Il Sole 24 Ore, 9 settembre 2018
Meglio i cattivi
L’uomo dabbene in mezzo a’ malvagi rovina sempre: e noi siam soliti ad associarci al più forte, a calpestare chi giace e a giudicar dall’evento.
È, questa, una triste legge della storia: salire sul carro del vincitore, correndo in suo “soccorso”, mentre si lascia a terra lo sconfitto che nella maggior parte dei casi era «l’uomo dabbene». Ci ricorda questa amara realtà una delle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, quella datata 17 aprile. Il giusto è spesso un perdente sul quale si accanisce l’ipocrita che, prima, lo aveva esaltato per il suo rigore morale, ma che, poi, non esita a calpestarlo.
Tutti dicono di amare i buoni, ma poi o li sfruttano o li abbandonano. Tutti proclamano di detestare i corrotti e i potenti, ma quando si è invitati nei loro palazzi ci si mette a scodinzolare come cagnolini obbedienti. Il coraggio di andare controvento rimane il più delle volte solo un buon proposito retorico. Alla fine è più facile curvarsi come giunchi al soffio del vento dominante. Oppure è facile scagliarsi a parole, con insulti e volgarità, contro il potere quando non lo si ha, pronti però a goderne tutti i vantaggi personali quando lo si conquista.