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 2018  settembre 09 Domenica calendario

Traffico di ossa su e-bay

I teschi, le tibie, i peroni, i piedi e pure gli scheletri interi appartenevano a cadaveri disseppelliti in Repubblica Ceca, smistati a Milano e venduti all’estero, in Svizzera e negli Stati Uniti soprattutto. A decine sono stati trovati esposti nelle abitazioni e accatastati nei box e nelle cantine di tre insospettabili professionisti, tra la Lombardia e il Piemonte, ora denunciati per commercio di resti umani, che in Italia è vietato. Un ricco traffico internazionale e illegale di ossa è stato scoperto dai carabinieri di Milano. Tutto si svolgeva su Facebook ed eBay e i reperti, se in buone condizioni, arrivavano a costare centinaia di euro. Un teschio, comprato dalla Repubblica Ceca a 100 euro, era venduto dai mercanti italiani di ossa a 600. E i collezionisti pronti ad acquistarli non badavano a spese.
A casa dei tre indagati (un ingegnere, un commercialista e un tecnico informatico) i carabinieri della Compagnia di Porta Monforte sono arrivati dopo una segnalazione dell’Ups, il colosso di spedizioni internazionali. Lo scorso 28 agosto, gli addetti, che passano sotto lo scanner tutti i pacchi spediti all’estero, hanno notato la presenza di un teschio in uno scatolone diretto a San Francisco. Il giorno dopo, due altri teschi sono stati trovati all’interno di un secondo pacco.
Per accertare che si trattasse di resti umani, i carabinieri hanno affidato i reperti ai tecnici del Labanof, il laboratorio di antropologia forense guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Nel giro di qualche giorno il mistero è stato svelato. E i carabinieri, coordinati dal pm Francesco Cajani, hanno deciso di perquisire le abitazioni dei mittenti indicati, con nome e cognome, nei documenti della spedizione. Al terzo indagato sono arrivati perché anche lui, come gli altri, vendeva le ossa sul fiorente mercato internazionale con annunci su eBay. Nelle loro case sono stati sequestrati in tutto nove teschi, due scheletri completi e numerosi arti e bacini. I tre sono ora indagati con l’accusa di ricettazione.
Non si sa ancora se i mercanti fossero in contatto tra loro: gli acquisti e le vendite si svolgevano interamente sul web. Per scoprirlo sono al lavoro gli esperti della squadra reati informatici della procura che accerterà anche le dimensioni della rete dietro a questo business. Al momento non si conosce l’utilizzo preciso che gli acquirenti finali facevano delle ossa comprate. Di certo si tratta di appassionati e collezionisti, ma si stanno verificando anche altre piste investigative per accertarsi che le ossa non fossero utilizzate in altro modo.