Il Messaggero, 9 settembre 2018
Christo e gli altri: l’arte in grande
Farci sentire piccoli nel modo giusto è una funzione dell’arte», scriveva Edward Morgan Forster. Ed è alla distanza concreta, prima ancora che filosofica, tra osservatori piccoli e opere – arte grande, non sempre e non necessariamente grande arte – che sempre più spesso guardano artisti e musei, in tutto il mondo, per cambiare paesaggi, proporre inusitate cornici per lo sguardo e soprattutto catturare attenzione in nome di un messaggio o, a volte, anche solo di una firma e di un’intuizione estetica.
LE VISIONI
Di Paese in Paese, sono numerosi gli artisti che giocano con le dimensioni, facendo monumento delle loro visioni. È alta 20 metri, lunga 40 e larga 30, per un peso di 600 tonnellate, London Mastaba di Christo, inaugurata sul lago Serpentine all’interno di Hyde Park lo scorso 18 giugno, in concomitanza con la mostra alla Serpentine Gallery visitabile fino al 23 settembre. L’installazione è composta da 7506 barili colorati in rosso e blu a dare l’effetto di una sorta di mosaico. «In questa opera – ha detto Christo, presentandola – non ci sono messaggi, ognuno deve scoprire da solo il proprio. Non posso essere io la guida, solo sviluppando i sensi ciascuno potrà trovare il suo messaggio. Ho creato un’enorme scala verso il cielo».
IL PROGETTO
Christo e Jeanne-Claude hanno creato la prima mastaba, decisamente più ridotta, nel 1958. Da quel momento hanno cercato spazi pubblici dove costruirne una colossale. Dopo il fallimento del progetto in Texas nei primi anni Settanta, nel 1977 hanno avviato le azioni necessarie per realizzare The Mastaba ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi. Il progetto, che l’artista annovera tra i works in progress, prevede la costruzione della scultura più grande del mondo, per un totale di 410mila barili e 150 metri di altezza. La gigantesca opera londinese, dunque, sarebbe una versione in piccolo. Sono oltre trenta i lavori monumentali a Gibbs Farm, parco di sculture all’aperto, a Kaipara vicino Auckland, in Nuova Zelanda. La più recente è Jacob’s Ladder, progettata da Gerry Judah, alta 34 metri. Composta da 480 elementi di acciaio, con ogni strato differente dall’altro, innalza una grande architettura curvilinea a ricordare la scala biblica sognata da Giacobbe per unire Terra e Cielo. Nello stesso parco, 88.5° ARC x 8, intreccio di curve eseguito da Bernar Venet ispirato da albe e tramonti. Raggiunge i 25 metri la grande installazione di Anish Kapoor, Dismemberment. Qui anche Tango Dancers di Marijke de Goey, nel suo picco alta solo 14,5 metri.
L’ISOLA
In Giappone l’appuntamento è a Naoshima, vera e propria isola d’arte. Tra le sue opere più iconiche, l’intervento di Yayoi Kusama, enorme – è alta circa due metri – zucca puntinata, tipica del suo lavoro, collocata sulla riva. Sono quasi tredici i metri di altezza di Mother Peace di Mark di Suvero, eseguita nel 1971 come segno di protesta contro la guerra in Vietnam, ora tra i tesori dello Storm King Art Center, museo all’aperto di 500 acri nella New York Hudson Valley. Tra gli artisti, Daniel Buren, Alexander Calder, Sol LeWitt, Roy Lichtenstein, Henry Moore, Isamu Noguchi ed Emilio Greco con La Grande Bagnante.
Sono monumentali pure gli interventi site specific nel parco Tremenheere a Penzance, in Cornovaglia, dove l’arte dialoga con il paesaggio, dalla camera ellittica per ammirare il cielo di James Turrell a Restless Temple, scultura cinetica di Penny Saunders che richiama le rovine di un antico tempio. A Edimburgo a conquistare sguardi e flash sono le opere di Jupiter Artland. Alta 12 metri, Love Bomb di Marc Quinn, è una gigantesca orchidea che domina il paesaggio: è l’opera più grande della serie Garden di Quinn. Tra le acquisizioni più recenti, Carmen Miranda di Joana Vasconcelos, colossale decolleté con tacco a spillo, costruito con pentole, a ricordare, ha spiegato l’artista, «le donne che hanno cambiato la storia con una scarpa».
LA FIABA
L’arte extralarge piace anche nel nostro Paese. Sono suggestioni da fiaba quelle del Giardino dei Tarocchi, parco artistico creato da Niki de Saint Phalle nei pressi di Pescia Fiorentina, in Toscana. La realizzazione dell’opera con sculture architettoniche nelle quali si può entrare e si potrebbe vivere è iniziata a fine anni Settanta e si è conclusa nel 2002,quando l’artista è deceduto.