5 settembre 2018
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Biografia di Matteo Salvini
Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973 (45 anni). Politico. Segretario federale della Lega Nord (dal 15 dicembre 2013) poi rinominata semplicemente Lega. Europarlamentare (dal 2009; in precedenza, dal 2004 al 2006). Già deputato (2008-2009; nel 2013 rinunciò appena rieletto) e consigliere comunale di Milano (1993-2012) • «Buona famiglia milanese, il papà dirigente d’azienda e la mamma casalinga, la passione per il calcio coltivata all’oratorio dei Santi Nabore e Felice, in zona Bande Nere, le medie dai preti, il liceo al Manzoni, le domeniche a San Siro a seguire l’amatissimo Milan o in gita con i boyscout, di cui è stato lupetto per cinque anni» (Rodolfo Sala). Entrò nella Lega Nord a 17 anni. «Al Manzoni di Milano, uno dei licei più rossi, mi avevano dato un volantino su quanto i lombardi pagavano di tasse e quanto ricevevano indietro dallo Stato. Andai alla sede della Lega in via Vespri Siciliani e mi iscrissi». Negli stessi anni, però, frequentava anche il centro sociale Leoncavallo. «Là stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni». Iscrittosi all’università (dapprima Scienze politiche, poi Storia), interruppe anzitempo gli studi, concentrandosi sull’attività politica. Nel 1993 l’elezione al consiglio comunale di Milano, con il sindaco leghista Marco Formentini. «Il Salvini degli anni Novanta era “un ragazzo di sinistra folgorato dal progetto dell’autonomia territoriale”, scrivono Alessandro Franzi e Alessandro Madron nel libro Matteo Salvini #ilMilitante. Un comunista-leghista, sospeso tra i due schieramenti dai quali prendeva in modo equo ispirazione: indipendenza della Padania, ma con un occhio di riguardo al proletariato, agli operai, ai marginali. […] Nel 1997 Salvini partecipò alle elezioni del Parlamento Padano, organismo consultivo istituito dalla Lega Nord e aperto a tutti i cittadini padani, al di là del loro orientamento politico. La sua lista si chiamava “Comunisti padani” e sullo stemma comparivano la falce e il martello. […] I Comunisti padani ottennero cinque seggi quell’anno, uno riservato proprio a Matteo Salvini. “Leader della falce e martello verdi, Salvini ha cavalcato le zone grigie su cui la sinistra ha glissato. Parliamo di difesa del territorio, dell’italianità e del diritto al lavoro e alla casa dei lavoratori, prima degli italiani e poi degli stranieri, battaglie che ai tempi erano condivise anche dai comunisti italiani”, scrive Eleonora Bianchini in Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere. […] Però, qualcosa si ruppe in quel perfetto equilibrio salviniano tra comunismo e leghismo, a favore del secondo. “Preparava i banchetti contro l’apertura di una moschea. […] Andava a fare sopralluoghi nei campi rom”, raccontano Franzi e Madron, che ricordano anche quando nel 1998 istituì un numero telefonico per segnalare casi di delinquenza legati agli immigrati clandestini. […] Le priorità stavano cambiando, il flusso migratorio cresceva, la questione della sicurezza – o della sua percezione – stava sempre più a cuore ai cittadini. […] Era arrivato il momento di cambiare strategia: serviva offrire una spalla su cui piangere a un altro, nuovo grande esercito di insoddisfatti» (Luigi Mastrodonato). Molto impegnato nella vita del partito, iniziò presto a collaborare al quotidiano La Padania e a Radio Padania, fino a ottenere la qualifica di giornalista professionista. In parallelo, la carriera politica: responsabile del Gruppo giovani di Milano dal 1994 al 1997 e segretario provinciale dal 1998 al 2004, nel 2004 approdò al Parlamento europeo, dove rimase fino al 2006 per poi tornarvi, dopo una breve parentesi da deputato, nel 2009. La vera scalata al vertice del partito iniziò nel 2012, quando la Lega di Bossi fu travolta dagli scandali: Salvini fu infatti tra i primi ad appoggiare Roberto Maroni, divenendo nuovo segretario della Lega Lombarda quando Maroni divenne segretario federale della Lega Nord; quando, poi, l’ex ministro dell’Interno ebbe abbandonato la guida del partito per assumere la presidenza della Regione Lombardia, Salvini si candidò a succedergli, sfidando Bossi alle primarie leghiste del 7 dicembre 2013 e ottenendo una schiacciante vittoria, con oltre l’80% dei consensi. In questi anni, da segretario, ha impresso alla Lega Nord una profonda trasformazione. «Le alleanze con gli euroscettici, nazionalisti e islamofobi iniziarono da subito. […] E poi c’è la comunicazione: Salvini è abilissimo a incentrare su di sé tutta l’attenzione. Parla di quello che vuole la gente. Sfrutta il tema di giornata. Se ne frega delle reazioni. E se ne frega di apparire contradditorio rispetto al passato. […] Salvini ha fiutato che il rancore degli anni di crisi non è più tanto del Nord contro il Sud, ma degli elettori anonimi contro le élite, dei penultimi che hanno perso il lavoro contro gli ultimi che sbarcano nel Mediterraneo in cerca di un’occupazione. […] Il segretario leghista ha impastato questo risentimento in una proposta sovranista. […] Tutta la proposta politica della “nuova” Lega è incentrata su di lui. Sulla sua irriverenza e la sua capacità mediatica. Sulla sua energia nel mobilitare le persone. […] Salvini ha fatto piazza pulita di chiunque non fosse rigorosamente schierato con lui. Alla vecchia guardia, a partire appunto da Bossi, non ha delegato alcun ruolo. Alla nuova non ha ancora dato un mandato autonomo. Molti vecchi militanti se ne sono andati. Forte di sondaggi a due cifre, inimmaginabili con la Lega sotto il 4% del 2013, […] Salvini non ha nemmeno avuto difficoltà a cacciare dal partito l’unico possibile competitor, Flavio Tosi, con cui c’era un patto non scritto: Salvini capo del partito, Tosi candidato premier con la benedizione di Maroni. […] Cinque anni dopo quella concatenazione di eventi che lo ha portato alla ribalta nazionale, il segretario della Lega può permettersi di mettere alla porta Bossi, di dire a Maroni che non deve impicciarsi della gestione del partito, di provocare Berlusconi sulla leadership del centrodestra» (Alessandro Franzi). Dopo aver cavalcato vittoriosamente il “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ed essere stato confermato alle primarie leghiste del 14 maggio 2017, Salvini si è preparato alla sfida decisiva delle elezioni politiche del 2018, aderendo alla coalizione di centrodestra ma chiarendo subito che il candidato premier sarebbe stato espresso dal partito che avesse ottenuto più voti. Ha quindi dispiegato un’offensiva a tutto campo, aumentando ulteriormente la sua presenza in televisione e battendo tutte le piazze d’Italia, togliendo dal simbolo del partito la parola «Nord» per presentare la Lega in tutti i collegi elettorali, ammiccando sia all’estrema destra (sui temi dell’immigrazione, dell’antifascismo e delle armi) sia all’estrema sinistra (sulle questioni del lavoro e delle pensioni), imponendo nel programma della coalizione alcuni dei punti di più ampia presa elettorale (su tutti, la cosiddetta flat tax) e contrapponendosi ogni giorno a Berlusconi, smentendo quasi ogni sua dichiarazione col proposito di minare la credibilità del vecchio leader per affermare la propria. Ultimo colpo di teatro, a pochi giorni dal voto, in piazza del Duomo a Milano, un solenne giuramento di fedeltà al popolo italiano pronunciato sulla Costituzione e sul Vangelo, rosario in pugno. In questo modo, il 4 marzo 2018, è riuscito a guadagnare alla Lega un risultato eccezionale, intorno al 17% dei voti a livello nazionale, e a strappare clamorosamente a Berlusconi (fermo, con Forza Italia, poco oltre il 14%) la palma di leader della coalizione: macroscopica affermazione personale, insufficiente, però, con un centrodestra complessivamente intorno al 37%, a garantirgli una maggioranza parlamentare, e quindi a proiettarlo automaticamente al vertice del governo • Due partecipazioni a giochi televisivi di Mediaset in giovane età: nel 1985 a Doppio slalom di Corrado Tedeschi, nel 1993 a Il pranzo è servito di Davide Mengacci • «Salvini è riuscito a fare tesoro del meglio del repertorio leghista: fin dai tempi del Consiglio comunale di Milano ha fatto politica a due velocità, facendo parte delle giunte Formentini, Albertini e Moratti ma smarcandosi chirurgicamente dal sindaco di turno, regolarmente troppo permissivo e poco attento alla “sua” gente, e mettendo in campo posizioni ambivalenti nei confronti della destra berlusconiana. […] Salvini non parla alla cosiddetta pancia del paese: in anni di incontri, fiaccolate, manifestazioni e gazebo ne è diventato parte integrante – e soprattutto credibile» (Davide Piacenza) • «Tifoso del Milan, nel 2006 ha organizzato una diretta provocatoria su Radio Padania per tifare per la Germania contro l’Italia: mal gliene incolse. Ma una delle sue gaffe migliori in tema di scorrettezza territoriale fu un coro da stadio sul prato di Pontida nel 2009. […] Matteo cantò cori oltraggiosi contro i napoletani, “colerosi, terremotati”. Ma lui si è difeso così: “Erano cori da stadio, la politica non c’entra”. Come se la Lega non avesse mai usato i cori da stadio per fare politica» (Cristina Giudici) • Divorziato dalla giornalista Fabrizia Ieluzzi, due figli: uno dall’ex moglie, una dall’avvocato Giulia Martinelli. Dal 2015 frequenta la conduttrice Elisa Isoardi • «Per carattere, sono abituato a vedere le cose senza chiaroscuri: il bianco è bianco, il nero è nero».