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 2018  settembre 10 Lunedì calendario

"Sfollati a ottant’anni abbiamo trovato l’amore"


Si guardano negli occhi emozionati e passeggiano tenendosi per mano come una coppia di diciottenni. Una stretta forte, come se avessero paura che qualcuno o qualcosa possa dividerli. «Sposarci? I suoi parenti ci osteggiano, dicono che a questa età sarebbe uno scandalo per lei, che riderebbero tutti al paese, ma dopo che abbiamo perso la casa e tutto quello che avevamo, rimetterci in gioco sarebbe il nostro premio». È proprio vero che l’amore non ha età, ma Pasquale Ranieri, 86 anni, di Napoli, e Graziella Pistorio, 83 anni, di Catania, mai avrebbero pensato che ponte Morandi, invece di dividerli, li avrebbe uniti. Lui carpentiere, lei casalinga, abitavano in via Porro 9, uno degli undici palazzi evacuati per il crollo del 14 agosto che ha ucciso 43 persone, ferito 16 e messo in strada 255 famiglie. «Eravamo vicini di casa – racconta Pasquale –, io abitavo al piano di sotto e lei in quello di sopra. Ci conosciamo da dodici anni perché ero amico di Dino, suo marito, che è mancato quindici anni fa».Pasquale è rimasto solo ad aprile, quando sua moglie si è spenta dopo una lunga e terribile malattia: l’Alzheimer. «Ci vedevamo ogni tanto per prendere il caffe – chiarisce Graziella – per fare quattro chiacchiere in compagnia. Essere vecchi è brutto quando si è soli e lui mi fa tanto ridere». «Diciamo che hai perso la testa per me», scherza Pasquale mentre sta pranzando al teatro della chiesa della Cella, nel quartiere di Sampierdarena dove la protezione civile ha allestito la mensa per gli evacuati. Il menù offre riso con lo zafferano ("il profumo della mia Sicilia”, ricorda Graziella), filetto di tacchino e prugne del contadino. Lui le spezza il pane, si assicura che abbia le posate e l’acqua gassata nel bicchiere. «È così pieno di attenzioni da quando ha saputo che ho perso cinque chili per lo stress», sorride Graziella che non ha figli e solo parenti a Misterbianco, in provincia di Catania.È trascorso quasi un mese dal disastro. «Ricorderemo sempre quel momento – riavvolge il nastro Pasquale –, i muri tremavano, ma non era un terremoto: quello dura pochi secondi, quel martedì le vibrazioni non finivano mai, il pavimento si muoveva e si alzava come se stesse bollendo. Ho guardato alla finestra e ho visto i pilastri ondeggiare e il ponte crollato. Sono corso a suonare alla sua porta. Lei era in vestaglia. Le ho detto: “Corri, qui ci cade tutto in testa"». Il destino ha voluto che, quel ponte, Pasquale aveva contribuito a costruirlo.«Avevamo realizzato il pluviale e penso di essere l’unico tra gli sfollati che il ponte lo ha costruito e ha visto il presidente Saragat inaugurarlo nel 1967. Poi vent’anni fa ho comprato casa proprio là sotto. Avevamo una bimba, i soldi erano pochi e non potevo andare altrove». Ora i due anziani vivono in un albergo. «Una soluzione che non mi piace – va avanti Pasquale –. Tra l’altro la colazione la paghiamo e costa 15 euro al giorno, mentre la sera mangiamo salumi e formaggi stendendo un asciugamano sul letto perché il ristorante non possiamo permettercelo». Pasquale ha già firmato il contratto per un appartamento. «Ho dato la caparra di 1.650 euro, le chiavi le avrebbero dovute consegnare sabato scorso ma non lo hanno fatto. Ora mi rivolgerò a un’associazione consumatori perché è una cosa strana.Abbiamo deciso di andare a vivere insieme quando ci siamo trovati in mezzo a una strada e non avevamo più un punto di riferimento – dice Graziella –. Abbiamo pensato che in due è più facile, ci sentiamo più forti e possiamo darci una mano visto che gli anni si sentono...
Anche per parlare e magari litigare un po’».Ora la speranza è di poter rientrare nelle case, anche solo per qualche minuto. «Vorrei recuperare un quadretto e le cornici con le foto dei miei nipoti», conclude Graziella.