Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Vasco Rossi

Vasco Rossi, nato a Zocca (Modena) il 7 febbraio 1952. Cantautore. 17 album registrati in studio e 10 dal vivo, 5 raccolte. Oltre 35 milioni di copie vendute. Tre vittorie al Festivalbar, una Targa Tenco, un Nastro d’argento alla migliore canzone originale, una laurea honoris causa in Scienze della comunicazione dalla Iulm di Milano • Figlio unico di un camionista e di una casalinga appassionata di musica, debuttò a 13 anni a Modena al concorso «Usignolo d’oro», con il brano Come nelle fiabe. «Vincerà con il punteggio massimo, e il suo nome finirà per la prima volta sui giornali. Ma facciamo un salto in avanti: Sanremo 1982. Quando partecipa per la prima volta al Festival con Vado al massimo, in pochi fuori dai confini dell’Emilia-Romagna lo conoscono. Eppure, a partire dalla vittoria a quello Zecchino d’oro di provincia, non aveva smesso neppure per un secondo di fare musica. Intorno ai 14 anni aveva fondato la sua prima band, i Little Boys, a 16 aveva cominciato a comporre canzoni, a suo dire tutte orrende. E più o meno alla stessa età suonava la chitarra in un’orchestra di liscio. Nel 1973 aveva organizzato la sua prima messa rock (che sarebbe rimasta l’unica nonostante il grande successo), due anni dopo aveva fondato una delle prime emittenti libere, Punto Radio (che fu venduta al Partito comunista nel 1979 per ripianare i 70 milioni di lire di debiti accumulati), e aperto una discoteca con un gruppo di amici. Nel frattempo studiava all’università – Economia e commercio e poi Pedagogia – e leggeva: testi di filosofia, psicanalisi, teatro. […] Insomma, parecchia roba prima ancora di arrivare al 1977, l’anno del suo primo 45 giri Jenny/Silvia (pubblicato dall’etichetta Borgatti, specializzata in liscio) e della prima esibizione pubblica di cui ci sia traccia, il 16 giugno all’istituto superiore Corni di Modena. Probabilmente una festa di Punto Radio. […] Nessun dubbio, invece, sul debutto ufficiale: in piazza Maggiore a Bologna, nel maggio del 1979. A proporgli il concerto era stato l’impresario Bibi Ballandi, che da poco aveva cominciato a lavorare nell’agenzia del padre e che lo conosceva come dj. […] L’anno precedente era uscito il suo primo album, Ma che cosa vuoi che sia una canzone, con dentro un brano come La nostra relazione. Seguito, nel 1979, da Non siamo mica gli americani. Tra le tracce del 33 giri, Albachiara. In pochi se lo ricordano, ma Vasco era già Vasco allora: Anima fragile, Non l’hai mica capito, Siamo solo noi (singolo e album) e molte altre canzoni “leggendarie” le ha scritte tra il 1977 e il 1981. A spingerlo a incidere dischi era Gaetano Curreri dei futuri Stadio. Vasco, in realtà, non ne aveva nessuna voglia. Mentre a Bibi Ballandi si deve il primo passaggio in tv all’Altra domenica di Renzo Arbore con la canzone (Per quello che ho da fare) faccio il militare. Arbore fu uno dei primi a credere in lui: “Ecco un nuovo Battisti, ma diverso”. A proposito, per chi non se lo ricordasse, pur di evitare la leva Vasco si autodenunciò come farmaco-dipendente. Amfetamine, nello specifico. Per dirla con parole sue, “piuttosto che buttare via un anno ho preferito sputtanarmi”. Nonostante quello di piazza Maggiore fosse stato un concerto improvvisato con un gruppo messo su in fretta e furia, il successo fu immediato. E così, Vasco e la sua band continuano a suonare. Si esibiscono alle Feste dell’Unità, nelle bocciofile, anche in locali semivuoti. […] Vasco elimina i lenti dalla scaletta per evitare possibili contestazioni – in quegli anni piuttosto frequenti – e tira avanti. Il divertimento e le ragazze non mancano. […] Il numero di concerti e il pubblico crescono anno dopo anno. Una progressione lenta. Inframmezzata da alcune svolte. La prima nel 1983. L’allora organizzatore di Sanremo Gianni Ravera gli chiede di partecipare di nuovo al Festival. Vasco porta Vita spericolata, si piazza penultimo (l’anno prima era arrivato ultimo), ma il 45 giri vende bene. E, poi, lo stesso anno c’è la vittoria al Festivalbar con Bollicine. Quando viene arrestato per detenzione di cocaina nel 1984, Vasco ha già pubblicato sei album, uno all’anno. Non che non sia famoso. Eppure, in quegli anni, l’idea di poter radunare decine di migliaia di persone ai concerti è inconcepibile per qualunque artista italiano. […] È il suo manager di allora, Enrico Rovelli, nel 1989, a proporgli di tentare, per l’estate successiva, gli stadi: San Siro a Milano e il Flaminio a Roma. […] Quell’anno a Milano arrivano in 70 mila, 45 mila a Roma. Si calcola che, in questi 40 anni, Vasco abbia radunato 20 milioni di persone» (Enrica Brocardo) • Clamoroso successo, il 1° luglio 2017, per il concerto-evento «Modena Park 2017», allestito al parco Enzo Ferrari di Modena per celebrare i suoi 40 anni di carriera: oltre 220 mila biglietti venduti, primato mondiale di spettatori paganti per un singolo concerto • Tra le ultime uscite discografiche, l’album in studio Sono innocente (2014), la raccolta VascoNonStop (2016) e la registrazione del concerto del quarantennale, Vasco Modena Park (2017) • Il soprannome «Blasco», immortalato nella canzone Blasco Rossi (1987), si deve alla nonna di una sua amica, che una notte, avendo a lungo atteso che la nipote rincasasse, al suo ritorno le gridò: «Per me tu sei stata fuori con la combriccola del Blasco Rossi!». Altro soprannome: Komandante • Molte relazioni sentimentali; storica quella con Laura Schmidt, sua compagna dal 1987 e moglie dal 2012. Tre figli maschi: due da altrettante donne e un terzo dalla Schmidt • «Io ero programmato per morire giovane, come ogni rockstar che si rispetti. Al massimo a 35 anni. Io facevo solo quello: scrivevo canzoni e facevo concerti. Tutto quello che stava intorno non mi interessava. Ed ero pronto a morire sull’altare del rock’n’roll. Poi mi son ritrovato vivo. Ed è stata durissima. […] E allora, dopo la vita spericolata, mi son trovato lì a cercare di capire che cazzo fare. Ho passato due anni a non riuscire a scrivere canzoni. Poi, come un miracolo, in una notte ho scritto una decina di canzoni – Lunedì, Domenica lunatica… Mi son messo a giocare e scherzare e sono uscite le canzoni nuove. Ho dovuto ritrovare la voglia di scrivere per gioco. Io scrivo le canzoni per gioco, faccio i dischi per scherzo, poi salgo sul palco e faccio sul serio» (a Massimo Coppola).