Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Kenzaburo Oe

Kenzaburo Oe (Oe Kenzaburo, secondo l’onomastica nipponica), nato a Ose (oggi Uchiko), in Giappone, il 31 gennaio 1935. Scrittore. Premio Nobel per la letteratura nel 1994 Terzo di sette figli, trascorse infanzia e adolescenza a Ose, piccolo villaggio dell’isola di Shikoku. «“A diciotto anni sono andato a Tokyo per studiare latino: volevo diventare botanico e impiantare nei terreni di proprietà della mia famiglia una foresta di tipo europeo. Come vede, avevo grandi progetti. Poi però mi sono imbattuto nella letteratura francese, ho scambiato gli alberi con i libri e ho pensato di poter fare a meno degli alberi. Mi sono detto: ora sono l’uomo di Tokyo, la foresta appartiene al passato”. […] Nella metropoli caotica il giovane studente Kenzaburo Oe conosce l’opera di Sartre e ne rimane fortemente impressionato, si dà all’impegno politico nella Nuova sinistra, in un’atmosfera le mille miglia lontana dal clima conservatore che si respira nell’isola da cui proviene. Ma un giorno apre i poemi di William Blake e legge “You must return to the dark forest, deep river, deep valley, to begin your tormented life again and death” (“Devi tornare alla nera foresta, al fiume e alla valle profondi, per ricominciare la tua vita tormentata e la morte”). “Rimasi folgorato, era la voce del mio villaggio che mi raggiungeva nella grande città”. […] “Attraverso la società e la cultura del villaggio”, spiega, “ho ritrovato le radici della tradizione e della letteratura giapponese. Nello stesso tempo”, continua, “grazie al fatto di esserne uscito a diciotto anni e di aver conosciuto altre culture posso saldare questa piccola realtà a una realtà universale”» (Daniela Pasti). Laureatosi in Letteratura francese con una tesi su Sartre avendo già all’attivo alcune pubblicazioni (tra cui Animale di allevamento e Strappate i germogli, sparate sui bambini, entrambi incentrati sulla perdita dell’innocenza nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, attraverso l’iniziazione alla violenza e alla morte), nel 1961 si attirò feroci critiche e minacce con i racconti Seventeen e Morte di un giovane militante, nei quali ridicolizzava e stigmatizzava gli ambienti dell’estrema destra nazionalista giapponese. Anno seminale il 1963, che vede la nascita del primogenito, Hikari, affetto da una grave lesione cerebrale congenita, e il primo incontro con gli hibakusha di Hiroshima, i sopravvissuti dell’ecatombe atomica. «Porto sulle mie spalle – e porterò per sempre – il peso delle vittime della bomba atomica e quello della nascita di un figlio handicappato: sono i due avvenimenti che hanno segnato la mia esistenza. Non sono mai riuscito ad analizzarli isolatamente: quando pensavo al primo avevo sempre in mente anche il secondo. Si potrebbe dire che entrambi hanno a che fare con i due volti della violenza: quello che si estende nel mondo intero, e quello che si manifesta nel corpo umano» (a Massimo Rizzante). Quelle due esperienze avrebbero permeato buona parte della sua produzione successiva, a partire da Un’esperienza personale (1964), storia di un padre che deve affrontare la menomazione cerebrale del figlio, e da Note su Hiroshima (1965), resoconto meditato di quella prima visita. Nel 1994 la consacrazione del premio Nobel per la letteratura, cui seguì poco dopo, in patria, il prestigioso conferimento dell’Ordine della Cultura da parte dell’imperatore stesso, che però Oe rifiutò, sostenendo di non riconoscere autorità o valore superiore alla democrazia, e provocando così nuove polemiche e nuove minacce. Negli ultimi anni si batte in prima linea sia contro il nucleare civile, soprattutto in seguito al disastro di Fukushima (11 marzo 2011), sia contro il tentativo di riformare la Costituzione postbellica giapponese in senso militarista, per costituire un nuovo esercito nazionale. Tra gli ultimi romanzi tradotti in Italia, Il bambino scambiato e La vergine eterna, entrambi pubblicati da Garzanti • Sposato, tre figli • «Va da sé che alla “cultura del villaggio” Kenzaburo Oe ha aggiunto molte altre suggestioni. Oltre a Sartre, Faulkner e Mailer, Mark Twain letto da bambino, Dante, conosciuto attraverso Blake e amato al punto che a 25 anni venne in Italia all’unico scopo di visitare Firenze, e poi Rabelais, al quale riconosce un’influenza decisiva sul suo stile: “Realismo grottesco è una definizione che si addice perfettamente ai miei romanzi, e anche alla vita del mio villaggio”» (Pasti). «Oe è simmetrico e contrario all’altro premio Nobel giapponese, Yasunari Kawabata, incoronato dall’Accademia reale di Svezia nel ’68. […] Kawabata è il Giappone custode delle proprie tradizioni e del proprio reticente isolamento ammantato di cerimonie e silenzi, mentre Oe è il Giappone insoddisfatto delle proprie debolezze e della propria modernizzazione, sconvolto dalle guerre e dalle urla; Kawabata è il Giappone dell’estetica soggettiva, mentre Oe è il Giappone della critica oggettiva. A marcare la radicale differenza è persino il titolo del discorso pronunciato da Oe a Stoccolma in occasione della consegna del riconoscimento: Il Giappone, l’ambiguità e io del tormentato Kenzaburo è infatti l’esatto contraltare a Il Giappone, la bellezza e io dell’etereo Yasunari» (Daniele Abbiati) «Yukio Mishima è in tutto e per tutto uno scrittore del “centro”, e la sua assolutizzazione dell’ideologia imperiale è una tipica teoria del “centro”, la quale copre tutti i campi: politico, storico, culturale. L’augurio che faccio a me stesso è di finire i miei giorni da uomo della “periferia”. Soprattutto se ciò avverrà nel Giappone in cui vivo, e in cui muoio» (a Massimo Rizzante).