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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Valentino Rossi

Valentino Rossi, nato a Urbino il 16 febbraio 1979. 39 anni. Pilota motociclistico. Nove volte campione del mondo, in quattro classi differenti (125, 250, 500, MotoGP). Oltre 300 gare disputate nel motomondiale, con oltre 200 podi conquistati e oltre 100 vittorie Figlio di Graziano Rossi (ex pilota motociclistico) e Stefania Palma (geometra), con la famiglia si trasferì da piccolo a Tavullia (Pesaro e Urbino). Sotto la guida del padre, iniziò prestissimo a correre: tutto cominciò con «un piccolo motorino da cross rosso, con la scritta "MRE" sul sedile blu. Me l’ha regalato il mio babbo quando avevo circa tre anni. Mi faceva girare nel giardino intorno alla casa a Tavullia, all’inizio con le rotelline, poi senza» (a Giovanni Zamagni). In seguito passò ai kart, e poi alle minimoto. «Era il 1989 quando trovai la mia prima minimoto sotto l’albero di Natale. Me la regalò Graziano, il mio babbo». Vennero quindi i tempi delle corse sull’Ape Piaggio, per ripararsi da freddo e pioggia nel tragitto tra casa e scuola durante l’inverno (ricorderà il padre: «Ad un certo punto, l’Ape diventò a Tavullia il mezzo da corsa, non più di locomozione. Mi ricordo che l’ultima Ape che Valentino ebbe tra le mani aveva più di 40 cavalli e faceva i 140 all’ora, un mezzo talmente pericoloso…»). E, soprattutto, vennero le prime gare importanti. Nel 1993 l’esordio in sella alla Cagiva Mito 125 nel campionato italiano Sport Production, in cui riuscì poi a vincere l’anno successivo. Il 1995 fu l’anno dell’abbandono scolastico (al secondo anno di liceo linguistico) e del passaggio all’Aprilia, con la vittoria nel campionato italiano della classe 125 e il terzo posto in quello europeo. Nel 1996, finalmente, il primo motomondiale (classe 125), e la prima, storica vittoria mondiale: il 18 agosto, a Brno, nel Gran premio della Repubblica Ceca. Un momento memorabile: «Nel giro di pochi giorni ho fatto l’amore per la prima volta, ho preso la prima pole e la prima vittoria. Il week-end perfetto» (a Benedetto Ferrara). Nel 1997, il primo titolo mondiale (classe 125), dopo undici vittorie. L’anno successivo, il passaggio alla classe 250: se la prima stagione si chiuse con un secondo posto, il 1999 vide la conquista del secondo titolo mondiale. Il 2000 fu anno di cambiamenti: nuova scuderia, la Honda, e nuova classe, la 500. Anche questa volta Rossi concluse la prima stagione al secondo posto, conquistando invece il terzo titolo nel 2001. Era la prima di ben cinque «lauree» mondiali consecutive: le altre quattro, però, Rossi le avrebbe ottenute nella classe MotoGP, in cui fece ingresso nel 2002, rimanendo per i primi due anni con la Honda e poi passando alla Yamaha. Dopo il settimo titolo iridato (2005), due anni meno brillanti (secondo posto nel 2006, terzo nel 2007), e altri due trionfali, con la conquista dell’ottavo e del nono titolo. Il 2010 fu segnato da un grave infortunio, la frattura scomposta ed esposta di tibia e perone, che lo costrinse a saltare quattro Gran premi: ciononostante, Rossi riuscì a tornare in pista prima del previsto, concludendo la stagione al terzo posto. Molto peggiore il biennio successivo, quello trascorso alla Ducati: se il 2011, funestato dalla morte in pista ad appena 24 anni del collega e amico Marco Simoncelli (23 ottobre, Gran premio della Malesia), si concluse con il sesto posto, l’anno seguente finì con il settimo. Nel 2013 il ritorno alla Yamaha, in squadra con lo spagnolo Jorge Lorenzo (classe 1987), campione in carica: dal 2010, infatti, era iniziata l’epoca degli spagnoli, che (con la sola eccezione del 2011, quando vinse l’australiano Casey Stoner) avrebbero continuato a dominare anche nelle stagioni successive, sempre conquistate da Lorenzo (2010, 2012, 2015) o dall’ancora più giovane (classe 1993) Marc Márquez (2013, 2014, 2016, 2017), mentre Rossi le avrebbe concluse al quarto (2013), al secondo (2014, 2015, 2016) o al quinto posto (2017). Particolarmente combattuto l’ultimo scorcio della stagione 2015, quando a contendersi il titolo iridato erano di fatto rimasti i due compagni di scuderia Rossi e Lorenzo, con il primo in vantaggio: fu allora che – con ogni evidenza – i due campioni spagnoli fecero sostanzialmente gioco di squadra, anteponendo la nazionalità alla scuderia, con Márquez molto impegnato a ostacolare l’italiano senza insidiare Lorenzo. Quando, al settimo giro del Gran premio di Malesia, Rossi reagì nervosamente alle provocazioni di Márquez e quello finì a terra, all’italiano fu comminata una sanzione di 3 punti, che lo fece partire al successivo e ultimo Gran premio dalla ventiseiesima posizione, regalando di fatto il titolo mondiale a Lorenzo. In quell’occasione Rossi definì Márquez «guardaspalle» di Lorenzo, e anche in seguito ha sempre dichiarato: «Io non dimentico». In quanto alla conclusione della sua carriera, ha affermato più volte di voler correre fino ai quarant’anni, con l’obiettivo di conquistare il decimo titolo iridato Sin dalla prima gara del motomondiale corre con il numero 46, «il numero che aveva Graziano quando ha vinto il suo primo Gran premio, con la Morbidelli 250, nel 1979. Proprio l’anno in cui sono nato io». Da sempre soprannominato «Dottore» o «Doctor», il 31 maggio 2005 ha anche ricevuto dalla facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino una laurea honoris causa in Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni Storica la rivalità con Max Biaggi. Già nel 1996, intervistato da Stefano Saragoni a metà del suo primo motomondiale, definì l’allora campione in carica della classe 250 «sborone», aggiungendo: «Devo ammettere che mi piacerebbe essere popolare come Biaggi, senza essere come lui». Fu per irridere la passione di Biaggi per le modelle (in particolare per Naomi Campbell) che il 18 maggio 1997, dopo la sua prima vittoria nel circuito del Mugello, realizzò uno dei suoi primi numeri goliardici, caricando sulla moto una bambola gonfiabile corredata di parrucca bionda e con «Claudia Schiffer» scritto sulla maglietta, «perché di Naomi si parla e si parla, ma intanto chi ha portato la top model sono io…» A Tavullia, con la famiglia e gli amici, si è inventato anche imprenditore e allevatore di nuovi talenti. «La sua azienda, VR46, è un gioiello moderno ed ecosostenibile, occupa 50 dipendenti, produce abbigliamento per marchi importanti (Yamaha, Monster, Lamborghini, Juventus); il ristorante “Da Rossi” è ben avviato, al pari della gelateria aperta a due passi; la “VR46 Riders Academy” fa crescere una dozzina di giovani piloti» (Giorgio Terruzzi) Da sempre appassionato di automobilismo, ha partecipato a numerosi rally, e ha provato più volte la Ferrari in pista con ottimi risultati, tanto che si è più volte parlato di un suo passaggio alle quattro ruote Alcuni trascorsi con il fisco, sanati con un patteggiamento da 35 milioni di euro e con il cambio di residenza dal Regno Unito all’Italia Un fratellastro, Luca Marini, figlio di secondo letto della madre e anch’egli pilota motociclistico, e una sorellastra, Clara Rossi, figlia di secondo letto del padre e aspirante cantante. Da ultimo lo si dice fidanzato con la modella Francesca Sofia Novello (24 anni); varie relazioni all’attivo, nessuna particolarmente seria (tra le prime, Martina Stella). Molto stretto, invece, il legame con gli amici di una vita, di Tavullia «Rossi è un animale da vittoria, non da successo. Differenza sottile, ma fondamentale. Perché contraddistingue i grandi dello sport, che a un certo punto pensano: qual è il modo migliore per ottenere ciò che voglio? E se lo prendono esattamente come hanno studiato» (Beppe Di Corrado). «In principio fu Loris Capirossi. Poi Max Biaggi, Sete Gibernau, Jorge Lorenzo. Il prossimo paziente del Dottore si chiama Marc Márquez, e anche per lui è pronta la solita cura. […] Carlo Pernat, che fu il suo primo manager: […] “Prima di batterli, li demolisce psicologicamente. Ha il potere di metterli sotto pressione, di costringerli all’errore. E, uno dopo l’altro, divora tutti quelli che si mettono tra lui e il traguardo”» (Massimo Calandri) «I miei sogni? Continuare a vincere, essere lì, esserci, cercare il decimo titolo. E un figlio. Mi piacerebbe fare un bambino, e mi pare sia il momento giusto».