5 settembre 2018
Tags : Marco Malvaldi
Biografia di Marco Malvaldi
Marco Malvaldi, nato
a Pisa il 27 gennaio 1974. Scrittore. Tradotto in dodici lingue, due milioni di
copie vendute • Figlio di due docenti
universitari (il padre di Immunologia, la madre di Matematica), laureato in
Chimica alla Normale di Pisa. Dice di sé: «Marco è un tipo eclettico, e sa fare
male parecchie cose: dopo la laurea in Chimica, e contemporanei studi di
conservatorio, ha provato a fare il cantante lirico professionista. La critica
lo ha stroncato presto. Il pubblico, al contrario, non lo ha mai giudicato:
fortunatamente, non era mai lì quando cantava». «Ho iniziato a occuparmi di
ecologia per il giornale di un circolo liberale, così liberale da far scrivere
perfino me. Ero il rappresentante degli studenti al dottorato: mi toccavano i
verbali. Convinto che non li leggesse nessuno, li infarcivo di storie. Invece
li sfogliavano. Cominciarono a circolare» (ad Angelo Carotenuto). «Facevo il
ricercatore chimico all’università. Poi l’assegno di ricerca mi è scaduto, e,
siccome nel frattempo i miei gialli stavano prendendo una buona piega, allora ho
cominciato a scrivere a tempo pieno» (a Roberta Scorranese). Il successo arrivò
con la pubblicazione, presso Sellerio, del suo primo romanzo, il giallo La briscola in cinque: settemila copie
esaurite in pochi giorni, e dopo un mese già la seconda edizione. Era il primo
libro della serie del BarLume, che negli anni successivi, in un crescendo di
vendite e di fama, si sarebbe arricchita di altri cinque romanzi (Il gioco delle tre carte, Il re dei giochi, La carta più alta, Il
telefono senza fili, La battaglia
navale: ogni titolo cita un gioco, in omaggio alla passione dell’autore per
la teoria dei giochi) e di una raccolta di racconti (Sei casi al BarLume), tutti editi da Sellerio. Protagonisti,
quattro arguti vecchietti («due di destra e due di sinistra: non indirizzo
simpatie»), che nell’immaginario paesino toscano di Pineta trascorrono le
giornate nel locale del «barrista» Massimo (laureato in Matematica) a
imprecare, giocare a carte e risolvere delitti. «All’interno della saga del
BarLume ci sono parecchi personaggi presi di peso dalla realtà. Nonno Ampelio,
il vecchietto che insieme agli altri tre compagni di semolini tormenta le
giornate di Massimo il barrista, è ad esempio un fedele ritratto del mio vero
nonno, Varisello. Mio nonno, insieme ad altre caratteristiche come la passione
per il ciclismo, la professione di ferroviere e il nome improbabile, aveva in
comune con Ampelio il fatto di essere sempre, costantemente e serenamente
sincero. In altri termini: quello che pensava, lo diceva, che glielo chiedessero
o meno. […] Insomma, per farla breve, mio nonno era un terrificante
rompicoglioni. […] Nello scrivere i romanzi del BarLume io, attingendo ai
ricordi di famiglia e alle centinaia di occasioni in cui ho visto mio nonno e
le persone che mi giravano intorno dare il meglio, passo parecchio tempo
immerso in una marmellata di aneddoti, ricordi e altri aspetti della mia vita
da bambino e da adolescente». Dal 2013 alla saga è ispirata anche una serie
televisiva, I delitti del BarLume,
prodotta da Palomar e trasmessa da Sky Cinema, con Filippo Timi, Lucia Mascino
e Alessandro Benvenuti. Tra gli altri libri di Malvaldi, i gialli Odore di chiuso (dove a indagare è
Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana), Milioni di milioni e Buchi
nella sabbia (qui a investigare è il poeta e giornalista Ernesto
Ragazzoni), tutti pubblicati da Sellerio, e poi saggi come Le regole del
gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte, L’infinito tra
parentesi. Storia sentimentale della scienza da Omero a Borges e Le due
teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà, editi da Rizzoli • Sposato con Samantha Bruzzone, anch’essa
chimico e ispiratrice di molte delle sue trame (insieme hanno firmato Leonardo e la marea, libro per
l’infanzia edito da Laterza nel 2015), un figlio (Leonardo, appunto) • «Da chimico a scrittore… il passo non è così
lungo. In primo luogo, perché qualsiasi chimico deve scrivere i risultati delle
sue ricerche in articoli che sono, alla fin fine, il reale prodotto del suo
lavoro. Quindi, per essere utili, devono essere intelligibili e concisi. […] In
secondo luogo, il lavoro chimico ha un sacco di tempi morti, e questi sono
utilissimi per fantasticare e per inventare storie. Prova ne sia il fatto che
c’è un certo numero di persone che, dalla chimica, sono passate alla scrittura.
Primo Levi, Isaac Asimov, Sherwood Anderson… mica nomi da poco» (a Elena
Torre). «Io parto dal cinema di Risi e Monicelli per arrivare al BarLume.
L’ironia tagliente l’ho messa in tutti i miei gialli – anche quando ci sono
scene di ammazzamenti – e in tutti i racconti» (a Massimiliano Castellani).
«Camilleri? Parrà turpe, ma a lui devo la tranquillità economica. Se Camilleri
scrive e vende, consente a uno o due giovani all’anno di provarci. Ho sfruttato
la sua traccia. Oggi scrivere gialli è comodo. Passa per un’operazione
culturale. Quando lui partì con Montalbano, equivaleva a farsi dare del
rattuso. Per me che ne sono tifoso, stargli accanto è come giocare nel Torino»
(ad Angelo Carotenuto).