Corriere della Sera, 23 settembre 2018
Il caso dell’italiana che rischia l’espulsione dalla Germania
Solleva forte polemica ma anche tanta falsa informazione, condita di ostilità antitedesca, il caso di una giovane italiana, rimasta senza lavoro dopo il parto in Germania e minacciata di espulsione forzata dalle autorità del Nord Reno Vestfalia, se non trova un’occupazione entro 15 giorni, perché non più in grado di mantenersi.
Raccontata da Cosmo, programma in italiano di Radio Colonia, la vicenda non sarebbe un caso isolato, anche se nessuno è in grado di precisare quanti nostri connazionali siano attualmente a rischio di «Abschiebung». In ogni caso, da una nostra ricognizione con la rete consolare italiana in Germania, non si tratta di un’ondata, né soprattutto siamo davanti al rischio di espulsioni di massa.
Sul tema c’è già da registrare una dichiarazione del sottosegretario agli Esteri, Riccardo Merlo, secondo il quale, «se fosse vero, l’atteggiamento della Germania sarebbe molto grave a andrebbe a colpire l’essenza stessa della Ue». «Ci troveremmo – così Merlo – davanti a un paradosso: l’Italia viene messa sotto accusa perché cerca di difendere l’Europa dall’immigrazione illegale, mentre la Merkel starebbe colpendo un diritto fondamentale di tutti i cittadini della Ue».
Ma è veramente così? Vediamo i fatti. La legge tedesca in materia di diritto di soggiorno, che recepisce la direttiva Ue nr. 38 del 2004 sulla libera circolazione e il diritto di stabilirsi oltreconfine, prevede che un cittadino della Ue possa stare in Germania oltre i tre mesi concessi a tutti se ha un lavoro dipendente o autonomo, se ha mezzi propri, se ha un parente stretto già regolarmente residente, se studia in un’università o fa formazione professionale, se cerca attivamente lavoro. In quest’ultimo caso ha 6 mesi per trovarlo o fino a un anno, se dimostra di avere buone prospettive di trovarlo.
Nel caso della giovane che ha parlato con Radio Colonia, la verifica è scattata perché lei, rimasta disoccupata e separatasi dal compagno, aveva giustamente chiesto un sussidio, che le è stato negato. Una nuova legge del 2016 ha alzato da 3 mesi a 5 anni la permanenza in Germania richiesta per ottenere i benefici dello stato sociale. Legge restrittiva e discutibile, ma che trova il suo fondamento sugli abusi del welfare tedesco, anche ma non solo da parte di nostri connazionali, di cui parla anche il servizio di Cosmo. Abusi criticati da quegli italiani che vivono in Germania, rispettano le regole e si lamentano dei connazionali «che lavorano in nero e prendono i sussidi».
Ora, non c’è dubbio che nel caso della giovane madre, comunque non ancora espulsa (come finora nessun altro italiano) siamo di fronte a eccesso di zelo burocratico e scarsa flessibilità teutonica. E fa bene Radio Colonia a denunciarlo. Ma il punto vero è un altro. La legge tedesca sulla libera circolazione pone condizioni identiche a quelle previste dal DL n. 30 del febbraio 2007, che recepisce in Italia la stessa direttiva europea,compresa quella che se sei in cerca di lavoro e non hai lavorato per almeno un anno, hai un anno di tempo per trovarlo (in Germania sono 6 mesi+6 mesi). Ed è ovvio che sia così: la libera circolazione non ha mai significato liberi tutti, ma possibilità di stabilirsi e lavorare in tutta la Ue, rispettando certe condizioni. Il resto sono chiacchiere e maldestri tentativi di avvelenare il clima dei rapporti con la Germania.