il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2018
La grafologa analizza le firme di Trump e Putin
“La grafologia non è una scienza esatta”, premette Emma Bache, grafologa di punta del Regno Unito. Nemmeno la politica; eppure quando le due discipline si incontrano ne escono ritratti convincenti.
Cosa rivela la grafia di Donald Trump?
Guardi la firma, sembra un elettrocardiogramma. Siccome la possiamo controllare meglio del resto della scrittura, di solito mostra un’immagine diversa di quella reale. Nel caso di Trump no: lui non teme di mostrarsi come è… Un businessman, dominato dalla spinta a far soldi e chiudere affari, con un fortissimo narcisismo. Sbaglia chi lo liquida come uno scemo, incapace di comprendere le conseguenze delle sue azioni: è un uomo analitico e attento pianificatore, pondera le sue scelte ma sa imporle perché è indifferente a cosa pensa di lui la gente. Caratteristica pericolosa, ma molto utile in posizioni di potere. L’ego lo porta a non venir meno a una promessa o a una minaccia e quindi, per quanto non sia uno sconsiderato, cercare di spingerlo nell’angolo può esser pericoloso, perché ha la mentalità del who dares wins, chi tiene duro più a lungo raggiunge l’obiettivo.
E Vladimir Putin?
Un perfezionista, con tratti di estrema arroganza ma anche segni arrotondati che suggeriscono il bisogno di proteggersi. Come Trump è un narcisista ma con un intelletto superiore, e a motivarlo non è né il potere né il denaro. È mosso dalla lealtà alla Madre Russia, un attaccamento che lo rende emotivo, soggetto a collere furibonde e reazioni passionali. È sinceramente legato alla tradizione, non uno che rompe le regole come il presidente Usa.
Sembrano avere parecchio in comune…
Decisamente: narcisismo, concretezza, una totale indifferenza per ciò che gli altri pensano di loro, da cui deriva grande spregiudicatezza, ma che rendono possibile una buona relazione e probabilmente un accordo. Sono due facce della stessa medaglia.
Personalità pericolose?
Personalità che non si fermano davanti a nulla…