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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Francesco Gaetano Caltagirone

Francesco Gaetano Caltagirone, nato a Roma il 2 marzo 1943 (75 anni). Imprenditore. Costruttore edile. Fondatore e presidente del gruppo Caltagirone spa. Secondo l’ultima classifica ufficiale Forbes (aggiornata al 20 marzo 2017), detentore di un patrimonio netto di 1,9 miliardi di dollari, che ne fa il 1098° uomo più ricco del mondo e il 19° più ricco d’Italia (nel frattempo però, sempre secondo Forbes, sarebbe già salito a 2,6 miliardi di dollari, scalando ulteriori posizioni). «Padrone del Messaggero, il principale quotidiano della capitale. Padrone della Vianini Lavori, che con il consorzio Metro C sta costruendo la più grande (e discussa) opera pubblica del Paese. Padrone ancora di una quota dell’Acea, la società del Campidoglio che distribuisce luce, acqua e gas ai romani. Nonché l’unico che ancora riesca a fare affari con le case nonostante la crisi delle palazzine» (Sergio Rizzo) • Figlio e nipote di costruttori palermitani. «Il padre Francesco arriva a Roma nel 1927. Cerca e trova fortuna. Molti dei palazzi tra via Barberini e via Bissolati sono i suoi, ma con l’avvento della Repubblica c’è un clima che a Francesco padre non piace. Se ne va in Argentina, ma il Sudamerica è carogna con quel ricco emigrante pieno di idee. Appena un anno dopo muore d’infarto. Francesco Gaetano ha soltanto quattro anni e tre il secondogenito Edoardo, meno di uno Leonardo. Per venti lunghi anni la vita è grama assai, è corsa in affanno e in salita. Schivo, appartato, assennato, vive all’ombra dei tre cuginotti sfarfalloni – Gaetano, Camillo e Francesco – figli dello zio Ignazio. Ma […] “Franco il buono” si dà da fare in silenzio. Dai 20 mila metri cubi costruiti nel 1967 passa ai 300 mila del ’78. Proprio quando il sogno di diventare una star del settore sembrava a portata di mano, ecco lo scandalo Italcasse, l’accusa di bancarotta fraudolenta per i cugini (poi cancellata dalle sentenze di assoluzione), quel cognome Caltagirone nel fango. Quell’“A Fra’, che te serve?” [domanda con cui, secondo le ricostruzioni giornalistiche, il cugino Gaetano Caltagirone era solito rispondere al telefono a Franco Evangelisti, esponente della Dc molto vicino ad Andreotti – ndr] lo insegue come una maledizione. Franco il buono non c’entra nulla, ma la batosta è sonora. Si riprende con l’occasione Vianini. Apre cantieri a ripetizione alla periferia di Roma, Tor di Quinto, Torpagnotta, Casilino, Dragoncello, Torrino. La Vianini non manca mai. Dicono, grazie ad Andreotti. […] Ma Franco è troppo cauto per gettarsi, come fecero i cugini, nelle braccia di un solo sponsor. Negli stessi anni, […] Franco il buono conclude affari con l’altra Dc, quella dell’Italstat di Ettore Bernabei, e con l’ambasciatore delle cooperative emiliane nella capitale, Silvano Pellini. Sono gli anni che anche Franco comincia a concedersi qualche lusso. Compra una “casa” – più o meno una reggia – in via Aldovrandi, campi da tennis, giardini, terrazze, saloni. A “Villa Svezia” passa più tempo con la moglie Luisa Farinon (sorella di Gabriella, andata in sposa all’industriale barese Stefano Romanazzi), e con i tre figli Francesco, Alessandro e Azzurra, piacevolmente curando i suoi hobbies, la storia romana, le monete antiche, l’antiquariato. Non salta a Londra un’asta che conta. Non salta in Italia una vendita di qualità. È così che si trova faccia e faccia con la Fiat nella corsa alla Cementir, il terzo produttore nazionale del cemento. Qualcun altro ci avrebbe pensato, prima di rilanciare contro il colosso torinese. Franco non ci pensa su due volte e stacca un assegno di 480 miliardi e 222 milioni (per il 51 per cento di un’azienda che ne fatturava 330). L’Italia si accorge che ha un nuovo Re del Mattone. Un Re curioso che si mette con il Partito comunista fresco di Bolognina per rilanciare Paese Sera, che apre il portafoglio per tenere in vita il Sabato di Sbardella. “Caro mio – confessa Franco ad un amico – se vuoi fare il grande imprenditore in Italia devi avere per forza un piede nei media, meglio due piedi: uno per staffa”» (Giuseppe D’Avanzo). «Di operazione finanziaria in operazione finanziaria, Caltagirone ha sempre tratto nei decenni di che moltiplicare il proprio patrimonio aziendale. Allo stesso modo nacque a metà degli anni Novanta l’ingresso nei media, con Il Mattino, Il Messaggero rilevato da Montedison tramite Mediobanca, e poi via via il Corriere Adriatico, il Quotidiano di Puglia, fino a, dieci anni dopo, Il Gazzettino, controllati attraverso la Caltagirone Editore. […] Infine, dopo non esser mai dipeso dalle banche, Caltagirone era maturo per divenire da imprenditore forte un forte socio bancario. Prima una scorribanda fortunata in Bna, all’inizio degli anni Novanta. Poi l’“innamoramento” del MontePaschi, scelto perché lo statuto prevedeva il 50% negli organi dell’istituto alla Fondazione e un vicepresidente espressione del 50% privato. E divenne Caltagirone il vicepresidente, avendone rilevato un 5%. Poi la quota in Bnl, dove Mps aveva l’8%, quando Luigi Abete e Diego Della Valle pianificarono di infeudarla al Bilbao ma di fatto amministrandola loro. Il Monte presentò a Caltagirone altri interessati a salirne nel capitale: Statuto, Coppola, Ricucci. Nell’Ok Corral delle scalate incrociate del 2005 – Banco Popolare, Bnl, Rcs – Caltagirone vendette alla fine a Ricucci la sua quota Bnl, e lo stesso fece anche con la sua quota in Rcs (rilevata a 0,6 euro e ceduta a oltre 6 euro). A Caltagirone la vicenda Bnl è costata un lungo procedimento giudiziario per insider trading e ostacolo alla vigilanza, terminato con assoluzione “perché il fatto non sussiste” in Corte d’appello a Milano, poi confermata in Cassazione. Uscito da Mps perché non convinto della gestione, dal 2012 è presente invece nelle due entità finanziarie più internazionalizzate d’Italia: Unicredit e Generali, dove è vicepresidente» (Oscar Giannino) • Tra il 2 e il 3 agosto 2000 la moglie, Luisa Farinon, fu rapita per alcune ore da un suo domestico filippino, Leo Begasson, che la donna aveva sorpreso a rubare nella sua camera da letto dopo avergli rifiutato un prestito. Caricati a forza in automobile la Farinon e una sua guardia del corpo, Begasson aveva tentato la fuga verso la Slovenia, ma, vistosi braccato dalle forze dell’ordine, s’era poi rassegnato a rilasciare gli ostaggi, oltrepassando da solo la frontiera. Fu ritrovato morto l’indomani mattina in una camera d’albergo a Portorose, in Istria, ucciso da un colpo di pistola (suicidio, secondo i più) • Ottimi rapporti trasversali con la politica, da Massimo D’Alema a Gianfranco Fini, da Gianni Letta a Walter Veltroni, fino a Matteo Renzi. Ex suocero di Pier Ferdinando Casini, che nel 2007 sposò sua figlia Azzurra, ne fu il principale finanziatore fino all’annuncio della separazione tra i due, nel 2015 • «Il successo non è un furto, il profitto non è peccato. Il parassitismo è peccato, l’assistenzialismo immeritato è peccato».