la Repubblica, 22 settembre 2018
Francia, il giovane ministro al Digitale che invita tutti a disconnettersi
Qualche settimana fa, ha destato scandalo postando un messaggio nel quale consigliava a tutti di disinstallare le applicazioni Twitter e Facebook dal telefono in modo da passare un’estate “felice”. Lui ha continuato a fare senza anche dopo il ritorno dalle vacanze. «E così ho guadagnato un’ora al giorno» assicura. Vuole combattere la «dipendenza da schermi», facendo una legge che obblighi le piattaforme a calcolare la durata quotidiana di connessione. Ha portato la Francia in prima linea per bandire i cellulari nelle scuole, difendere il diritto d’autore su Internet, varare una legge contro le fake news. Ieri ha annunciato misure contro gli haters per «ricivilizzare Internet».
È un vecchio che pensa di tornare all’età della pietra? Niente affatto. Mounir Mahjoubi, 34 anni, è il sottosegretario al Digitale del governo francese. Un geek che Macron ha chiamato nella sua squadra elettorale e poi nell’esecutivo. Genitori marocchini, ha imparato a programmare computer quando era ancora alle medie. È stato militante del partito socialista prima di essere uno dei primi a credere nell’avventura macroniana. Il giovane Presidente è ovviamente iper-connesso ma ha imposto a tutti i membri del governo di non avere cellulare durante il consiglio dei ministri. «Abbiamo una scatola in cui lasciare il telefono prima di entrare nel salone dell’Eliseo» racconta Mahjoubi, facendo notare che molte aziende cominciano a chiedere la stessa cosa ai manager per le riunioni di lavoro.
Togliere l’applicazione di Twitter e Facebook dal telefono, continua il viceministro, non significa dire addio ai social network ma «farne un uso più oculato». Mahjoubi non ha eliminato i suoi profili, che continua a consultare dal computer. «Senza più notifiche ed alert sul cellulare – spiega – sono meno tentato di guardare ogni istante il telefono». Le piattaforme, dice, le studiano tutte per sviluppare in noi dipendenza, per allungare i tempi di consultazione. E lo Stato che cosa potrebbe fare? «Sarebbe folle pensare di imporre un limite all’uso della Rete – precisa Mahjoubi – ma vogliamo che le piattaforme attivino servizi che permettano a tutti una maggiore consapevolezza nell’utilizzo dei dispositivi». Mahjoubi osserva che Apple ha già lanciato un apposito servizio nel nuovo iOs. E così dovrebbe essere pure per la nuova versione di Facebook. «È esattamente questo tipo di strumenti che vogliamo incoraggiare».
Il governo francese ha annunciato ieri di voler approvare una legge contro gli haters simile a quella che già esiste in Germania. Alle piattaforme verrà chiesto di rimuovere entro 24 ore i contenuti razzisti, antisemiti, omofobi, che fomentano odio o discriminazione. Per le piattaforme che non si metteranno in regola sono previste multe record: fino a 37,5 milioni di euro per le piattaforme e 7,5 milioni per i cittadini. «Sarebbe stato meglio fare un’azione al livello europeo ma non ci siamo riusciti» commenta Mahjoubi.
Spera che l’Italia darà il suo contributo a EuroTech 2024, una road map che alcuni governi dell’Ue vogliono lanciare per fissare le priorità sul digitale di cui dovrà occuparsi la prossima Commissione.
Mahjoubi non è il solo “pentito” dei social network in Francia.Un’esponente della France Insoumise, il movimento di Mélenchon molto attivo in Rete, ha annunciato polemicamente di aver fatto una “dieta digitale”. «C’è troppa violenza nei commenti in Rete» ha detto Sophie Chikirou.
Mahjoubi, che ha fatto coming out sulle pagine di Paris Match mostrandosi insieme al compagno, racconta di avere ricevuto valanghe di messaggi e commenti omofobi. La legge francese, è il suo auspicio, dovrebbe convincere le piattaforme a rafforzare filtri e strumenti di moderazione. Quel che non è accettabile in un luogo pubblico, prosegue il Sottosegretario, viene spesso tollerato in Rete. Fa un esempio. «Se Twitter fosse un autobus, saliresti e subito troveresti un passeggero che ti dice: ‘Che faccia di merda, vattene!’, un altro che ti manderebbe a quel paese. Qualcuno ti camminerebbe sui piedi, un altro ti spintonerebbe». Non sarà facile riportare il bus su binari del dibattito civile ma è una battaglia che vale la pena di combattere.