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 2018  settembre 22 Sabato calendario

Biografia di Andrea Bocelli

Andrea Bocelli, nato a Lajatico (Pisa) il 22 settembre 1958 (60 anni). Cantante. Oltre 70 milioni di copie vendute. «Ognuno deve fare il suo mestiere. Io ho molto rispetto per le canzonette, per il pop. Ma è, appunto, un altro mestiere» (Riccardo Muti ad Aldo Cazzullo, a proposito di Andrea Bocelli e Giovanni Allevi) • «Una giovane sposa in stato interessante arrivò in ospedale per un semplice attacco di appendicite, i medici dovettero applicarle del ghiaccio sulla pancia. Alla fine di questi trattamenti i medici le consigliarono di abortire il bambino, perché sarebbe sicuramente nato con qualche infermità, ma la giovane coraggiosa sposa decise di non interrompere la gravidanza e il bambino nacque: quella signora era mia madre e il bambino ero io. Sarò di parte, ma credo di poter dire che fu la scelta giusta». «Cosa facevano i suoi genitori? “Commerciavano macchine agricole, dal bullone al trattore. E coltivavano la terra. Ancora oggi io e mio fratello, che è architetto, facciamo il vino: sangiovese e cabernet. Da piccolo ho vissuto con i contadini. Ricordo la mietitura alla vecchia maniera: si segava il grano, si facevano i covoni, le barche. Poi la sera salivo i gradini del camino di casa, e cantavo”. Musica leggera? “Arie d’opera: La donna è mobile, l’Addio alla madre della Cavalleria rusticana. Da neonato, se alle mie orecchie arrivava musica d’opera smettevo di piangere”. A quale età si è ammalato? “Il glaucoma si è manifestato fin da subito. A pochi mesi ho avuto una serie di interventi chirurgici, di cui non ho memoria. A sei anni sono andato in collegio, a Reggio Emilia, per imparare a leggere in braille. Mia nonna mi aveva già insegnato a scrivere normalmente”» (Cazzullo). «I genitori comprendono molto presto la sua inclinazione e lo spronano al canto. A soli sei anni inizia lo studio del pianoforte, poi del flauto e del sassofono, ma suona anche l’organo in chiesa; a dodici anni un incidente lo priva della vista» (Paola De Simone ed Enrico Deregibus). «Sono sempre stato vivace e incontenibile. Da ragazzino amavo giocare a calcio, e un giorno, durante una partita, una pallonata mi colpì proprio sull’occhio destro, l’unico dal quale riuscivo a scorgere la luce e i colori. Tentarono di curarmi attraverso varie operazioni, anche con l’applicazione di sanguisughe, ma non servì». «Nello stesso anno esordisce su un palco a Viareggio con ‘O sole mio, ma, come ha affermato l’artista, “il sogno e l’ambizione di tutta la mia vita è quello di diventare tenore”. Finisce il liceo, si laurea in Giurisprudenza e continua a studiare canto con il maestro Luciano Bettarini, già insegnante di quel Franco Corelli per il quale […] nutre sin da bambino un’autentica venerazione e del quale diventa allievo in un master. Tra una lezione e l’altra Bocelli si dedica anche al piano bar e a una certa sregolatezza, mentre cerca faticosamente di trovare spazio nel mondo della canzone» (De Simone e Deregibus). «A furia di ricevere puntualmente l’invito a cantare (dapprima tra i parenti, poi tra gli amici, poi tra il pubblico dei miei primi piccoli concerti), ho iniziato a considerare che la mia più grande passione potesse diventare anche la mia professione. Ma i miei genitori ed io stesso tenevamo saldamente i piedi per terra, consci del fatto che sfondare nel mondo della musica, per un ragazzo come me, di campagna, senza alcun aggancio, era poco più d’una chimera, una fantasticheria… […] Nonostante il pubblico accogliesse da sempre le mie esibizioni con schietto entusiasmo, il mondo dello spettacolo non sapeva come collocarmi, riteneva la mia vocalità non attuale e dunque senza un futuro. Emblematico il parere perentorio d’un potente personaggio che al principio degli anni ’90 sovrintendeva a una trasmissione televisiva di successo. È stato il suo addetto stampa a comunicarmi telefonicamente l’opinione che il suo capo aveva maturato, dopo che ero riuscito, spendendo conoscenze e fatica, a proporgli una serie di demo. Ricordo bene la telefonata, breve e senza appello: “Dia retta, cambi mestiere”, mi disse. Lo stesso celebre uomo di spettacolo, non molto tempo dopo, mi avrebbe poi invitato, ospite d’onore, nella sua trasmissione…» (a Giulia Cherchi). «L’inizio "ufficiale" della sua carriera di cantante è casuale. Corre l’anno 1992 e Zucchero, già famoso, tiene un’audizione per realizzare un provino di Miserere, canzone pensata per Luciano Pavarotti. E questo è il momento che cambia la vita di Andrea. Pavarotti, infatti, ascoltando la registrazione del suo provino, dice a Zucchero: "Grazie per la splendida canzone, ma lascia che sia Andrea a cantarla. Nessuno è più adatto di lui". Così, nell’estate del 1993 Bocelli partecipa al “Miserere Tour” di Zucchero Fornaciari» (Chiara Ambrosioni). «Dopo poco, l’incontro decisivo con Caterina Caselli della Sugar. E così nel 1994 è a Sanremo, dove vince, tra i giovani, con la gradevole Il mare calmo della sera (testo di Zucchero con lo pseudonimo Malise). Il brano dà il titolo all’album del debutto, che ha buoni riscontri di vendite. L’anno seguente Bocelli torna all’Ariston con Con te partirò (inserita in Bocelli, 1995), che non ha grandi riscontri nell’immediato ma è destinata a diventare un tormentone come colonna sonora di uno spot estivo che gli spalanca le porte del vero successo, anche oltre i confini italiani. La tempestiva raccolta Romanza (1997) lo consacra ai vertici delle classifiche (si parla di 15 milioni di album venduti in tutto il mondo), e Con te partirò diventa popolare in mezza Europa, grazie anche alla versione inglese Time to Say Goodbye, cantata con Sarah Brightman. Il testo italiano è del geniale Lucio Quarantotto, che firmerà anche altri brani del tenore. Forte del successo nel mondo della canzone (che nel 1997 gli varrà anche un duetto con Ramazzotti in Musica è), Bocelli tenta nel campo della lirica. Il suo ingresso nel mondo operistico risale al 1994 con il Macbeth di Verdi, mentre l’anno seguente pubblica Viaggio italiano, registrato a Mosca. Seguiranno altre esperienze in quel settore, come nel 1998 il ruolo di Rodolfo in una Bohème di Puccini rappresentata in una prima a Cagliari fra le polemiche. Romanza intanto ha conquistato anche gli Stati Uniti, dove il pubblico gli tributa ovazioni, meno la critica americana (“interpretazioni appariscenti ma senza gusto musicale”, secondo il Los Angeles Times). Da qui in poi la carriera nel campo della canzone si baserà su grandi produzioni internazionali (e nel 1998 Aria lo fa sfondare a livello internazionale anche nelle classifiche di musica classica). La prima è Sogno (1999), che cerca il compromesso tra opera e musica leggera e trova un enorme successo popolare in tutto il mondo. Il brano cantato in duetto con Celine Dion, The Prayer, aveva già vinto il prestigioso Golden Globe Award 1998 quale migliore canzone originale per colonna sonora; per la stessa categoria è candidato all’Oscar 1999. Segue poco dopo la raccolta di arie e canti religiosi Arie sacre (che a fine anno è prima nelle classifiche americane di classica, con Aria e Viaggio italiano al secondo e terzo posto), e contemporaneamente l’autobiografia romanzata La musica del silenzio (Mondadori, 1999), scritta cambiando i nomi dei protagonisti, compreso il suo, che diventa Amos Bardi. I premi, fra cui il World Music Award, si sprecano. Bocelli ormai è diventato un’industria, e nel libro non lo nega. Nel 2000 canta l’inno del Giubileo e pubblica Verdi, in occasione del centenario della morte del compositore. A questo punto vorrebbe abbandonare la canzone (fra l’altro, non tiene mai concerti pop), ma la Caselli è di parere opposto. Vince lei, e nel 2001 esce Cieli di Toscana, con un’accorta mistura di canzoni, ammiccamenti e ospiti (come Bono degli U2 e Gérard Depardieu), sia autori sia produttori. Pop molto patinato, impronta tenorile: successo planetario, tranne che in Italia, dove stenta a sfondare. Nel 2002 si torna al bel canto con Sentimento, che esplora la tradizione musicale delle canzoni per voce e violino dell’inizio del XX secolo. Ancora premi e, nel 2003, Tosca, seconda opera completa di Bocelli, che ormai monopolizza il mercato discografico mondiale della musica operistica. L’anno seguente, con i soliti ingredienti produttivi, arriva quello che Bocelli presenta come il suo ultimo album pop, Andrea. […] L’album in Italia va a rilento, ma con il 2005 Bocelli supera i 50 milioni di album venduti nel mondo nel corso della carriera. Nel 2006 esce Amore, canzoni del repertorio romantico e classici della musica pop insieme, mentre Bocelli è nominato, a Sanremo, grand’ufficiale della Repubblica, e sfuma l’idea di un disco con Silvio Berlusconi» (De Simone e Deregibus). «Una carriera inarrestabile: megaconcerti davanti a centinaia di migliaia di persone, duetti con i nomi più importanti della musica mondiale, vendite di dischi alle stelle a rinverdire il mito di Mister Volare, Domenico Modugno, partecipazioni ad eventi di grande richiamo: basta ricordare nel 2006 l’esibizione alla cerimonia di chiusura dei XX Giochi Olimpici invernali di Torino, nel 2007 la partecipazione alla cerimonia funebre di Pavarotti (cantò per l’occasione l’Ave Verum di Mozart) e nel 2011 l’interpretazione dell’Ave Maria di Schubert al matrimonio reale tra il principe Alberto II di Monaco e Charlène Wittstock. La lirica però gli è rimasta nel cuore, tanto che, approfittando della fama conquistata nel mondo musicale, Bocelli ha ripreso in questi anni i contatti con l’opera. In campo discografico ha inciso vari titoli fra i quali La bohème di Puccini, Il trovatore di Verdi, Cavalleria rusticana di Mascagni e Werther di Massenet» (Roberto Iovino). Negli ultimi anni, oltre a pubblicare nuovi dischi sia di musica leggera (My Christmas, Passione, Cinema e, prossimamente, ) sia di classica (Vivere, Incanto, Opera) generalmente salutati da grande successo, si è cimentato in nuove opere (Manon Lescaut, Turandot), è stato protagonista di concerti in onore delle maggiori personalità internazionali (tra gli altri, papa Benedetto XVI e papa Francesco, la regina Elisabetta II, Obama e Trump), è stato inserito nella prestigiosa Hollywood Walk of Fame (2 marzo 2010) e nel 2017 è divenuto il soggetto del film La musica del silenzio di Michael Radford, ispirato alla sua omonima autobiografia • «Nel 2011 con la moglie Veronica Berti ha dato vita alla Fondazione Andrea Bocelli (ABF), che ha avviato progetti di solidarietà ad Haiti. […] “Mentre insieme a mia moglie Veronica stavamo progettando di dar vita ad ABF, un terribile terremoto mise in ginocchio Haiti. Ci è dunque sembrato logico concentrare una parte cospicua delle forze su quella terra. […] Ad Haiti, in questi anni, abbiamo realizzato e supportato ospedali, orfanotrofi, scuole. Ogni giorno forniamo istruzione, cibo, supporto sanitario a oltre 2.500 bambini”» (Fulvia Degl’Innocenti) • «Più vado lontano, più sento il bisogno di ritornare, lontano dal clamore, nel paese dove sono nato, nella campagna dove sono cresciuto. Mi lega alla Valdera un sentimento profondo. A Lajatico ho parte della mia famiglia (compresa mamma Edi), è il mio angolo di pace nelle colline della mia infanzia». «Lì, dieci anni fa, ha costruito il Teatro del Silenzio. “È una Woodstock del bel canto: su un palco naturale che non ha uguali, con le quinte di campi di grano e un tetto di stelle, ogni edizione richiama 15 mila persone. Sono passati anche Steve Jobs e Sharon Stone. Tutti in scarpe da tennis”» (Lavinia Farnese) • Due figli, Amos (1995) e Matteo (1997), dalla prima moglie Enrica Cenzatti; una figlia, Virginia (2012), dalla seconda e attuale consorte, Veronica Berti, da tempo divenuta anche sua manager. «Da giovane non ho avuto fortuna con le donne. Per carattere sono portato alle passioni, ma m’innamoravo quasi sempre da solo. Mi sono rifatto strada facendo». «Il successo rende tutto più facile. Ma alla fine ti ritrovi con un pugno di mosche. E ti senti affondare nel gorgo del vizio. A un certo momento ci sono andato molto vicino. […] Invece ho incontrato Veronica, che mi ha stroncato la carriera. Ci siamo sposati, e ci amiamo moltissimo. Al mattino a volte si sveglia con una poesia che le ho scritto di notte». «Entrambi i miei figli grandi, Amos e Matteo, hanno affrontato studi musicali in Conservatorio e apprezzano il repertorio classico così come il pop. Inoltre Matteo sta iniziando ad approfondire seriamente lo studio del canto lirico» (a Raffaella Oliva) • «Il cavallo, fin da bambino, è stato… la mia bicicletta, e poi, crescendo, la mia motocicletta. Il cavallo è strumento di libertà, è il compagno ideale per un contatto diretto e genuino con la natura. […] Appena posso, amo cavalcare lungo le spiagge e le campagne della mia regione». «Ho dovuto rinunciare a giocare a pallone; ma vado in bicicletta senza mani, scio, cavalco sulla spiaggia. Mi sono gettato da 5 mila metri col paracadute» • Fervente cattolico. «Trovo palese che il creato sia un sistema intelligente. Una persona ragionevole non può affidare la vita al caso. Se vedo un palazzo, sono certo che qualcuno l’ha fatto. A maggior ragione, l’universo non può essere frutto del caso». «Il canto, la voce, come tutti i talenti di questo mondo, è un dono di Dio, su questo non c’è dubbio alcuno. Nell’uomo non esistono i meriti, perché, tutto quello che riesce a realizzare nella vita, l’uomo lo fa attraverso dei doni, dei talenti che ha ricevuto: quindi c’è poco da sentirsi orgogliosi, in questo senso. Bisogna ringraziare e basta» (ad Alessandro Gisotti) • In quanto alla collocazione politica, si definisce «un cristiano liberale. Idee più attuali ed efficaci del Vangelo non ne ho mai trovate» • «Il suo canto esprime una metamorfosi profonda, forse senza ritorno, nel carattere “tenorile”, la voce maschile per eccellenza. Un tale successo, certamente dovuto anche alla solidarietà per la sua difficile vicenda umana e per l’indomabile voglia di vivere che ha sempre dimostrato, non sarebbe stato possibile solo una generazione fa. […] Oggi no, oggi la sua voce delicata, non aggressiva, mai perentoria, convince. Il gusto cambia, radicalmente. […] Bocelli porta a compimento una progressiva perdita di peso, di autorevolezza specifica della voce virile. Il maschio non batte più i pugni, neppure quando canta. A ogni epoca i suoi tenori, e nella nostra sembra ormai aver perduto ogni senso comune la distinzione tra canto lirico e canto leggero: Bocelli passa da Sentimento alla Gelida manina sempre con la stessa voce, cosiddetta di tenore» (Sandro Cappelletto) • «Il paradiso della musica. Questo è, per me, l’opera. […] Non rinnego il pop, tutt’altro, ma non nascondo la mia preferenza per l’opera, mio primo grande amore, il cui repertorio non ho mai smesso di approfondire e frequentare». «Per quanto concerne la mia professione, spero di continuare a cantare, fino a che il buon Dio me ne darà la possibilità. Quanto a progetti specifici, ci sono ad esempio alcune opere verdiane che desidererei approfondire ed incidere: Un ballo in maschera, Rigoletto, Ernani… Ma alla vita, personalmente, non posso certo chiedere di più: con me è stata molto generosa, nella professione e negli affetti, e la realtà è andata ben oltre il sogno più roseo». «La cecità non mi ha scosso più di tanto. Mi sono sempre sentito in debito con il mondo. Fortunato. Felice».