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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Che cos’è la trap

Avete mai sentito parlare di Sfera Ebbasta? E di Achille Lauro? Che cosa sapete di Young Signorino? Di cosa parla la serie tv sulla Dark Polo Gang? Se a queste domande non siete già passati altrove, forse un breve recap su cosa sia la trap e come abbia ormai invaso il mondo della musica potrebbe tornarvi utile. È un genere che oggi in Italia sta spopolando, con migliaia di visualizzazioni su YouTube, ed è nato dal basso, fuori da quella che negli ultimi dieci anni è sembrata essere l’unica via per sfornare talenti, la dialettica tra i talent e la discografia. Piaccia o meno, la trap è un fenomeno di rottura, di novità. Come è stato il punk? C’è chi la pensa così, ma intanto leggetevi questo Manuale minimo per capire la trap.
Sfera Ebbasta: la copertina dell’album Rockstar Che cos’è la trap?
La trap, in un certo senso, nasce dal rap, dall’hip-hop, in particolare da un certo tipo di rap del sud degli Stati Uniti. Il nome deriva dalle trap house, nome usato nello slang di Atlanta, con cui vengono chiamate le case dove si spaccia la droga.
Rispetto al rap il beat è molto più spinto, accelerato. E, soprattutto, è spesso fatto di basi elettroniche, sintetiche. È una musica fatta con molto autotune sul cantato, con ritornelli ad effetto. Rispetto all’hip hop, però, non ha la carica di rottura che aveva, e spesso ancora ha, quella musica. Tranne in alcuni casi, non è una musica di protesta. E spesso non ha neanche la vitalità e la creatività di quel tipo di musica. D’altra parte, lo dice anche Sfera Ebbasta, “Non me ne frega niente, non c’entro col rap, no, con quello e con l’altro”.
I suoni
I suoni, come detto, sono quasi sempre elettronici. Per le ritmiche si usano spesso drum machine Roland TR-808, bassi potenti e distorti. Il tempo di solito è tra i 120  e i 140 bpm. Le melodie sono suonate con sintetizzatori e Virtual Instruments, strumenti virtuali presenti nei software utilizzati. Si usano i suoni di pianoforti e glockenspiel, ma sono sintetici. Le melodie sono minimali, ripetitive, ipnotiche, ossessive.
Io ballo da solo
Un’altra cosa che accomuna gli esponenti della trap è il fatto di sentirsi artisti solitari. Il mondo dell’hip-hop è sempre andato in un’altra direzione. C’erano le Posse, collettivi espressione dei centri sociali. Ma, al di là di quelli, gli artisti rap erano, e sono, quasi sempre riuniti in crew, squadre, tutti per uno e uno per tutti, spesso contro il sistema. Nella trap a dominare invece è l’aspetto egocentrico, l’affermazione di sé, del proprio successo, del saperci fare con le ragazze. Della propria ricchezza. Che è un modo per riscattare le origini, le periferie. I tanto contestati, da alcuni, e ostentati, da lui, due Rolex di Sfera Ebbasta al Concertone del primo maggio sono proprio questo. Significa avercela fatta.
Il tubo
Avercela fatta da soli, soprattutto. Perché oggi è possibile scavalcare il sistema, quello che una volta era fatto dei demo (le cassette, poi i digital audio tape, poi i cd) mandati alle case discografiche, le audizioni, i contratti e la promozione. Fino a poco tempo fa credevamo che il percorso fosse questo. Poi abbiamo creduto che l’unica via possibile fosse quella di passare per i talent e quindi, le case discografiche. Oggi produrre un disco è alla portata di tutti: bastano un computer e poco altro. E YouTube permette di caricare un video con la propria musica, diffonderla. I social media oggi possono lanciare un fenomeno. E la discografia arriva dopo, quando il fenomeno è già scoppiato.
Integrazione e riscatto
I trapper arrivano quasi tutti dalle periferie, dalle borgate delle grandi città dimenticate da tutti. Spesso hanno una famiglia a pezzi, zero opportunità di lavoro, di crescita. Allora il riscatto è quello di farcela con la musica. E il successo come si misura? Con le visualizzazioni su YouTube. E con i soldi di download, dischi, concerti. Per far vedere che ce l’hai fatta, il denaro lo ostenti: ed ecco i capi firmati, le griffe esibite il più possibile. Che, indossate dai trapper, diventano smitizzate, reinventate. Ecco il senso che hanno i 2 Rolex di Sfera Ebbasta. Spesso i trapper sono italiani di seconda generazione, e la loro musica è il loro modo di farsi largo in una società che forse non li ha ancora accettati del tutto. Per prendersi il loro posto nel mondo.
Gli alfieri della trap negli Usa
Negli anni Novanta la trap non esiste, e il termine, che, come detto, definisce case abbandonate destinate allo spaccio: si usa il termine “trap” in alcuni testi di rapper del sud degli Stati Uniti, come gli OutKast. Agli inizi del 2000 la trap inizia ad essere considerato un sottogenere del rap: i nomi sono T.I., Young Jeezy, Gucci Mane. Oggi che la trap è diventata mainstream i suoi alfieri sono i Migos, Lil Uzi Vert, Lil Yachty, 21 Savage, Desiigner. I Migos vengono da Lawrenceville, in Georgia e il loro nome viene dalla parola “migos”, che in Georgia definisce le case abbandonate dove si taglia e si spaccia droga. E una delle canzoni che li ha rivelati si chiama Versace. Ha fatto notizia la sospensione di un loro concerto, vicino a un edificio universitario, e il loro arresto per possesso di marijuana.
Lil Uzi Vert, all’anagrafe Symere Woods, è di Philadelphia. Ha collaborato con i Migos per Bad And Boujee. Lil Yachty, vero nome Miles Parks McCollum, viene dalla Georgia. 21 Savage, pseudonimo di Shayaa Bin Abraham-Joseph, è originario di Roseau, Dominica, ed è cresciuto con la madre e sei fratelli: uno di loro è morto in una sparatoria. È stato cacciato da tutte le scuole del suo distretto per possesso di armi. come racconta in No Heart. Dopo aver frequentato scuole di un nuovo distretto, ad Atlanta, è stato in un centro di detenzione giovanile. Desiigner è di New York, ed è salito al successo con la hit Panda, poi campionata da Kanye West nella canzone Pt.2, contenuta nell’album The Life Of Pablo.
Gli alfieri della trap in Italia
Il primo pezzo trap in Italia è considerato Il ragazzo d’oro di Gue Pequeno, del 2011. Ma il vero boom risale al 2014, con l’esplosione di Sfera Ebbasta, e il suo album Xvdr. La vera Rockstar (come recita il titolo del suo nuovo album), il “re della trap” (come si è autodefinito) è lui, al secolo Gionata Boschetti da Cinisello Balsamo. Viene da Roma invece la Dark Polo Gang, nata nel 2014, arrivata al successo senza l’aiuto di alcuna major. Amici d’infanzia, sono cresciuti in quartieri benestanti (Campo de’ Fiori, Trastevere, Monti). E poi ci sono gli italiani di seconda generazione: Ghali  ènato a Milano da genitori tunisini, è cresciuto a Baggio e ammira Michael Jackson, Stromae e Jovanotti, la sua musica è più pop, più melodica, con qualche eco etnico: è famoso per Ninna nanna e Cara Italia. Og Eastbull è rumeno. Laiuong è nato a Bruxelles da padre italiano e madre londinese originaria della Sierra Leone. È famosa la sua Fuori (Je so pazz) che campiona il famoso pezzo di Pino Daniele.
I testi

I testi delle canzoni trap di solito sono cupi, minacciosi. Parlano di vita di strada, crimine, violenza, droghe, soldi soldi soldi. “Stanza 26, io fatto in hotel / Come Kurt Cobain, fumo Marlboro Red / Lei si sfila i jeans, poi li sfila a me / Lancio i soldi in aria, anche oggi sono il re / Scappo dal locale finito lo show / Ho i soldi in tasca e lo zio Tommy che mi scorta / Scelgo una tipa, nessuna dice di no / Me la portano in camera con una Vodka”, canta Sfera Ebbasta in Ricchi per sempre. “La mia ragazza segue la moda, io seguo i soldi e la droga”, canta la Dark Polo Gang in Diego Armando Maradona. “Mi tuffo verso i soldi con un doppio carpiato”, cantano in Cono gelato. Nei loro testi criticano il mondo del rap italiano, considerato accessibile a tutti; ma sono anche attaccati da gran parte dei sostenitori della scena hip-hop. I testi di Ghali sfiorano la politica e la sua anima italiana e tunisina. “Fumo, entro, cambio faccia / Come va a finire si sa già / Devo stare attento, mannaggia / Se la metto incinta poi mia madre mi / Perché sono ancora un bambino / Un po’ italiano, un po’ tunisino / Lei di Portorico, se succede per Trump è un casino / Ma che politica è questa? / Qual è la differenza tra sinistra e destra? / Cambiano i ministri ma non la minestra / Il cesso è qui a sinistra, il bagno è in fondo a destra”, canta in Cara Italia.
Il Marilyn Manson italiano…
L’ultimo fenomeno è Young Signorino, 19 anni, di Cesena, volto coperto da piccoli tatuaggi, scritte come “Love Everybody”, “Sex Sex Sex”, ha un passato fatto di cliniche psichiatriche e l’ambizione di essere il Marilyn Manson italiano… e uno stile che sembra andare già oltre i canoni della trap. La sua Mmh Ha Ha Ha è diventata un cult, anche nella versione voce e piano, piena di ironia, che ne ha fatto Dolcenera.
Come scrivere una canzone trap
Come in tutti i fenomeni c’è chi scrive di certe cose perché le ha vissute, e chi per posa, per moda. C’è chi sa suonare e cantare, e conta su produttori di gran classe, e chi improvvisa. Ma forse il miglior manuale minimo per capire la trap ce lo fornisce Mark The Hammer, al secolo Marco Arata, musicista provetto, che prova a discernere, con grande ironia, gli elementi per fare un pezzo trap in un video che spopola su YouTube. Se siete dei grandi amanti della trap, non guardatelo. Se siete incuriositi dal fenomeno, ma non dei fan, buona visione…