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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Joseph Eugene Stiglitz

Joseph Eugene Stiglitz, nato a Gary, nell’Indiana (Usa), il 9 febbraio 1943. Economista. Premio Nobel per l’Economia nel 2001 «Di famiglia ebraica, Stiglitz è cresciuto ascoltando le discussioni tra la madre Charlotte, progressista e sostenitrice del New Deal, e il padre Nathaniel, piccolo imprenditore con posizioni più conservatrici ma sempre politicamente vicine ai democratici. […] Resisi conto delle sue capacità fuori dall’ordinario, i docenti del giovane Joseph iniziarono a farlo studiare con un percorso diverso, facendolo lavorare su libri adatti al college. In quegli anni Stiglitz decise di diventare un professore» (Daniel Reichel). «A 17 anni Stiglitz comincia gli studi universitari nel piccolo college di Amherst, nel Massachusetts, e prima di conseguire il diploma di laurea è ammesso al programma di dottorato del Mit, dove incontra maestri del calibro di Paul Samuelson, di Robert Solow, di Franco Modigliani e di Kenneth Arrow (tutti futuri premi Nobel). Nella tesi di dottorato si occupa di crescita economica, cambiamento tecnologico e distribuzione del reddito. […] Grazie a una borsa di studio Fulbright, Stiglitz passa un paio d’anni a Cambridge (Uk), una delle tre grandi “chiese” della scienza economica di quel periodo: Chicago a destra, Cambridge a sinistra, Mit al centro. Qui entrerà in contatto con illustri economisti dalla forte personalità quali Joan Robinson e soprattutto Frank Hahn. Tornato da Cambridge, e dopo un anno al Mit come assistant professor, si stabilisce a Yale. In seguito ricoprirà la cattedra di Economia a Stanford, Princeton e Columbia University (dove insegna tuttora). A Yale […] inizia a sviluppare il proprio interesse per l’economia dell’informazione. Fondamentale in questo senso è per Stiglitz il periodo passato alla fine degli anni Sessanta in Kenya presso l’Institute for Development Studies dell’Università di Nairobi. È lì infatti che prendono forma le prime idee ed elaborazioni sul ruolo dell’informazione nei processi economici, stimolate da ciò che egli vede intorno a sé nella nazione africana: disoccupazione urbana, mezzadria, assenza di mercato. Il paradigma economico dominante (secondo il quale i mercati lasciati a sé stessi garantiscono efficienza e stabilità) non lo convince, e soprattutto non lo aiuta a spiegare ciò che ha davanti agli occhi. […] Saranno proprio i contributi di Stiglitz nel campo dell’analisi dei mercati in presenza delle cosiddette asimmetrie informative a valergli nel 2001 il premio Nobel per l’economia, conferitogli insieme a George Akerlof (anche lui studente di dottorato al Mit un anno prima di Stiglitz) e a Michael Spence. […] In sintesi, l’idea è che la controparte meno informata possa riuscire a estrarre informazioni circa alcune caratteristiche di quella più informata (ovvero a fare screening), offrendo a quest’ultima un portafoglio di contratti e osservando quale venga effettivamente scelto. […] Nella sua vastità e complessità, l’attività di ricerca di Stiglitz ha fornito un rigoroso fondamento teorico, nonché la necessaria credibilità, a un approccio fortemente critico verso il “fondamentalismo del mercato”. […] Nel 1993 Stiglitz entra a far parte dell’amministrazione Clinton, inizialmente come membro e poi come chairman del Consiglio degli esperti economici (il Council of Economic Advisers). […] Lasciata l’amministrazione Clinton, nel 1997 è nominato vice-presidente senior e capo economista della Banca mondiale. […] Durante l’esperienza alla Banca mondiale, Stiglitz matura posizioni assai critiche nei confronti della gestione dei processi di globalizzazione nei Paesi in via di sviluppo da parte delle istituzioni economiche internazionali, avversando i princìpi del cosiddetto consenso di Washington rappresentato in primo luogo dal Fondo monetario internazionale e dal ministero del Tesoro americano, di cui contesterà aspramente la gestione delle crisi finanziarie (nel Sud-Est asiatico, in Argentina, in Russia) alla fine degli anni Novanta. […] Terminata l’esperienza alla Banca mondiale, Stiglitz ritorna in accademia alla Columbia University di New York, dove nel 2000 fonda l’Initiative for Policy Dialogue, un think tank sui problemi dello sviluppo internazionale. […] Negli ultimi quindici anni, Stiglitz ha rappresentato un’influente voce critica nel dibattito pubblico su diversi temi fondamentali quali la crescente disuguaglianza, le crisi globali e la Grande Recessione, l’integrazione economica europea, su cui ha pubblicato diversi saggi tradotti anche in italiano (tra questi, ad esempio, La globalizzazione e i suoi oppositori del 2002, La grande frattura. La disuguaglianza e i modi per sconfiggerla del 2016 e L’Euro: come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa del 2017, solo per citarne alcuni)» (Giorgio Bellettini). Da ultimo, ha auspicato la messa al bando dei bitcoin, in quanto meri strumenti di elusione fiscale privi di alcuna funzione sociale: «Se i governi mettessero fuorilegge la criptovaluta, il suo valore di mercato crollerebbe immediatamente» Fu tra gli estimatori del dittatore venezuelano Hugo Chávez: nell’ottobre 2007, a Caracas, «Stiglitz arrivò a sostenere, in un Paese che già stava precipitando verso l’abisso, che “la crescita economica del Venezuela è stata impressionante” e che andavano apprezzate “le positive riforme nel campo dell’istruzione e della salute”, dal momento che erano orientate a sconfiggere le diseguaglianze» (Carlo Lottieri) Tre mogli, quattro figli (due dalla prima moglie e due dalla seconda) • «L’Unione europea ha fatto un unico, grande errore: l’euro, che non ha funzionato. La Troika (Fmi, Bce e Ue) ha ripetutamente prodotto previsioni errate, e, piuttosto che ammetterlo e riconoscere i suoi errori, ha sempre incolpato le sue vittime. Se i miei studenti avessero prodotto delle analisi come quelle della Troika per i Paesi europei, li avrei bocciati».