19 settembre 2018
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Biografia di Asia Argento
Asia Argento (Aria Maria Vittoria Rossa A.), nata a Roma il 20 settembre 1975 (43 anni). Attrice. Regista. «Odio le critiche. Mi fanno venire il sangue cattivo» • Figlia del regista Dario Argento e dell’attrice Daria Nicolodi; sorellastra di Fiore Argento (1970), nata dal matrimonio del padre con la restauratrice Marisa Casale, e di Anna Ceroli Nicolodi (1972-1994), nata dalla relazione della madre con lo scultore Mario Ceroli • Il padre, a proposito del nome: «L’Asia è un continente che amo, e quella parola evoca atmosfere esotiche, grandi spazi, tanti motivi che mi hanno convinto a sfidare l’anagrafe. Non credevo però che un nome potesse scatenare un caso tanto complicato. […] Mi trattarono come un irriducibile innamorato delle cose strane. “Asia” per loro era una completa assurdità. Non solo non c’era il solito santo di riferimento, ma era il nome di un continente, e dunque era vietato. Cadevano dalle nuvole e mi guardavano come se fossi pazzo. Visto che io non desistevo decisero di cambiare Asia in Aria. Ma l’aria non è più astratta dell’Asia? Niente da fare. L’aria va bene, l’Asia no. E non mi servì a nulla raccontare che in Russia Asia era il diminutivo di Anastasia. Mia figlia doveva diventare Aria, prendere o lasciare» • «Il mio bisnonno era in Brasile e distribuiva film, mia nonna fotografa, gli zii produttori, mamma un’attrice… e poi c’è papà Dario: sono una dinastia, gli Argentos!». «Quando sono nata i miei genitori hanno proiettato Via col vento per tre giorni di seguito. Ancora oggi è uno dei miei film preferiti». «“Sono nata durante Suspiria, anzi qualche mese prima che lo facessero, quindi i miei genitori l’hanno scritto mentre mia madre era incinta. E avevo cinque anni quando mio padre ha fatto Inferno. Ho visto Suspiria per la prima volta a sei anni, e Inferno poco dopo. Sono state le favole con cui sono cresciuta: sono film che ho visto centinaia di volte, probabilmente, e li facevo vedere a tutti i miei amici. Ma non li ho mai considerati film d’orrore, cioè mi spaventavano, però erano veramente simili alle favole che non mi raccontavano i miei genitori; quindi vedere i film di mio padre – questi due, in special modo, sono i miei preferiti – era un po’ come ascoltare Hänsel e Gretel o Biancaneve, con quelle streghe terribili”. […] “Pensavo che sarei diventata una scrittrice. A cinque anni avevo come livre de chevet Moby Dick”. […] Ma è vero che già a nove anni hai scritto un libro di racconti dal titolo Pensieri? “Sì, era una raccolta di piccole storie molto crudeli. Ma scrivevo anche poesie”» (Manlio Gomarasca e Davide Pulici). «Che bambina sei stata? “Una che quando ha visto Freaks per la prima volta si è illuminata, che consumava cinema di ogni genere, film muti, in bianco e nero, che amava Truffaut. Mi sentivo così diversa, ma ho capito che non c’era bisogno di essere accettati da tutti, né per essere uguali, né per distinguersi”» (Andrea Giordano). «Quand’ero piccola mio padre prese un Betamax e io guardavo film tutti i giorni, specialmente gli horror perché allora erano proibiti. Guardavo cinque film al giorno, sempre gli stessi! In realtà volevo scrivere per il cinema, poi a 5 anni dissi a mia madre che volevo fare l’attrice, ma lei mi disse di lasciar perdere. I miei mi dicevano di fare altro. Mio padre mi disse di fare la regista perché gli attori sono persone tremende. Lì un po’ mi bloccai: non volevo diventare una persona tremenda». Esordio da attrice a 9 anni, diretta da Sergio Citti nel film televisivo Il ritorno del guerriero (1984), capitolo della miniserie Sogni e bisogni. Primo ruolo da protagonista a 13 anni, «sul set di Cristina Comencini per Zoo: "L’incontro con Cristina mi ha insegnato a dimenticare la sceneggiatura e ad avere un senso del dovere, perché il film è un lavoro di gruppo e ognuno deve fare qualcosa". […] Poi a 16 anni arriva un altro momento molto importante sia personalmente che professionalmente, ovvero l’incontro con Michele Placido in Le amiche del cuore: "In quel momento ho capito che questo sarebbe stato il mio mestiere. Certo ci sono stati anche momenti diametralmente opposti", come ad esempio qualche anno prima sul set di Palombella rossa con Nanni Moretti e la sua proverbiale esigenza: "Lì pensai che non era un mestiere per me: Nanni mi faceva fare le scene 80 volte e per tre anni non feci più film. Lui cercava una perfezione che secondo me non può esistere, ma trovo comunque giusto assecondare la ricerca di un regista"» (Gabriele Niola). «“All’inizio, quando recitavo c’era una parte dentro di me che non si rassegnava a non poter essere una scrittrice. Infatti ogni film era una specie di incubo, soffrivo di crisi d’insonnia. Era una condizione molto stressante…”. Che è passata quando? “A sedici anni, quando ho girato Trauma con mio padre, il primo film in cui lui mi ha diretta. Il fatto che mi avesse scelta mi ha dato sicurezza, mi ha fatto sentire protetta. Durante le riprese riuscivo a dormire benissimo”» (Gomarasca e Pulici). In seguito fu apprezzata nel ruolo della paraplegica coprotagonista di Perdiamoci di vista di Carlo Verdone (1994), che le valse il primo David di Donatello quale miglior attrice protagonista, ottenuto per la seconda volta nel 1997 per la sua interpretazione in Compagna di viaggio di Peter Del Monte; in quegli anni fu degna di nota anche nella commedia Viola bacia tutti di Giovanni Veronesi (1998). Nel 1998 la svolta internazionale, con New Rose Hotel di Abel Ferrara, cui seguirono numerose partecipazioni a produzioni estere anche importanti: tra le altre, xXx di Rob Cohen (2002), Last Days di Gus Vas Sant (2005), La terra dei morti viventi di George A. Romero (2005), Marie Antoinette di Sophia Coppola (2006), Une vieille maîtresse di Catherine Breillat (2007) e Go Go Tales di Abel Ferrara (2007), quest’ultimo particolarmente discusso per la scena di un bacio in bocca autenticamente scambiato tra l’attrice e un rottweiler («Fin da bambina sono stata terrorizzata dai cani, come Abel Ferrara del resto. Con quel rottweiler il rapporto era iniziato in maniera burrascosa, perché mi trascinava da una parte e dall’altra del set. Poi, siamo diventati amici, ho imparato a volergli bene e quel bacio ha sancito la nostra complicità. Come sempre su un set di Ferrara, le cose non vengono pianificate, e anche quella scena è stata improvvisata al momento»). Se tali interpretazioni, soprattutto in patria, furono generalmente accolte con molta freddezza, autentiche stroncature salutarono le parti sostenute dalla Argento nei film diretti dal padre, da Trauma (1993), La sindrome di Stendhal (1996) e Il fantasma dell’Opera (1998) fino a La terza madre (2007) e Dracula 3D (2012). Maggiore curiosità hanno invece suscitato i tre lungometraggi da lei sinora diretti: Scarlet Diva (2000), Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (2004) e Incompresa (2014). «La regia racchiude tutto ciò che amo: scrittura, costumi, musica, fotografia. È un po’ un pasto completo». Dopo aver annunciato il suo ritiro dalle scene, nel 2017 ha debuttato a teatro diretta da Filippo Dini in Rosalind Franklin. Il segreto della vita di Anna Ziegler, «storia della scienziata che per prima fotografò la struttura del Dna senza ricevere riconoscimenti (Watson, Crick e Wilkins vinsero il Nobel). […] Aveva detto che non avrebbe più recitato. E poi? “È arrivata Rosalind. Volevo che si parlasse di quello che ha scoperto, di quanto ha sofferto. Ho scoperto la bellezza del teatro: si fa con una dedizione che al cinema non c’è”. […] Come si è disamorata del cinema? “Dopo aver avuto i figli non avevo scelta: non potevo andare all’estero, dove mi davano copioni più interessanti. A quel punto mi ero rassegnata a fare l’impiegata. Quando mi proponevano un film, chiedevo: dura poco? quanto mi pagano? Mi dispiace, ce l’ho con me stessa per aver preso così il mio lavoro, certi film che ho fatto erano un insulto alla mia intelligenza. Tornavo a casa svuotata”. Colpa anche di una certa immagine che c’era di lei? “Intende il fatto che mi chiedessero sempre di fare la prostituta? Diciamo che uno si domanda: ma perché se hanno bisogno di una nuda chiamano sempre me? Lo fanno perché non mi vergogno? Che poi io mi vergognavo: diventare scostumata è stata una contro-terapia”» (Ferdinando Cotugno) • Qualche esperienza come conduttrice, sia in radio (LifeinAsia, su LifeGate Radio) sia in televisione (Amore criminale, su Rai Tre) • Grande clamore hanno suscitato, a partire dall’ottobre 2017, le accuse da lei mosse – a scandalo già iniziato – contro il produttore statunitense Harvey Weinstein, a suo dire colpevole di averla molestata sessualmente in due occasioni quando aveva 21 anni. Tali dichiarazioni, ampiamente propalate da una sponda all’altra dell’Atlantico, contribuirono, insieme ad altre accuse di analogo tenore rivolte nei confronti di altri personaggi del mondo dello spettacolo italiano e statunitense, a fare della Argento una delle principali portavoce del movimento femminista #MeToo. Ne fu però sostanzialmente ostracizzata alcuni mesi dopo, quando la stessa Argento fu accusata di abusi sessuali per i rapporti avuti con l’attore statunitense Jimmy Bennett (che nel 2004, a otto anni, aveva interpretato suo figlio nel suo secondo film da regista, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa) quando costui aveva ancora diciassette anni (mentre in California, dove sarebbe stato consumato l’amplesso, l’età del consenso è fissata per legge a 18 anni), e di averlo successivamente pagato perché non rivelasse quanto accaduto; in seguito a tali notizie è stata peraltro annullata la sua partecipazione quale giudice alla dodicesima edizione del programma televisivo X Factor (Sky). «Di quell’attore in erba Asia Argento era la mentore riconosciuta, tanto che lui la chiamava “mamma”. Tra loro si era instaurato, a sessi rovesciati, lo stesso rapporto di subordinazione che il produttore hollywoodiano Weinstein intratteneva con le sue prede. Come nel Signore degli anelli, il Potere altera le relazioni umane, facendo impazzire chi lo detiene, ma anche chi è disposto a tutto per ottenerne i favori. Solo un illuso può credere che nelle mani delle donne cambi natura: la Storia è piena di regine ninfomani e sanguinarie. Maschio Weinstein o femmina Argento che sia, chiunque eserciti un potere senza controllo finisce sempre per abusarne» (Massimo Gramellini). «È meraviglioso che in Asia Argento ci sia contemporaneamente la vittima e il carnefice. Ed è anche non solo una vendetta per i maschi, ma la testimonianza di una vera raggiunta parità dei sessi» (Vittorio Sgarbi) • Due figli: una femmina, Anna Lou (2001), dal cantante Morgan, suo compagno dal 2000 al 2007, e un maschio, Nicola Giovanni (2008), dal regista italo-statunitense Michele Civetta, suo marito dal 2008 al 2012. Numerose relazioni all’attivo: tra gli altri, il regista Sergio Rubini, gli attori statunitensi Vincent Gallo e Michael Pitt, il cantante Max Gazzè e, da ultimo, il cuoco e personaggio televisivo statunitense Anthony Bourdain, morto suicida a 61 anni l’8 giugno 2018. «Sei una seduttrice? “No, ero sempre sedotta. Fino a 17 anni mi lasciavano tutti. Poi è accaduto qualcosa, sono diventata una giustiziera, e mi sono messa a spezzare i cuori. […] Sono timida e maldestra, però senza volerlo ho creato un alter ego che è diventato un’emanazione delle mie insicurezze: un sex symbol, appunto. Ero una specie di Ddt: cadevano tutti stecchiti. Pensavo di essere la meno attraente, ma se a una così dai sicurezza diventa megalomane. Di colpo mi sentivo la più figa del mondo”. […] Mai stata fedele? “No. In quarta ginnasio avevo cinque fidanzati che vennero tutti davanti a scuola. Dicevano: ‘Io sto con Asia, no ci sto io, no io…’. Poi mi hanno mandata tutti al diavolo: non ero così dominatrice. Solo che mi fidanzavo con tutti, insomma ci si baciava”. Ma gli altri erano fedeli? “Non me ne frega nulla, della fedeltà. Il tradimento non è con un altro corpo, è quando non c’è più la comunione”. […] Hai avuto dei bei rapporti di sesso? “Sì, sempre, perché se non c’è quello… Io con gli uomini ho sempre detto: ‘No guarda, non si fa così’. Poi erano più contenti, perché non sanno toccare il corpo di una donna: sono terrorizzati, è come se dovessero affrontare un’operazione. Uno li deve guidare. […] Molto meglio con le donne. A letto”» (Barbara Alberti) • «“Dopo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa ho subito uno shock, profondo. Quando ho scoperto che J.T. Leroy, lo scrittore presunto transgender dal cui libro avevo tratto la sceneggiatura, era in realtà una donna e un’impostora, mi sono sentita tradita”. Al tempo si disse che avevate una relazione. “Ci scambiavamo tenerezze, ci baciavamo. Mi raccontava di essersi operato da poco, e a me appariva irresistibile e lusinghiero che un uomo appena divenuto donna mi trovasse così bella e attraente”» (Raffaele Panizza) • Numerosi tatuaggi. «Sul polso ha tatuato un pulsante: “Pause” (“Vorrei davvero premerlo ogni tanto, e fermarmi”). Anche il suo corpo è un’opera d’arte. Al petto la collana vittoriana, sulla schiena il fiore della vita, sulle braccia geometrie sacre, il sigillum di quelli che sentono le voci degli spiriti, sul ventre un angelo ad ali spiegate che la protegge. “Me lo ero fatto cancellare, perché il mio ex marito diceva: "Una vecchia coi tatuaggi non si può vedere". Avevo 33 anni. Quando ami qualcuno, vuoi piacergli. Ma poi l’ho ritatuato”» (Alberti) • «È nipote d’arte. La passione per la fotografia gliel’ha inoculata la nonna paterna, la madre di Dario Argento, la brasiliana Elda Luxardo, autrice di memorabili scatti in bianco e nero. Suoi i primi ritratti di Gina Lollobrigida, di Sophia Loren, di Claudia Cardinale. […] "Curiosamente non amo fotografare i miei figli, forse perché i miei genitori non hanno quasi mai fotografato me: in tutto avrò non più di dieci foto della mia infanzia. Quando fotografo le persone che amo mi sembra di rubargli un pezzetto di anima, esattamente quello che dicevano gli indiani d’America…". […] Collegata a quella per la fotografia è la passione per la musica. "È esplosa in me quando avevo cinque anni. Avevamo in salotto un grande pianoforte a coda e ci piaceva strimpellare. Alle mie due sorelle più grandi hanno fatto studiare musica, a me l’hanno negato. Mi dicevano: tu sei quella che scrive le poesie. E per me è rimasta un’ossessione. Non ho scuola, ma ho istinto"» (Laura Laurenzi) • «Mi sono sempre percepita come un ibrido. Succede mi scambino per un uomo. Capita spesso. A New York, in Cina. In aeroporto. Mi chiamano "Sir". All’inizio non capivo se dovevo essere lusingata o sentirmi offesa». «"Selvaggia" va meglio di "cattiva ragazza" o "dark lady", perché mi assomiglia di più ed è qualcosa che fa parte della mia giovinezza scapestrata e ribelle. Ho imparato a conoscermi attraverso il cinema, ma sono un’autodidatta e ho iniziato a 9 anni. Mentre i ragazzi della mia età si divertivano, io già lavoravo: ho lavorato tutta la vita, e non è sempre stato un percorso sereno e luminoso, anzi a tratti selvaggio, appunto, anche se ora mi sono "instradata" in una direzione più tranquilla». «Recitare è stata una terapia perché da piccola ero timidissima, ma mi ha portato ad essere quella che non ero. L’attore non è un artista, è uno strumento, e quando diventi attore nella vita e ti accorgi che devi pagare il biglietto per vederti e riconoscerti allo specchio ti rendi conto che sei andato troppo oltre».