La Stampa, 20 settembre 2018
Il 3 per cento
Da giorni si fa un gran parlare del rapporto deficit/Pil. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vorrebbe mantenerlo entro l’1,6%. Il M5S vorrebbe spingersi al 2%, se non addirittura oltre. Tutto questo vorticar di percentuali deriva da uno dei vincoli europei previsti dal Patto di Stabilità e Crescita stipulato dagli Stati membri nel 1997 e che prevede un tetto del 3%. Perché questo vincolo e da cosa dipende? Quando è nata l’Unione europea alcuni Paesi erano restii a entrarci perché temevano che Paesi spendaccioni facessero affondare gli altri Stati membri. Così si sono posti alcuni parametri da rispettare per mantenere un rigore nei bilanci: rapporto deficit/Pil sotto il 3% e rapporto debito/Pil al di sotto del 60%. Non rispettare il tetto del 3% porterebbe a una sanzione compresa tra lo 0,2 e lo 0,5% del Pil per lo Stato che sfora (a meno di un accordo su un piano di rientro). Ma soprattutto nessuno sa come reagirebbero gli altri Stati e i mercati in caso di sforamento.
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Da giorni si fa un gran parlare del rapporto deficit/Pil. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vorrebbe mantenerlo entro l’1,6%. Il M5S vorrebbe spingersi al 2%, se non addirittura oltre. Tutto questo vorticar di percentuali deriva da uno dei vincoli europei previsti dal Patto di Stabilità e Crescita stipulato dagli Stati membri nel 1997 e che prevede un tetto del 3%. Perché questo vincolo e da cosa dipende? Quando è nata l’Unione europea alcuni Paesi erano restii a entrarci perché temevano che Paesi spendaccioni facessero affondare gli altri Stati membri. Così si sono posti alcuni parametri da rispettare per mantenere un rigore nei bilanci: rapporto deficit/Pil sotto il 3% e rapporto debito/Pil al di sotto del 60%. Non rispettare il tetto del 3% porterebbe a una sanzione compresa tra lo 0,2 e lo 0,5% del Pil per lo Stato che sfora (a meno di un accordo su un piano di rientro). Ma soprattutto nessuno sa come reagirebbero gli altri Stati e i mercati in caso di sforamento.