5 settembre 2018
Tags : Lidia Bastianich
Biografia di Lidia Bastianich
Lidia Bastianich
(Lidia Giuliana Matticchio in Bastianich), nata a Pola il 21 febbraio 1947 (dunque italiana, essendo nata pochi giorni dopo la firma del «trattato di
pace», siglato a Parigi il 10 febbraio, che assegnava la zona alla Jugoslavia,
ma prima che esso entrasse in vigore, il 15 settembre successivo; poi
naturalizzata statunitense) (71 anni). Cuoca. Ristoratrice. Personaggio
televisivo. «Dal nulla è diventata una degli chef più famosi del mondo. Autrice
di best seller. Proprietaria di sei
ristoranti negli Stati Uniti e di due aziende vinicole in Italia, una in Friuli
e una in Maremma. Socia col figlio [Joe
Bastianich, ben noto anche qui in seguito alla sua partecipazione a MasterChef
Italia – ndr], con Mario Batali
e Oscar Farinetti, di Eataly, centro della gastronomia italiana a New York»
(Marco De Martino) • Figlia di un meccanico e
di una maestra elementare, visse da piccola il dramma dell’esilio degli
italiani dall’Istria, abbandonata nelle mani di Tito. «“Fu così che nel 1955
io, la mamma e mio fratello Franco (mio padre era infatti dovuto restare a casa
per non destare sospetti) ci recammo a Trieste con la scusa di andare a trovare
una zia malata. […] A sua volta papà – che era veneto – scappò tre
settimane dopo e ci raggiunse, non senza aver dovuto pagare un robusto pedaggio ai… cani di
frontiera. L’intenzione era quella di fermarci in Italia, ma purtroppo di
lavoro in quel periodo non se ne trovava. Con lo status di rifugiati politici ci accasammo nel campo profughi di
San Sabba, un enorme casermone su tre piani, dove ci mettevamo in fila per
andare in mensa. E per tirare avanti dignitosamente, mamma si mise a fare le
pulizie per chi ne aveva bisogno e mio padre a proporsi, quando capitava, come
autista. Per quanto mi riguarda continuai a frequentare le elementari presso un
istituto di suore Canossiane. E fu proprio in quel periodo che la zia di mamma
– la quale cucinava per famiglie della buona borghesia – incominciò
a farmi da maestra: dapprima portandomi a fare la spesa, poi insegnandomi a
trafficare con lei in cucina. Probabilmente sarebbe stata quell’esperienza,
supportata dai ricordi degli odori e dei sapori della mia terra, a farmi frullare
per la testa la voglia di diventare una brava cuoca”. […] I Matticchio
arrivarono negli States nel 1958, dove vennero ospitati in un albergo
dalla Caritas. […] Fortuna volle che il padre trovasse ben presto un lavoro
come meccanico presso la Chevrolet di North Bergen, nel New Jersey, mentre la
madre, visto che sapeva cucire, venne assunta in una fabbrica di abbigliamento
da donna. “Andammo così ad abitare in una modesta casetta sul fiume, che ci
sembrava però un paradiso”. […] Qualche tempo dopo, […] “tornammo a New York,
con la mamma a fare la pendolare (in treno) in quanto non aveva voluto lasciare
il suo posto. Da parte mia decisi di iscrivermi all’Hunter College, in quanto
intendevo studiare Medicina, e per mantenermi […] mi davo da fare part-time nei
ristoranti e nelle pasticcerie. Salvo poi innamorarmi, quando avevo vent’anni,
di un altro profugo, Felice Bastianich, con il quale mi sposai nel 1966, dando
alla luce, tre anni dopo, Giuseppe”. A quel punto, aiutati dai genitori e
facendo un po’ di debiti, Lidia e Felice decisero di aprire un ristorantino, 34
posti in tutto, che chiamarono Buonavia
in quanto localizzato in una strada interessante, Queens Boulevard. “Ma siccome
non mi sentivo ancora all’altezza di cucinare per i clienti, assunsi un cuoco
di origine italiana, che, strada facendo, mi avrebbe insegnato a far da
mangiare in modo da accontentare tutti i gusti degli avventori. Soltanto in
seguito ci dedicammo a preparare dei nostri piatti tipici, che furono
apprezzati da alcuni giornalisti, i quali si misero a parlare bene del locale”.
[…] Risultato? L’apertura di un secondo ristorante (il Villa Secondo), e la nascita di Tanya. Ma fu il 1981 a
rappresentare l’anno della svolta. “Cedemmo infatti i due locali che avevamo in
affitto per comprarne un altro a Manhattan, che come location
rappresentava un punto di arrivo. E in parallelo acquistammo una casetta sulla
Cinquantottesima strada, dove inaugurammo il Felidia (contrazione di Felice e Lidia), un ristorante molto
elegante su due livelli, che poteva ospitare un centinaio di persone. In quel
periodo ero già diventata una brava cuoca, ma per non saper né leggere né
scrivere assumemmo uno chef di livello, ferma restando una clientela importante
da assecondare”. Qualche nome? Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Roberto
Benigni, Rod Stewart, Eddy Murphy, ma anche l’ex presidente americano Bush
padre. […] Qualche tempo dopo il Felidia
si sarebbe portato a casa le tre stelle di Ruth Reichl, critico-fustigatore del
New York Times. Fu a quel punto
che Giuseppe, o Joe che dir si voglia, chiese di poter gestire in proprio un
altro ristorantino, e la madre non mancò di accontentarlo. Nacque così il Becco, un altro successo, seguito
dall’Esca (a base di pesce),
dalla Lupa, un wine shop,
e dalla pizzeria Otto. Quindi
madre e figlio lasciarono i confini di New York per approdare in città di altri
Stati, purché interessanti dal punto di vista economico e culturale» (Mauro
Castelli) • La sua seconda vita,
quella di personaggio televisivo e di autrice di libri di cucina, iniziò grazie
alla partecipazione a una trasmissione di Julia Child, nel 1986. «In
quell’occasione il produttore mi notò e mi fece delle mezze promesse, che si
sarebbero concretizzate nel 1991 in occasione dell’uscita del mio primo libro, La
cucina di Lidia, che vendette 130.000 copie». Pochi anni dopo, i suoi primi
programmi, registrati nella cucina di casa e presto seguiti in tutto il mondo.
Nel 2014 e nel 2015 ha partecipato anche alle prime due stagioni di Junior MasterChef Italia (Sky Uno), come
giudice dei piccoli cuochi al fianco di Bruno Barbieri e Alessandro Borghese • «Faccio parte di due culture, e non ci sono
due culture migliori di quella italiana e americana. L’Italia è spirito,
colore, gusto e creatività. L’America è marketing, business. Abbinarle è stato
il mio successo» (a Stefania Spatti).