Il Messaggero, 22 settembre 2018
Jonathan Pryce: «Io, fra Don Chisciotte e Papa Francesco»
«Io, felice tra Don Chisciotte e Papa Francesco». È di ottimo umore Jonathan Pryce, mattatore del teatro e del cinema britannico, 71 anni pieni di talento e di irresistibile humour. Dopo Brazil, Il Barone di Munchausen, I Fratelli Grimm e l’Incantevole Strega, l’attore è tornato protagonista di un film dell’amico Terry Gilliam: L’uomo che uccise Don Chisciotte, in sala il 27 settembre dopo aver chiuso il Festival di Cannes e vissuto una gestazione lunga vent’anni funestata da mancanza di soldi, uragani, la morte dell’attore Jean Rochefort, dispute con i produttori e chi più ne ha più ne metta. «Terry ci ha messo tanto perché aspettava che diventassi abbastanza vecchio per il ruolo», scherza Pryce, che ha girato in Argentina The Pope, diretto da Fernando Meirelles, nei panni di Papa Francesco (Sir Anthony Hopkins è Benedetto XVI): la risposta Netfilx a The New Pope che Paolo Sorrentino prepara per Sky.
Una carriera cinquantennale all’insegna di Shakespeare, grandi musical (Evita), saghe popolari come Trono di Spade, l’attore gallese si presta con allegria alla personalissima, visionaria rivisitazione del capolavoro di Miguel de Cervantes firmata Gilliam: interpreta infatti un calzolaio spagnolo un po’ svitato che, confondendo il passato con il presente e accompagnandosi con il cinico pubblicitario Adam Driver, crede di essere la reincarnazione di Don Chisciotte.
Sul set ha mai avuto paura che qualche nuovo guaio si abbattesse sul film?
«No, nemmeno una volta. Avevamo i soldi che servivano, i produttori giusti, un cast di livello. Eravamo tutti eccitatissimi».
E che cosa ha pensato quando Gilliam le ha proposto di interpretare un Don Chisciotte fuori dagli schemi?
«Che mi sarei divertito come un matto. Questo ruolo bislacco e poetico mi ha permesso di esplorare dei lati sconosciuti di me stesso. Don Chisciotte vive proiettato nell’immaginazione, un po’ come un attore».
Lei ha mai combattuto contro i mulini a vento?
«Non ho fatto altro per tutta la vita. Ma per fortuna il vento non mi ha portato via e sono ancora qua».
Il momento più divertente della lavorazione?
«Un po’ tutti. Ho cantato, declamato poesie, combinato guai. Ma la cosa che mi ha dato più gioia è stato andare a cavallo e poter riposare così le mie stanche gambe».
Cosa la spinge, oggi, a scegliere un film?
«La sceneggiatura. Purtroppo, negli ultimi due anni, non ne ho lette moltissime che fossero entusiasmanti».
E cosa le è piaciuto del progetto su Papa Francesco?
«Il personaggio, davvero interessante: per me è un grande onore interpretarlo. Il film parte dagli anni giovanili di Jorge Bergoglio e finisce con la rinuncia di Joseph Ratzinger. In Argentina mi sono reso conto che la figura di Papa Francesco divide ancora: in molti sono convinti che abbia avuto dei rapporti stretti con la dittatura, cosa che lui ha sempre negato vigorosamente».
Sa che somiglia come una goccia d’acqua al Santo Padre?
«Sì, e mi piace pensare di essere il fratello più bello. Scherzi a parte, lo considero un grande Papa che sta facendo cose straordinarie per modernizzare la Chiesa, scontrandosi con l’ala conservatrice».
Lei è cattolico?
«No, sono nato protestante ma oggi non pratico più anche se la mia vita è basata sui valori cristiani».
Perché ha accettato di girare la serie Trono di spade?
«All’inizio non ne volevo sapere, poi mi hanno convinto. E tutto sommato mi sono divertito tanto a interpretare Alto Passero, il capo dispotico di una setta religiosa».
Si sente cambiato rispetto a un trentennio fa, l’epoca di Brazil? «Sono più vecchio, più grasso e meno saggio. Ma amo sempre lavorare nel cinema indipendente».
Il 4 ottobre uscirà il film di Bjorn RungeThe Wife-vivere nell’ombra in cui recita accanto a Glenn Close.
«Bellissima storia: sono un romanziere di successo il cui rapporto con la moglie nasconde un inconfessabile segreto».
Visto che interpreta spesso degli scrittori, non le è venuta la voglia di scrivere un libro?
«Sì, magari per raccontare quant’è bello fare sempre lo scrittore».
Ma l’autobiografia non la tenta?
«Proprio adesso? Aspetto d’invecchiare».
C’è qualcosa che non farebbe mai?
«Spogliarmi sul set. Ma hai visto mai, resto aperto».