5 settembre 2018
Tags : Alessandro Profumo
Biografia di Alessandro Profumo
Alessandro Profumo,
nato a Genova il 17 febbraio 1957 (61 anni). Banchiere. Dirigente d’azienda. Attualmente, amministratore delegato di Leonardo (dal 16
maggio 2017). Già presidente di Monte dei Paschi di
Siena (2012-2015) e amministratore delegato di Unicredit (1997-2010) • «Figlio di un ingegnere che ha un’azienda in
Sicilia, trascorre l’infanzia a Palermo. Trasferitosi a Milano, incrocia gli
ultimi bagliori gauchisti e incontra Mario Capanna. Inflessibile capo dei boy
scout, conosce Sabina Ratti sui banchi del liceo Manzoni e si sposano appena
ventenni. […] Compie un duro percorso di studente
lavoratore, […] dietro lo sportello del Banco Lariano in piazzale Loreto, a
Milano, con accanto i libri dell’Università. […] Alla
fine si laurea alla Bocconi. […] A trent’anni, il
grande salto. La sua tesi di laurea sulle aziende di credito viene
notata dalla McKinsey che lo chiama a far parte del club. Segue un passaggio
alla Bain & Cuneo, poi alla Ras, la compagnia di assicurazioni della tedesca
Allianz, dove incontra Lucio Rondelli che lo presenta a Enrico Cuccia e lo
porta al Credito Italiano. La banca viene privatizzata
nel 1993: quattro anni dopo, Rondelli lascia il timone a Profumo, che, pancia a
terra, ripulisce i conti e trasforma la nuova entità in un modello di
efficienza. […] Morto Cuccia nel 2000 e uscito di
scena Rondelli, comincia la partita per occupare il centro della scacchiera. […] Profumo non era mai andato a genio al governatore della
Banca d’Italia, Antonio Fazio, e agli uomini di via Nazionale, che lo avevano
spesso frenato nella sua bulimia assemblatoria. […]
Profumo va avanti lo stesso, aggrega casse di risparmio e banche locali da
Verona all’Emilia-Romagna, da Trento a Trieste. Finché nel 2005 non arriva il
salto oltre le Alpi per creare la prima banca internazionale con testa e piedi
in Italia. Un sogno realizzato [con
l’acquisizione della tedesca Hypovereinsbank
– ndr]; prima, però, deve
imprimere uno scrollone al vecchio establishment
finanziario. E qui diventa il braccio esecutore di un disegno pazientemente
tracciato da Geronzi. […] Il sodalizio con Profumo nel
2007 porta a fondere insieme il Credito Italiano e Capitalia. […] La fusione con Capitalia è l’ultimo acuto, il canto del
cigno di Profumo. Il boccone è pesante, forse troppo. Il nuovo gruppo Unicredit
impiega anni per digerirlo, mentre nello stesso momento arrivano i guai dalla
Germania. La bavarese Hypovereinsbank […] è in difficoltà e si rivela piena di
titoli marci, derivati e persino mutui subprime
americani. Così, quel colosso bancario che era penetrato in Francia, nel Centro Europa ex comunista, in Russia, rischia di crollare
sui suoi piedi d’argilla. “Mr. Arrogance”, come era
stato battezzato Profumo negli anni dei trionfi, farà atto di contrizione. Nel
2008, quando per salvare la banca lancia un aumento di
capitale da 6,6 miliardi, ammette di aver fatto indigestione sottovalutando la
crisi. […] La crisi del 2008 è uno choc dal quale
Profumo non si riprenderà. Lavora pancia a terra per salvare l’istituto, ma i
soci […] anziché ringraziarlo gli danno il benservito con una
super-liquidazione. A un uomo come lui, essere coperto di denaro non toglie
dalla bocca l’amaro del potere. Finché arriva un’altra occasione. Il 18 marzo
2012 la Fondazione Mps lo indica come presidente al posto di Giuseppe Mussari.
Prende la ramazza, la sua linea è pulizia a ogni
costo. […] Gode del rispetto di Mario Monti,
presidente del Consiglio, che vara una linea di credito di 4 miliardi di euro
(anche se non proprio a buon mercato) facendo leva sulle obbligazioni già
introdotte da Giulio Tremonti (i Tremonti bond diventano Monti bond). […] Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola
impongono una cura dimagrante. Il Monte si fa più piccolo e più snello, però
continua a mancargli il capitale. Gli stress test della Banca centrale europea
hanno bocciato Mps, costringendolo a chiedere ancora soldi ai soci e al
mercato. […] Ferito, amareggiato, Profumo ammette:
“Non siamo più in grado di garantire l’indipendenza del Monte”, e sente che la
sua missione si è conclusa. Un fallimento? Non proprio, perché lascia
un’azienda più sana, ma ancora una volta ha mancato l’obiettivo di fondo»
(Stefano Cingolani). Dopo l’uscita da Mps, rilevò Equita Sim, società di
consulenza finanziaria e di intermediazione mobiliare
che guidò da presidente e consigliere fino al maggio 2017, quando fu nominato
amministratore delegato di Leonardo (ex Finmeccanica). «Gli
investitori hanno dato un giudizio abbastanza netto. […]
Da quando il governo Gentiloni l’ha indicato per succedere a Mauro Moretti, […]
la società ha perso un terzo della sua capitalizzazione» (Luca Pagni) • Sposato da oltre quarant’anni con Sabina
Ratti, manager; un figlio adulto, Marco, alla guida della Cantina Mossi,
l’azienda vitivinicola di famiglia • Nel 2010, «all’interno del Pd circola il suo nome per arruolarlo tra le
file dei possibili futuri ministri o forse anche più. Per due volte, con la
giacca del banchiere, Profumo si era messo in fila per votare alle primarie del
centrosinistra. La prima nel 2005, quando fu scelto Romano Prodi. La seconda
nel 2007, quando la moglie Sabina Ratti (ora presidente della Fondazione Eni
Enrico Mattei) si candidò con Rosy Bindi per entrare nell’assemblea nazionale
del Pd. […] Eppure nel 2010 Profumo non cede e si
defila» (Walter Galbiati). «La politica per me è una
passione, ma non una missione. Anni fa ho pensato di tentare l’avventura,
perché ritengo la politica un mestiere nobile, ma il
discorso non è più attuale. Per me la politica è
valori e progetti, il tifo lo faccio solo per l’Inter. […]
D’altronde, si inizia da piccoli: stavo a Palermo, era l’Inter di Herrera,
eravamo quattro bambini in cortile, giocavamo ognuno con una maglia diversa. A
me è toccata quella dell’Inter: sono rimasto fedele ai colori» (a Pietro
Senaldi).