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 2018  settembre 10 Lunedì calendario

Cronaca della parata militare di Kim Jong-un

I battaglioni di soldati e soldate hanno marciato come sempre al passo dell’oca, i carri armati hanno attraversato la Piazza Kim Il Sung con un gran rombo di cingoli, seguiti da pezzi d’artiglieria e lanciarazzi montati su camion. I generali nordcoreani con la giubba carica di medaglie fino alla cintola li hanno salutati impettiti. Ma ieri a Pyongyang, per la parata del 70° anniversario della Repubblica nordcoreana, non si sono visti i missili intercontinentali. E non sono comparsi nemmeno i simboli dell’arsenale nucleare, che per anni il regime aveva esibito minacciosamente. Il messaggio di potenza militare capace di colpire anche gli Stati Uniti è stato sostituito da striscioni con la scritta: «Tutta la nostra forza per costruire l’economia».
Gli slogan lanciati dalla manifestazione sono apparsi tutti politico-diplomatici. Kim Jong-un da mesi ha deciso di proiettare un’immagine di moderata ragionevolezza, evitando le provocazioni. Una buona metà dei blocchi sfilati sotto lo sguardo benevolo del Maresciallo erano composti da civili, a migliaia sventolavano fiori di plastica, altri vestiti da infermieri, lavoratori agricoli, in tuta da operai dell’edilizia seguivano carri allegorici che esponevano pannelli solari, modelli di treni moderni, di centrali eoliche e dighe. Tutte infrastrutture che la Nord Corea non ha, dopo aver privilegiato per decenni lo sforzo bellico. Ora che ha le armi proibite, Kim annuncia di aver spostato la sua attenzione sull’economia. La conferma è venuta dal discorso commemorativo tenuto da Kim Yong Nam, capo del parlamento nordcoreano: l’obiettivo futuro del regime è «Sviluppo economico», ha detto il gerarca.
La parata è stata la prima adunata oceanica organizzata dal regime dopo lo storico 12 giugno, quando Kim Jong-un ha incontrato Donald Trump al vertice di Singapore. Da quel giorno le speranze di una corsa al disarmo nucleare si sono molto ridimensionate. Al punto che dieci giorni fa Trump ha cancellato una visita programmata da Mike Pompeo a Pyongyang, dopo aver accertato che Kim non è pronto al disarmo nucleare completo propagandato dalla Casa Bianca. Ora, l’assenza nella grande parata di Pyongyang di quella forza missilistica intercontinentale che sarebbe capace di minacciare il territorio americano può interpretarsi come un doppio segnale: sul fronte internazionale Kim vuole meritarsi di nuovo la fiducia dei negoziatori americani, sta ben attento a non distruggere il rapporto che sembra essersi instaurato con Trump e vuole dare credibilità e slancio al presidente sudcoreano Moon Jae-in, che si appresta a visitarlo a Pyongyang per un nuovo vertice tra il 18 e il 20 settembre. Sul piano interno, Kim vuole far capire ai generali e al suo popolo che bisogna rimboccarsi le maniche per rivitalizzare l’economia. Meno fucili e più zappe. Non sarà facile convincere tutti, dopo che per 70 anni il regime si è retto sulla mobilitazione bellica permanente, indicando gli Stati Uniti come il nemico mortale.
Kim ha osservato la parata dalla terrazza che domina la Piazza Kim Il Sung: al suo fianco il compagno Li Zhanshu, numero 3 della nomenklatura cinese, spedito in rappresentanza da Xi Jinping. Un altro segnale importante del riavvicinamento tra Nord Corea e Cina, ma Xi non si è fidato per motivi di opportunità politica ad andare di persona, dopo aver ricevuto tre volte Kim in Cina ed essere stato indicato da Trump come il grande manovratore delle ultime bizze nordcoreane.
Nuovo ottimismo anche da Washington: Trump dice che Kim gli ha spedito un’altra lettera personale. «Appare positiva», ha detto il presidente.
La missiva potrebbe contenere la richiesta di firmare la dichiarazione di pace (la guerra non è finita nel 1953, ma è solo sospesa su una tregua) in cambio della consegna dell’elenco dei siti nucleari, delle atomiche e dei missili nordcoreani. Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, nordcoreani e sudcoreani stanno facendo circolare una dichiarazione sulla fine della guerra.