la Repubblica, 10 settembre 2018
Donne sull’orlo di un crepacuore
Di dolore ci si ammala eccome. Lo sanno bene quelle donne alle quali è stata diagnostica la sindrome di Tako- tsubo, conosciuta anche come sindrome del cuore infranto o crepacuore. L’iter per arrivare a diagnosticarla accomuna molte pazienti. «Quasi sempre arrivano in pronto soccorso a causa di un forte dolore al petto, nel sospetto di avere un infarto in corso», racconta Leda Galiuto, cardiologa al policlinico Gemelli di Roma che dedica il suo lavoro, da anni, a questa malattia e alla medicina di genere. Il cuore infranto si presenta difatti come un infarto: dolore al petto o affanno improvviso, si associa ad alterazioni dell’elettrocardiogramma, ma al momento della coronarografia d’urgenza le coronarie risultano a sorpresa normali, senza stenosi, ovvero senza restringimento. Con un però. «Il cuore, difatti, mostra una alterazione della forma, che lo rende simile a un palloncino», aggiunge la cardiologa. Il fatto è che «nove donne su dieci quando arrivano in ospedale hanno sintomi compatibili con l’infarto e questo accade spesso in prossimità di un evento drammatico come un lutto o una separazione, o comunque di eventi traumatici da un punto di vista emotivo», spiega Galiuto. Ma può bastare anche molto meno: persino una lite condominiale può dare il via a una scarica anomala di adrenalina. Un surplus dell’ormone dello stress che manda in tilt il cuore.
Se da un lato, però, la dilatazione del ventricolo che si verifica in questi casi, fortunatamente, è reversibile e la forma torna normale il più delle volte, dall’altro gli esperti avvertono che è bene non sottovalutare la malattia. I data-base epidemiologici, infatti, rilevano una mortalità pari a quella da infarto e le recidive non sono rare. Per questo, anche se prevenire il crepacuore non è facilissimo, si deve intervenire per allontanare il rischio che la sindrome si riaffacci. «Dobbiamo affrontarla – aggiunge la cardiologa – con un approccio psico- dinamico e occupandoci molto seriamente anche dell’aspetto psicosomatico della malattia». Del resto Galiuto nella sua lunga esperienza ha capito – e come lei molte cardiologhe e cardiologi – che il percorso psicoterapeutico non è e non deve essere solo un corollario della cura ma uno dei pilastri portanti visto che, spiega: «Il cuore è un organo bersaglio del malessere psichico più nelle donne che negli uomini».
La sindrome del cuore infranto” preferisce” donne sottoposte a un forte stress che hanno superato i 45/50 anni e il più delle volte sono in menopausa o in pre- menopausa. Si tratta comunque di persone «colpite da una perdita, da un lutto, da una tragedia personale o da un evento che loro hanno vissuto come tale, come può essere, ad esempio, una separazione». Per Galiuto, quindi, per prevenire efficacemente la sindrome del crepacuore, o le eventuali recidive bisogna anche «lavorare sul lutto facendosi aiutare. La psicoterapia non è dunque un elemento secondario anche perché si tratta di donne provate, con problemi di depressione».
Del resto la depressione, secondo le previsioni elaborate dall’Organizzazione mondiale della sanità, sarà nel 2020 la malattia più diffusa. Tra le donne. Ma anche tra gli uomini.