il Giornale, 11 settembre 2018
In Cina il falso Prosecco si beve in lattina
Il caso più curioso riguarda 30 milioni di litri di falso Prosecco messi in vendita su Alibaba, il maggior sito di e-commerce cinese. In spregio a ogni bon ton enologico erano offerti non in bottiglia ma in lattina. A bloccare l’obbrobrio, tale era da tutti i punti di vista lo si guardi, è stato nel 2017 un intervento dell’Ispettorato del Ministero per le Politiche Agricole. Negli ultimi anni l’Icqrf, oltre che occuparsi di repressione delle frodi alimentari sul territorio nazionale, ha assunto anche l’incarico di «poliziotto» della rete globale. Ha concluso una serie di accordi con la già citata Alibaba, e con altri colossi come Ebay ed Amazon, in modo da poter intervenire quando il made in Italy alimentare è a rischio. Dal 2014 gli interventi di questo tipo a livello internazionale sono stati più di 2600, 615 solo nel 2017.
Nella maggior parte dei casi si tratta di protezione dei prodotti della penisola dal cosiddetto «italian sounding», la vendita di prodotti che suonano italiani ma non lo sono. «Il primo accordo lo abbiamo concluso con Ebay nel 2014, poi sono arrivati gli altri», spiega Stefano Vaccari, numero uno dell’Ispettorato delle politiche agricole. «Quando notiamo o ci segnalano una inserzione che faccia pensare a un illecito, attiviamo i siti interessati e inviamo una sorta di diffida. Nella maggior parte dei casi la vendita irregolare viene bloccata nel giro di 24 ore se si tratta di Ebay, di 72 nel caso di Alibaba».
Nella rete degli sceriffi del made in Italy è finito di tutto: prosciutti di Parma prodotti in Cina, un aceto balsamico di Modena proveniente dalla Turchia, pecorino romano misteriosamente commercializzato da un quartiere periferico di Bangkok. In Ucraina e Moldavia è stata invece segnalata la vendita di un vino con etichette dal disegno del tutto simile a quello di una nota casa italiana, solo il nome era stato goffamente mutato in «Moscato d’Astri».
«Al di là dei tentativi di truffa pura e semplice», spiega Vaccari, «spesso pesa anche l’ignoranza, la mancata consapevolezza che un nome, un’indicazione geografica è protetta». Colpiscono le dimensioni del mercato via web, un elemento che rende ancora più importante la necessità di una tutela globale. «Le faccio l’esempio di Alibaba: l’11 novembre scorso, per il cosiddetto single day, l’equivalente del black friday degli americani, il giorno in cui si fanno grandi sconti per il via della stagione natalizia, la società cinese ha incassato 24,7 miliardi di dollari. Per gli acquisti di un solo giorno ha inviato 812 milioni di pacchi. Per fare un confronto le Poste italiane spediscono 100 milioni di pacchi all’anno».