Libero, 20 settembre 2018
Ispettori del fisco che si fanno corrompere volentieri
Ne pizzicano (quasi) uno al giorno. E per fortuna che dovrebbero essere loro a controllare chi ruba, chi evade le tasse, chi fa la cresta al Fisco. Invece negli ultimi tre anni, dal 2014 al 2017, i dipendenti dell?Agenzia delle Entrate beccati con le mani nella marmellata (anzi, nel portafoglio) sono stati oltre ottocento. Per la precisione 822, a tanto ammontano i provvedimenti disciplinari avanzati contro altrettanti impiegati ?furbetti?. Praticamente è come se ogni settimana finissero nei guai in cinque, che escluso il sabato e la domenica fa una settimana lavorativa piena. Piena di segnalazioni, però. L?ultimo caso è di martedì mattina: i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, in Calabria, hanno arrestato un funzionario dell?Agenzia che svolgeva sì il suo lavoro, ma dietro compensi che nulla avevano a che vedere con lo stipendio statale. Si faceva pagare delle ?mazzette?, insomma. Chi aveva fretta di farsi bollare con tutti i sacri timbri del caso, poniamo, un atto di successione sapeva che poteva fare affidamento su di lui: con 300 euro, rigorosamente sottobanco, la pratica era già partita. TUTTO DA DIMOSTRARE Intendiamoci, tutto ancora da dimostrare in fase processuale. Ma visto che le Fiamme gialle lo hanno trovato con in tasca il denaro spillato all?ultimo ?cliente?, di dubbi ne restano pochi. Infatti il tribunale di turno non ha impiegato due minuti a convalidare quelle manette. È che quando ci si mettono anche i Finanzieri diventano fiscali. Letteralmente. Ad aprile sono finiti in carcere tre colleghi dell?Osservatorio del mercato immobiliare: tutti e tre di Torino, tutti e tre con l?accusa di truffa aggravata e falso. Dovevano controllare gli stabili da mettere in vendita, ma non c?era nessuno a controllare che loro controllassero. Così facevano finta di andare in ufficio. Quando i carabinieri piemontesi li hanno portati in commissariato hanno pure ammesso, candidi candidi come se fosse la cosa più scontata al mondo, che gabbare l?Agenzia per alcuni di loro era ?un modus operandi?. Chi di corruzione ferisce, di corruzione perisce. A maggio è toccato a Venezia (due dipendenti sospesi, licenziati e adesso sotto processo); a gennaio a Potenza (un impiegato si sarebbe appropriato, senza averne titolo, di 14mila euro spizzicando qua e là tra i versamenti dei tributi locali e dei bolli sulle volute catastali); a Febbraio a Latina (due contruattualizzati avevano messo a punto pure un tariffario che partiva dai 100 euro in su per sveltire lo sveltibile). Ovvio che a generalizzare si fa sempre peccato. Ma l?elenco, questa volta, è lungo quanto la barba di Matusalemme. Caserta, Palermo, Roma, Asti. Non si salva nessuno. Vero è che i provvedimenti, stringi stringi, non fioccano esattamente come la neve d?inverno (in tre anni si registrano appena 83 licenziamenti e solo 27 arresti), però il polverone che si alza, oramai quotidianamente, è già qualcosa. Significa che almeno la figuraccia, per questi imbroglioni in giacca e cravatta, è assicurata. Dopodiché è chiaro: ci sono tanti dipendenti onesti tra i 40mila che coprono tutte le posizioni del Fisco e ci mancherebbe pure. Così come ci sono tanti italiani onesti che fanno i salti mortali per chiudere, ogni anno, il 730 senza nascondere nemmeno un centesimo allo Stato. DEVIANZA E però anche l?Agenzia delle tasse per antonomasia è stata costretta, nei mesi scorsi, ad ammettere che il monitoraggio in tema di ?devianza? ha la precedenza su tutto il resto. Della serie: nei mesi scorsi sono state avanzate oltre 470 inchieste amministrative interne e 3.600 ispezioni per scandagliare ogni possibile ?incompatibilità?. Che fa rima con illegittimità. Circa la metà delle denunce scattate (cioè 223) sono arrivate grazie al cosiddetto ?whistleblowing?, ossia alle informazioni anonime rilasciate spontaneamente da qualche compagno di scrivania più ligio al dovere del proprio dirimpettaio. Chi fa la spia non sarà figlio di Maria, tuttavia finisce per salvare la faccia (e la reputazione) a tutta la baracca. Se non altro questo. Meglio lingua lunga che manina lesta, quindi. I controlli e le verifiche ?in casa? hanno prodotto, negli ultimi anni, 86 informative di reato alla magistratura penale e 25 denunce alla Corte dei conti, sono gli ultimi dati disponibili ma danno l?idea. I più ?scaltri? (si fa per dire) di tutti restano comunque i dipendenti dell?ufficio dell?Agenzia delle Entrate di Brescia, che si facevano pagare fino a 15mila euro per annullare i controlli e agevolare gli accertamenti fiscali. Fino a quando l?accertamento non ha toccato direttamente loro. Ed è successo un patatrac. riproduzione riservata DIPENDENTI INFEDELI L?Agenzia delle Entrate ha effettuato 822 provvedimenti disciplinari nei confronti di propri dipendenti infedeli negli ultimi tre anni, cioè 274 all?anno (praticamente uno al giorno). I LICENZIAMENTI I licenziamenti sono stati 83 ma solo 27 arresti convalidati. Le denunce interne anonime per segnalare anomalie e abusi da parte di colleghi («whistleblowing»), sono state 223 mentre le ispezioni di incompatibilità 3.601. Sulla base di queste attività sono state inoltrate 86 informative di reato alla magistratura penale e 25 denunce alla Corte dei conti. LA DIFESA Secondo l?azienda i 27 arresti hanno avuto un grande impatto mediatico ma è un numero infinitesimale rispetto ai 40mila dipendenti fino a prova contraria senza macchia della complessa organizzazione territoriale. PREVENZIONE L?Agenzia prova a contrastare l?infedeltà con la prevenzione, a cominciare dalla periodica rotazione negli incarichi sia per i funzionari sia per i dirigenti, al potenziamento dei presidi antifrode nei processi interni, fino al controllo periodico dello stato patrimoniale dei dirigenti. E dal 1° aprile è operativa la «nuova articolazione interna della direzione centrale Audit, che risponde a esigenze di conformità agli standard internazionali», scrive l?Agenzia.