5 settembre 2018
Tags : Kenzaburo Oe
Biografia di Kenzaburo Oe
Kenzaburo Oe (Oe Kenzaburo, secondo
l’onomastica nipponica), nato a Ose (oggi Uchiko), in Giappone, il 31 gennaio 1935. Scrittore. Premio
Nobel per la letteratura nel 1994 • Terzo di sette figli, trascorse infanzia e adolescenza a Ose, piccolo
villaggio dell’isola di Shikoku. «“A diciotto anni
sono andato a Tokyo per studiare latino: volevo diventare botanico e impiantare
nei terreni di proprietà della mia famiglia una foresta di tipo europeo. Come
vede, avevo grandi progetti. Poi però mi sono imbattuto nella letteratura
francese, ho scambiato gli alberi con i libri e ho pensato di poter fare a meno
degli alberi. Mi sono detto: ora sono l’uomo di Tokyo, la foresta appartiene al
passato”. […] Nella metropoli caotica il giovane studente Kenzaburo
Oe conosce l’opera di Sartre e ne rimane fortemente
impressionato, si dà all’impegno politico nella Nuova sinistra, in un’atmosfera
le mille miglia lontana dal clima conservatore che si respira nell’isola da cui
proviene. Ma un giorno apre i poemi di William Blake e legge “You must return to the dark forest, deep river,
deep valley, to begin your tormented
life again and death”
(“Devi tornare alla nera foresta, al fiume e alla valle profondi, per
ricominciare la tua vita tormentata e la morte”). “Rimasi folgorato, era la
voce del mio villaggio che mi raggiungeva nella grande città”. […] “Attraverso
la società e la cultura del villaggio”, spiega, “ho ritrovato le radici della
tradizione e della letteratura giapponese. Nello stesso tempo”, continua,
“grazie al fatto di esserne uscito a diciotto anni e di aver conosciuto altre
culture posso saldare questa piccola realtà a una realtà universale”» (Daniela
Pasti). Laureatosi in Letteratura francese con una tesi su Sartre avendo già
all’attivo alcune pubblicazioni (tra cui Animale
di allevamento e Strappate i
germogli, sparate sui bambini, entrambi incentrati sulla perdita
dell’innocenza nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, attraverso
l’iniziazione alla violenza e alla morte), nel 1961 si attirò feroci critiche e
minacce con i racconti Seventeen
e Morte di un giovane militante, nei
quali ridicolizzava e stigmatizzava gli ambienti dell’estrema destra
nazionalista giapponese. Anno seminale il 1963, che vede la nascita del
primogenito, Hikari, affetto da una grave lesione cerebrale
congenita, e il primo incontro con gli hibakusha di Hiroshima, i sopravvissuti dell’ecatombe
atomica. «Porto sulle mie spalle – e porterò per sempre – il peso delle vittime
della bomba atomica e quello della nascita di un figlio handicappato: sono i
due avvenimenti che hanno segnato la mia esistenza. Non sono mai riuscito ad
analizzarli isolatamente: quando pensavo al primo avevo sempre in mente anche
il secondo. Si potrebbe dire che entrambi hanno a che fare con i due volti
della violenza: quello che si estende nel mondo intero, e quello che si
manifesta nel corpo umano» (a Massimo Rizzante). Quelle due esperienze
avrebbero permeato buona parte della sua produzione successiva, a partire da Un’esperienza personale (1964), storia
di un padre che deve affrontare la menomazione cerebrale del figlio, e da Note su Hiroshima (1965), resoconto
meditato di quella prima visita. Nel 1994 la consacrazione del premio Nobel per
la letteratura, cui seguì poco dopo, in patria, il prestigioso conferimento
dell’Ordine della Cultura da parte dell’imperatore stesso, che però Oe rifiutò, sostenendo di non riconoscere autorità o valore
superiore alla democrazia, e provocando così nuove polemiche e nuove minacce.
Negli ultimi anni si batte in prima linea sia contro il nucleare civile,
soprattutto in seguito al disastro di Fukushima (11 marzo 2011), sia contro il
tentativo di riformare la Costituzione postbellica giapponese in senso
militarista, per costituire un nuovo esercito nazionale. Tra gli ultimi romanzi
tradotti in Italia, Il bambino scambiato
e La vergine eterna, entrambi
pubblicati da Garzanti • Sposato, tre figli • «Va da sé che alla “cultura del villaggio” Kenzaburo
Oe ha aggiunto molte altre suggestioni. Oltre a
Sartre, Faulkner e Mailer, Mark Twain letto da bambino, Dante, conosciuto
attraverso Blake e amato al punto che a 25 anni venne in Italia all’unico scopo
di visitare Firenze, e poi Rabelais, al quale riconosce un’influenza decisiva
sul suo stile: “Realismo grottesco è una definizione che si addice perfettamente
ai miei romanzi, e anche alla vita del mio villaggio”» (Pasti). «Oe è simmetrico e contrario all’altro premio Nobel
giapponese, Yasunari Kawabata,
incoronato dall’Accademia reale di Svezia nel ’68. […] Kawabata
è il Giappone custode delle proprie tradizioni e del proprio reticente
isolamento ammantato di cerimonie e silenzi, mentre Oe
è il Giappone insoddisfatto delle proprie debolezze e della propria
modernizzazione, sconvolto dalle guerre e dalle urla; Kawabata
è il Giappone dell’estetica soggettiva, mentre Oe è
il Giappone della critica oggettiva. A marcare la radicale differenza è persino
il titolo del discorso pronunciato da Oe a Stoccolma
in occasione della consegna del riconoscimento: Il Giappone, l’ambiguità e io del tormentato Kenzaburo
è infatti l’esatto contraltare a Il
Giappone, la bellezza e io dell’etereo Yasunari»
(Daniele Abbiati) • «Yukio Mishima è in
tutto e per tutto uno scrittore del “centro”, e la sua assolutizzazione
dell’ideologia imperiale è una tipica teoria del “centro”, la quale copre tutti
i campi: politico, storico, culturale. L’augurio che faccio a me stesso è di
finire i miei giorni da uomo della “periferia”. Soprattutto se ciò avverrà nel
Giappone in cui vivo, e in cui muoio» (a Massimo Rizzante).