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 2018  settembre 10 Lunedì calendario

Lo show del corteggiamento di un cervo innamorato

Un bicchiere di Marzemino. Poi si parte per un safari insolito. Sulle tracce dei cervi rivali in amore. Siamo nei boschi del Trentino, dove le stagioni ne regalano di sorprese. Compreso l’autunno. Che non è tutto foglie e malinconia.
«È la stagione migliore, dai colori caldi, con quel foliage che va dal giallo al marrone, fino al rosso più intenso». Così non parlò uno stilista, bensì Marcello Mazzucchi, esperto forestale trentino e sostenitore della teoria del bello all’incontrario: «Dalle nostre parti, è come se la natura si divertisse a giocare tra alto e basso: in primavera sono i prati a colorarsi di vita, mentre, dalle chiome gialle dei faggi, degli aceri, o delle betulle, intuisci l’arrivo dell’autunno».
Per capire cosa c’entri tutto ciò con il «safari» dei cervi, basta dire che la cornice nella quale si muove il mammifero con il palco (le corna) è proprio quella formata dal colore deciso dei larici, l’albero principe dell’alta quota trentina, dalle forme scultoree. In val di Rabbi, infatti, nel Parco nazionale dello Stelvio, scarpinando sul fogliame, si può raggiungere Prà di Saènt, la «Scalinata dei larici monumentali».
Tutto questo, mentre il cervo se ne va verso una sfida maschile. All’ultimo bramito: il suono emesso dai cervi, il grido-rito del corteggiamento alle femmine. Chi lo ripeterà meglio, farà uscire le cerve dal branco, e per i rivali non ci sarà storia. Altrimenti? «Se quel suono inquietante non basta, il cervo si affianca al suo avversario, posizionandosi in parallelo, per dimostrargli chi è il più forte». Ma se non dovesse funzionare? «Incomincerà la lotta a suon di corna», la fa breve Ivan Callovi, specialista faunistico del Parco dello Stelvio. Seguendolo, nel corso dei safari diurni, ma anche notturni (con le uscite del 19, 22, 25 e 28 settembre, e del primo e 4 ottobre, il Parco dello Stelvio è quello che ne propone di più rispetto alle due nei parchi naturali dell’Adamello Brenta e di Paneveggio Pale di San Martino), ci si può trovare ad un centinaio di metri dall’animale, plastico e imponente. Visibile di notte grazie a una termo-camera capace di cogliere le radiazioni infrarosse emesse dal cervo.
Il punto di ritrovo per i gruppi da dieci, quindici persone al massimo, è al centro visite di Cogolo, nella val di Pejo. Cena in un ristorante tipico (con il brindisi benaugurante), briefing sulla storia e le abitudini dell’animale – le cui origini si perdono sulla catena Himalayana, prima di giungere in Europa, due milioni di anni fa —, e partenza per l’escursione. «Si va in giro dalle 20 alle 23, camminando per tre, quattro chilometri, e affrontando un dislivello di duecento metri al massimo. Non è una faticaccia». Più impegnativo il foto trekking tra foliage e bellezze naturali. «Per inquadrare camosci, stambecchi e cervi, partiamo da 1600 metri e saliamo fino ai 2500: tra settembre e ottobre, quando gli animali sono più tranquilli, è il periodo migliore per riprenderli», dice Mattia Dori, il cui prossimo workshop fotografico, in val di Pejo, è previsto dal 14 al 16 settembre.
C’è poi la storia di un museo a cielo aperto, il Bosco di Arte Stenico, nel cuore della Val Giudicaria, che con le Alpi Ledrensi costituisce la riserva della Biosfera Unesco, un territorio incentrato sullo sviluppo sostenibile. E non solo: su tre chilometri di percorso, artisti di tutto il mondo hanno lasciato qui ben 120 opere, intagliate nel legno di risulta o proveniente da alberi ripiantati.
Siamo a poca distanza dalle Terme di Comano, dove Maurizio Corradi, fondatore di Arte Stenico, ha organizzato per il prossimo 14 ottobre un trekking fotografico nel Parco naturale Adamello Brenta. Consigli particolari? «Nel bosco si entra in punta di piedi, senza lasciare tracce: per non disturbare», raccontata da Corradi, organizzatore di un altro itinerario foto-naturalistico, «A casa dell’orso», c’è solo da credergli.