Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 11 Martedì calendario

I padri che scappano dai figli disabili

Caro Aldo,
il messaggio di valori e umanità lanciato da Carlo CALENDA ex ministro dello Sviluppo economico, mi è piaciuto tantissimo. Ho appreso dal post su Twitter delle condizioni di salute della moglie Viola, colpita da un recidiva di leucemia.
Al termine dell’esperienza del governo Gentiloni, CALENDA si era fatto leggere sui social e sulla stampa. Nell’ultimo periodo si era perso un po’ di vista. Il loro è stato un gesto coraggioso che fa comprendere che forse qualche volta bisogna pure fermarsi per capire in quale direzione si sta andando. «Viola è una leonessa» ha scritto CALENDA, e quindi non posso che inviargli affettuosamente il mio in bocca al lupo più sincero!
Caro Giorgio.
L a storia di Carlo CALENDA e della moglie si presta a due riflessioni. La prima riguarda l’uso dei social, sulla quale mi dichiaro incompetente: non li uso, non sono su Twitter né su Instagram, e l’unica pagina Facebook a mio nome è quella cui inviare le lettere e i messaggi al Corriere. Posso dire solo che la foto del profilo di CALENDA, che lo raffigura con la moglie e la mascherina della terapia intensiva, è molto bella. Ho trovato più interessante però il colloquio dell’ex ministro con Maria Latella del Messaggero, là dove CALENDA racconta di aver scoperto che molti mariti non reggono alla malattia della moglie, e scompaiono. Mi è tornata in mente una cosa che mi raccontò Bebe Vio. La campionessa paralimpica ha fondato con i suoi genitori un’associazione per aiutare i giovani amputati come lei a fare sport; cosa non facile, perché la carrozzina che serve per tirare di scherma è diversa da quella per il basket, mentre per il calcio servono stampelle speciali. Molti di loro sono figli di genitori separati: uno dei due non regge al trauma, e scappa. E a scappare è quasi sempre lui, il padre, il marito.
È difficile giudicare persone che non si conoscono, di cui non si sono provate le sofferenze. Però mi chiedo che cosa siano diventati gli uomini. Prendersi cura dei malati non può essere una caratteristica soltanto femminile. Anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte; non solo in famiglia, ma nella vita pubblica, ora che finalmente abbiamo capito che la Terra e l’uomo non sono immortali, e quindi tocca a noi prendercene cura.