronimo di Lesbiche gay bisessuali e transessuali. «Sono di genere fluido», si difende Philip/Pippa Bunce, che è sposato e padre di due figli. «Metà del tempo mi vesto da uomo e metà da donna.
La mia identità fluttua a seconda di come mi sento». Mentre a Londra esiste una numerosa comunità di “cross gender" che cambiano genere a seconda delle circostanze, e la loro scelta viene lodata come un segno di crescente libertà sessuale, la sua decisione di accettare un premio riservato alle donne suscita tuttavia critiche.
«È una presa in giro del femminismo e delle sue conquiste», commenta Kiri Tunks, co-fondatrice di Woman’s Place Uk, «vorrei sapere quali sono i suoi particolari meriti come donna che ne hanno reso possibile la nomina in questa lista». Concorda Kristina Harrison, un’attivista Lgbt nata uomo che ha cambiato sesso vent’anni fa: «Essere donna non è un costume che indossi o togli a piacimento. L’idea che puoi diventare una donna mettendo una parrucca e una gonna è profondamente sessista. Sarei la prima ad applaudire Bunce per il suo anticonformismo e per il suo coraggio nello spingere la definizione di genere verso nuove frontiere, ma è un peccato che l’abbia rovinato accettando un premio per le donne quando chiaramente è un uomo». E India Willoughby, una giornalista televisiva anche lei reduce da un cambiamento di sesso, accusa: «Come donna transessuale che lotta ogni giorno per la propria credibilità, che ha affrontato complesse operazioni chirurgiche per affermarla e la cui vita era insopportabile dentro un altro corpo, trovo questa storia insultante. Rende l’identità transgender totalmente priva di significato».
La polemica solleva anche la questione della diseguaglianza salariale: pur avendo ottenuto il riconoscimento come donna, Bunce riceve il suo salario di “top banker”, dalla Credit Suisse, come uomo. Il Times nota che la banca svizzera paga mediamente le donne il 28 per cento in meno degli uomini e il gap è ancora più ampio per i bonus, con i banchieri di sesso maschile che ricevono il 58 per cento in più. Ma c’è pure chi elogia Philip/Pippa.
Nel dibattito sull’argomento, che si è scatenato sui social, Jason Shaw scrive su Twitter: «Questo premio a un uomo che si veste e si sente per metà donna è un importante passo avanti per la parità di genere.
Riconoscendo un individuo di genere fluido, la lista sfida gli stereotipi sessuali. Dobbiamo dirle grazie». Suki Sandhu, responsabile della classifica delle 100 donne al top del business, è dello stesso parere: «La nostra graduatoria premia coloro che lavorano per migliorare la diversità di genere e questo è un criterio chiave per avere inserito Bunce nella lista».
Quanto alla sua banca si limita a commentare: “Siamo orgogliosi di essere un datore di lavoro inclusivo, che celebra tutti gli aspetti della diversità». Per non sbagliare, nel complimentarsi per il premio, la Credit Suisse lo ha chiamato “Pips”, una via di mezzo fra Philip e Pippa.
Nel 2010 la morte di un noto avvocato della City, David Burgess, anche lui sposato e con figli, portò alla ribalta il caso dei “ cross gender": fu spinto sotto un treno della metropolitana mentre era vestito da donna e la sua famiglia accettava in pieno che in certi giorni si facesse chiamare Sonia. Intervistato qualche mese fa da Financial News, Philip/Pippa diceva: «A quattro anni mi piacevano già i vestiti da principessa, le tiare e i cosmetici. Ma oggi detesto termini all’antica, orribili e con una connotazione negativa, come travestito».