Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Antonello Venditti

Antonello Venditti (Antonio V.), nato a Roma l’ 8 marzo 1949 (69 anni). Cantautore. Oltre 30 milioni di dischi venduti • «Sono nato di otto mesi, pesavo un chilo e quattro. Nel ’49 non esisteva l’incubatrice: quelli come me li buttavano via. Mi salvò un sogno. A mia madre apparve Francesco Saverio, un santo. Le disse solo: “Wanda, lui vivrà”. E così si ritrovò tra le mani questo sgorbio» (a Carlo Moretti). «Venditti cresce in una famiglia d’estrazione borghese. In Mio padre ha un buco in gola racconta, ironico e lapidario, della ferita di guerra del padre Vincenzino, della madre insegnante, dello studio matto e dell’obesità giovanile: “Mio padre ha un buco in gola / e una medaglia d’argento, / oggi è andato in pensione, / alta burocrazia nazionale. / Mia madre è professoressa, / o, meglio, una professoressa madre, / m’ha dato sempre quattro / anche se mi voleva bene, / oggi è andata in pensione, / con la medaglia della scuola, / la guarda sempre con orgoglio, / ascoltando la radio. / Mia nonna è una brava signora, / ma nonostante tutto è morta, / cucinava con troppo amore / e mi faceva ingrassare, / ed io, io crescevo bene, / grasso come un maiale, / studiavo come un matto, / per fare onore all’onore…”. Il giovane Antonello è grasso e ama studiare, le prime canzoni che scrive sono Sora Rosa, Lontana è Milano e Roma capoccia. […] Sora Rosa è il grido amaro di un giovane colmo d’energie che non trova spazio in un paese popolato da arrivisti attaccati alla poltrona. La lingua è il vernacolo romano alla Giuseppe Gioacchino Belli. Il destino del giovane, di tutti i giovani, è scegliere tra il suicidio e l’andare via, nell’ultima vana speranza di vedere che “chi mmagna troppo adesso possa sputà le ossa che ssò ssante”. […] La scrive a quattordici anni. Antonello cresce e dimagrisce, ottiene la maturità classica e s’iscrive a Giurisprudenza a La Sapienza laureandosi nel ‘73; si specializza in Filosofia del diritto. […] È appena passato il ‘68 e Antonello è già sotto contratto con la It: il giovane cantautore fa parte del gruppo di artisti che si esibiscono al celebre Folkstudio. Nella sua biografia, L’importante è che tu sia infelice, scrive: “Era un martedì quando staccai il primo passo dentro al Folkstudio di via Garibaldi e trovai un tale Francesco De Gregori che alternava composizioni sue a traduzioni di brani di Leonard Cohen e Bob Dylan. Mi presentarono Giancarlo Cesaroni, ovvero l’uomo-censura, grande boss, diviso fra sigaro, Ballantine’s e corse dei cavalli. A fare i provini c’era la fila, decideva lui a insindacabile giudizio. In un angolo addossato al muro, malmesso e di schiena al pubblico, c’era un pianoforte che veniva usato solo in caso di jazz. Quasi non esisteva come strumento nell’immaginario collettivo. Gli suonai Sora Rosa, Roma capoccia e Viva Mao, e il capo sentenziò: ‘Puoi venire domenica’. Lo spazio domenicale cominciava alle 14.30 e terminava quando noi decidevamo di far girare le chiavi. Ci chiamavamo poco fantasiosamente ‘I Giovani del Folk(studio)’, ne facevamo parte io, De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano, i quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla finiti nella prima strofa di Notte prima degli esami”. […] Dal cenacolo musicale del Folkstudio viene fuori la prima incisione di un disco insieme a un altro ragazzo della Scuola Romana, Francesco De Gregori: i due scelgono di registrare insieme per dividere le spese. Sulla copertina del disco compare la figura di Ofelia dipinta dal preraffaellita John Everett Millais, insieme con il nome dell’album (e del duo), Theorius Campus. […] Dopo Theorius Campus inizia la “prima fase” nella carriera solista del cantautore, un periodo incredibilmente fertile: nel ’73 […] L’orso bruno, disco dagli arrangiamenti possenti e sinfonici. […] Nello stesso anno chiude con la It per registrare con la Rca Le cose della vita, disco che fa da pendant al precedente per un ritorno a una musicalità essenziale, fatta solo di pianoforte, tastiera al massimo. […] Nel 1975 Venditti tira fuori l’album da testa delle classifiche, Lilly. […] Summa della poetica del primo Venditti, è un disco personale (c’è l’amore all’eroina della title track, il matrimonio breve e burrascoso con Simona Izzo in L’amore non ha padroni suonata da un pianoforte in tempesta; c’è la polemica col giornalista Enzo Caffarelli in Penna a sfera), non mancano Roma e la romanità in Santa Brigida e nella novella storica Attila e la stella, ma c’è anche una parte di storia italiana in Lo stambecco ferito. […] Soprattutto c’è la struggente ballata Compagno di scuola, il primo brano di Venditti incentrato sui ricordi scolastici, […] sull’impegno politico giovanile all’alba del ’68 e sul suo portato successivo per la generazione delle barricate. Sul piano tecnico è un artista perfettamente maturo. […] Pronto al successo, il cantautore romano traghetta l’Italia dai ’70 agli ’80 con la sua musica, a metà tra donne e pezzi sul disastro di Seveso o sul compromesso storico (Nostra Signora di Lourdes). In questo periodo arrivano dischi memorabili come Sotto il segno dei pesci e Buona domenica. […] Negli anni ’80 al centro delle attenzioni di Venditti c’è la Magica: la Roma ha una squadra solida e affamata e riesce a vincere il secondo scudetto della sua storia nel 1983, e Venditti celebra la vittoria con un concerto al Circo Massimo, che praticamente diviene il tempio consacrato al Vendittianesimo. La stessa cosa accade quando, l’anno seguente, la Roma gioca e perde la finale di Coppa dei Campioni, ai rigori contro il Liverpool. Inutile dire che i due inni della Magica, Roma Roma e Grazie, Roma, li ha scritti lui. […] Anni Novanta: […] la barba scompare, e gran parte dell’impegno civile svanisce (fatto salvo qualche pezzo come Dolce Enrico, alla memoria di Berlinguer). In capo a un decennio la vita diventerà una fantastica storia e Venditti sarà definitivamente Antonello» (Matteo Cutrì). È una sequela di grandi successi, iniziata nell’ultimo scorcio degli anni Ottanta con In questo mondo di ladri (1988) e proseguita con Benvenuti in paradiso (1991), Prendilo tu questo frutto amaro (1995), Goodbye Novecento (1999), Che fantastica storia è la vita (2003), fino ai più recenti Dalla pelle al cuore (2007), Unica (2011) e Tortuga (2015). Tra le raccolte, meritano di essere citate soprattutto Diamanti (2006), antologia di 46 brani distribuiti in tre cd, e Le donne (2009), 32 brani in due cd dedicati alle numerose figure femminili presenti nelle sue canzoni. Nel 2016 è invece uscito presso Rizzoli il suo ultimo libro, Nella notte di Roma, viaggio notturno tra i «vizi capitali» e le meraviglie della sua città («Roma non è raccontata. Chi non è di qui […] ha uno sguardo ancora capace di meravigliarsi della bellezza. I romani dovrebbero vedere la città con gli occhi dei non romani») • Dettaglio peculiare della sua iconografia, i Ray-Ban a goccia. «Me li ha fatti scoprire una ragazza nel 1974. Venivano usati nella guerra in Vietnam perché nel cerchietto che c’è nella montatura i soldati sistemavano la sigaretta. Io – che avevo il pianoforte pieno di macchie proprio per le sigarette – ho deciso di usarli come simbolo pacifista. Da allora quei Ray-Ban sono i miei occhi. Non me ne hanno mai regalato nemmeno un paio, però mi hanno avvisato quando stavano andando fuori produzione… così sono andato a comprarmene 20, 30 paia» (a Chiara Maffioletti) • Sposato dal 1975 al 1978 con Simona Izzo, ha avuto da lei un figlio, Francesco Saverio (così chiamato in onore del santo). Tra le relazioni successive, particolarmente lunga quella con la giornalista e conduttrice Monica Leofreddi • Storicamente di sinistra, negli ultimi anni se ne è progressivamente allontanato, manifestando simpatia per il Movimento 5 stelle. «Un cantante portato in auge dall’ideologia di partito, anche se poi mi sembra che l’unica sua vera ideologia sia la Roma» (David Zard) • «Non considero il cammino musicale una carriera e non mi puoi chiamare maestro. O mi chiami “Antonello” o “testa di cazzo”, mezze misure non ci sono. Mi piace guardare al futuro, e l’unica vera differenza tra il me di oggi e il me di ieri è che ora so che per cambiare le cose ci vuole tempo» (a Malcom Pagani).