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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Josep Guardiola i Sala

Josep Guardiola i Sala, meglio noto come Pep Guardiola, nato a Santpedor, in Catalogna, il 18 gennaio 1971. Allenatore. Attualmente tecnico del Manchester City (dalla stagione 2016/2017). Ex calciatore Terzo dei quattro figli di un muratore e una casalinga, «inizia a muovere i primi passi da calciatore al Gimnàstic de Manresa, per approdare in seguito al Barcellona il 28 giugno 1984 a soli 13 anni. Dopo 6 anni trascorsi nella “canterablaugrana, nel 1990 l’allora allenatore del Barcellona Johan Cruijff lo impiega in prima squadra come centrocampista centrale, ruolo che lo consacrerà tra i migliori del suo tempo. Negli 11 anni in cui veste la maglia blaugrana vince praticamente di tutto: Liga, Coppa del Re, Supercoppa spagnola, Coppa dei campioni, Supercoppa europea e addirittura la defunta Coppa delle coppe nella stagione 1996/1997. Approda in Italia nella stagione 2001/2002 al Brescia di Carlo Mazzone, ricordato dallo stesso Guardiola come il suo maestro. […] Nella capitale giunge nel 2002/2003. […] Conclude la sua esperienza capitolina con sole 4 presenze. Poco prima della fine del mercato di gennaio, opta per il ritorno a Brescia, dove diventa un titolare fisso, collezionando anche un gol (con il Torino su rigore) in 13 presenze e contribuendo alla salvezza dei lombardi. A fine stagione lascia l’Italia, concludendo la sua carriera da calciatore con le esperienze in Qatar (con l’Al-Ahly Doha) ed in Messico con i Dorados de Sinaloa. Una volta conseguito il patentino da allenatore, nel 2008 il presidente del Barcellona Laporta lo designa nuovo tecnico della squadra blaugrana. Al primo anno, ottiene uno storico triplete, conquistando Liga, Coppa del Re e Champions League. Per i restanti tre anni alla guida del Barcellona vince […] nuovamente di tutto, arricchendo il suo corposo palmarès anche con il Mondiale per club, mai vinto da calciatore. […] Termina l’esperienza a Barcellona con la bellezza di 14 trofei conquistati» (Marco Rossi Mercanti). Congedatosi nel 2012 dalla squadra catalana tra la commozione generale («Quattro anni sono abbastanza. Sono stremato e ho bisogno di riposarmi»), si prese un anno sabbatico, che trascorse prevalentemente a New York, per poi annunciare il suo ritorno nel giugno 2013, in qualità di allenatore del Bayern Monaco. Diresse quindi i bavaresi per tre anni, fino alla stagione 2015/2016, conquistando complessivamente sette trofei (tre campionati tedeschi, due Coppe di Germania, una Supercoppa europea e una Coppa del mondo per club). Dal luglio 2016 allena il Manchester City, che nella stagione corrente appare in uno straordinario stato di grazia, avendo conseguito 18 vittorie consecutive nei primi quattro mesi della Premier League Storica la rivalità tra Pep Guardiola e José Mourinho, dai più fata risalire al 2008, quando il primo fu preferito al secondo per la guida del Barcellona, la squadra nella quale si erano entrambi formati come allenatori (Mourinho tra il 1996 e il 2000 come vice di Louis van Gaal, Guardiola nel 2007/2008 come tecnico della seconda squadra, giunta con lui alla promozione). «Trovatene due più diversi di così: uno ama giocare bene (e il risultato sarà una diretta conseguenza), avere il pallino in mano, creare; l’altro insegue il risultato (e per il bel gioco si vedrà), bada alla sostanza, parcheggia il pullman e si accontenta di vincere. Pep il proattivo, Mou il reattivo; ruoli che si invertono fuori dal campo, quando si sfidano a parole. Qui il portoghese passa all’attacco, punzecchia, vive per provocare; il catalano incassa i colpi con calma zen, al massimo scuote la testa quando gli riferiscono l’ultima sparata del suo gemello cattivo» (Vanni Spinella) • Generalmente indicato come il massimo teorico del tiqui-taca, stile di gioco caratterizzato da una lunga serie di brevi passaggi rasoterra, ha invece dichiarato di odiarlo, precisando che «il possesso della palla è solo uno strumento con cui organizzare il proprio gioco e cercare di portare disorganizzazione nello schieramento dell’avversario. Senza una sequenza di almeno quindici passaggi, una buona transizione tra attacco e difesa è impossibile» • Sposato, tre figli • Catalano indipendentista, alle elezioni parlamentari regionali del 2015 si è candidato simbolicamente (in ultima posizione) nelle liste di Junts pel «Ha ragione sempre chi vince. In bocca a uno sconfitto, la vittoria morale è soltanto una scusa. Il calcio è una competizione: chi vince ha fatto le cose in modo migliore».