La Stampa, 10 settembre 2018
Il fascino dei luoghi abbandonati. “Inseguire il tempo tra fabbriche e ville in rovina”
Fabbriche in rovina, discoteche mangiate dal tempo, edifici cadenti assediati dalla vegetazione. Città, periferie e campagne italiane sono piene di strutture che fino a poco tempo fa erano piene di vita e che ora, proprio perché evocano qualcosa che non c’è più, sono ricche di un fascino decadente. Da quasi dieci anni i luoghi abbandonati attirano uno strano genere di turismo, gente armata di macchina fotografica che, soprattutto all’inizio, non esitava a scavalcare cancelli o a infilarsi nei buchi di recinzioni diroccate pur di riscoprire ambienti deserti e le loro storie. Ora il collettivo Spazi indecisi di Forlì è passato alla fase due e, dopo otto anni trascorsi a guidare gli appassionati nelle loro incursioni, sta per presentare un museo diffuso dell’abbandono, «In Loco», formato da sette itinerari sparsi per il territorio romagnolo.
Il percorso
Il sito Internet dell’associazione documenta l’esistenza di centinaia di posti del genere in tutta la regione, ma per le mete di questo museo a cielo aperto sono state scelte delle linee tematiche precise: Lavori in trascorso rende omaggio alle fabbriche che furono nella Forlì del Novecento; Totally Riviera prevede un viaggio lungo la costa alla ricerca delle colonie costruite durante il Ventennio, monumenti dell’architettura razionalista; Un’estate al mare racconta vecchi luoghi del divertimento estivo in Romagna, fra parchi acquatici e locali da ballo ormai spenti per sempre; Darsena 3.0 ripercorre gli avamposti della produttività ravennate, fra mare e archeologia industriale; Totally terrae è una scorribanda nell’entroterra fra edifici istituzionali, scuole e opifici del secolo scorso, ancora nel segno del razionalismo, che da queste parti ha lasciato tracce importanti come lo stabilimento aeronautico Caproni a Predappio;
Senti ieri
invece è dedicato alle case in pietra della Romagna toscana, mentre
Do.Ve
è un itinerario artistico che rilegge otto residui urbani attraverso opere e installazioni realizzate ad hoc.
«Queste testimonianze sono ciò che rimane della nostra urbanizzazione passata, attraverso i resti cerchiamo di raccontare il mutamento del territorio - spiega Francesco Tortori, del collettivo Spazi indecisi -. Il nostro è un progetto di valorizzazione culturale di un paesaggio che rischiamo di perdere: lo portiamo avanti attraverso visite guidate, performance artistiche ed esperienze di rigenerazione come l’ex deposito delle corriere di Forlì, che oggi è sede della nostra e di un’altra associazione». Un esempio ulteriore di luogo abbandonato riportato in vita? L’ex acquedotto Spinadello a Forlimpopoli, che venne ristrutturato e poi richiuso per altri dieci anni, dove oggi una cordata di associazioni organizza visite ed eventi, pedalate e appuntamenti di birdwatching.
Gli ideatori
Tornando al museo In Loco, entro un paio di settimane saranno pronte mappe cartacee e applicazioni web che permetteranno ai turisti dei luoghi abbandonati di scaricare sui loro dispositivi contenuti multimediali che descrivono gli aspetti storici e sociali di quegli spazi: «Abbiamo raccolto i racconti e gli aneddoti delle persone che ci sono vissute o ci hanno lavorato, che potranno essere visualizzati e arricchiranno la visita, in modo da incrociare la storia con la S maiuscola con le piccole storie», aggiunge Tortori. E’ così per il vecchio autista di bus che racconta come un tempo sui mezzi pubblici non viaggiassero le donne, o per l’ex operaio dello Zuccherificio Eridania di Forlì, intervistato da Spazi indecisi all’interno dello stabilimento in rovina: oggi per entrarci bisogna farsi largo fra piante ed erbacce dopo aver chiesto il permesso al curatore fallimentare, ma lui ricorda bene la vita nella fabbrica, un rudere colossale lasciato a morire negli Anni 80.
Verso la costa poi appaiono luoghi dall’effetto straniante, in cui sembra quasi di sentire le voci della gente che fino a una quindicina d’anni fa ci andava a divertirsi, è il caso di Acquaria Park a Pinarella di Cervia: i lunghi scivoli azzurri, gialli e rossi avvolti in spirali adesso terminano la loro corsa nell’erba alta, dove una volta c’era la piscina. A pochi chilometri, a Cervia, la cupola della discoteca Woodpeckerer emerge dal niente come un’astronave corrosa dal tempo. L’enorme ex colonia Montecatini, sempre a Cervia, costruita nel 1939 per ospitarvi 500 Balilla, è un altro spazio deserto nel cuore della Riviera delle vacanze. Tutti luoghi carichi di storie su cui Spazi indecisi sta compiendo un lavoro di ricerca archivistica che confluisce online: «Vogliamo scegliere che cosa tramandare di tanti spazi abbandonati, perché vogliamo che alle generazioni attuali pervengano informazioni su un patrimonio vasto e prezioso».