la Repubblica, 10 settembre 2018
Due divorzi e un complotto, le storie tese di Boris Johnson
Nel partito conservatore scoppia la guerra attorno a Boris Johnson. Ad accendere la miccia è lo stesso ex-ministro degli Esteri, con un articolo in cui paragona la strategia di Theresa May per la Brexit alla «cintura suicida» di un terrorista legata attorno alla costituzione del Regno Unito, il cui detonatore è nelle mani di Michel Barnier, capo negoziatore dell’Unione europea.
L’intervento gli attira un’ondata di critiche da parte dei suoi colleghi dei Tories: «È veramente troppo», commenta il sottosegretario agli Esteri Alan Duncan. «Questo è uno dei momenti più disgustosi nella moderna politica britannica e segna la fine politica di Johnson».
Concorda Tom Tugendhat, ex-ufficiale dell’esercito, deputato dei Tories e attuale presidente della commissione esteri dei Comuni: «Un terrorista suicida ha ucciso molti miei commilitoni in Afghanistan. Paragonare lapremier a qualcosa del genere non è divertente». E il ministro degli Interni Sajid Javid accusa: «Ci sono modi migliori di esprimere le nostre divergenze».
L’attacco di BoJo arriva nel bel mezzo di uno scandalo privato che già rischiava di metterlo in difficoltà: il divorzio dalla moglie Marina Wheeler, che lui tradiva con una giovane funzionaria del proprio partito. Le foto di lei, Carrie Symonds, che balla in short sul cofano di un’auto davanti al parlamento di Westminster, riempivano i tabloid domenicali, accanto a quelle di lui ripreso mentre si addormenta in tribuna a una partita di cricket, tra qualche fischio del pubblico nei suoi confronti, forse dopo una notte insonne. Qualcuno sostiene che il durissimo attacco alla strategia di May sulla Brexit è un tentativo di distrarre l’opinione pubblica dai suoi problemi personali. È una battaglia in cui i colpi bassi arrivano da entrambe le parti: la stampa rivela che Downing Street ha preparato un dossier sulle “disavventure sessuali” di Johnson, per utilizzarlo contro di lui in una sfida per il potere.
L’opinione dominante è che l’ex-capo del Foreign Office ed ex-sindaco di Londra trami per convocare un voto di sfiducia nei confronti della premier. Fino a due giorni fa i sondaggi lo davano come largamente favorito per prenderne il posto. La polemica sulla “cintura suicida” potrebbe distrarre l’attenzione dai suoi problemi familiari. Ma potrebbe anche essere un suo passo falso nella resa dei conti.
Nell’articolo al centro della polemica, pubblicato dal Mail on Sunday, Johnson afferma che il piano approvato da Theresa May per la Brexit, causa delle sue dimissioni a luglio, trasformerebbe la Gran Bretagna in «uno stato vassallo» della Ue. «È un’umiliazione», continua BoJo.
«Abbiamo accettato tutte le condizioni di Bruxelles senza ottenere niente. Ci siamo esposti a un perenne ricatto politico». Fra i Tories c’è anche chi lo difende: «I suoi avversari lanciano attacchi al vetriolo contro di lui perché sono spaventati dal sostegno che Boris ha tra la popolazione», sostiene la deputata brexitiana Nadine Dorries.
Si profila all’orizzonte una tempesta perfetta che minaccia di scoppiare nelle prossime settimane in cui sono in programma sia la fase decisiva della trattativa sulla Brexit, da concludersi entro ottobre o novembre per dare tempo ai parlamenti europeo e britannico di ratificare un eventuale accordo, sia il congresso del partito conservatore, che la fazione dei brexitiani duri e puri potrebbe usare per porre un voto di sfiducia nei confronti della premier.
Mentre sullo sfondo sale la tensione anche nel Labour, con i sindacati che secondo un sondaggio si schierano 59 a 33 per cento per indire un secondo referendum per fermare la Brexit e voci di una possibile scissione per sfidare Jeremy Corbyn con un partito moderato filo-europeo guidato dall’ex-ministro degli Esteri laburista David Miliband. L’altra sera Johnson è andato a teatro a vedere “Imperium”, un dramma sui complotti di Roma antica al tempo di Cicerone. Forse ha trovato lì l’ispirazione per la sua ultima mossa.