5 settembre 2018
Tags : Anna Fendi
Biografia di Anna Fendi
Anna Fendi, nata a Roma il 23 marzo 1933 (85 anni). Stilista. Imprenditrice • Seconda (nata dopo Paola e prima di Franca, Carla e Alda) delle cinque figlie di Edoardo Fendi e Adele Casagrande, che nel 1925 «fondarono l’azienda Fendi, inizialmente […] una piccola elegante bottega in via del Plebiscito a Roma. Mio padre si occupava dell’amministrazione e mia madre, una donna che ha sempre avuto il senso della moda, curava la parte creativa. Commercializzavano principalmente accessori e alcuni articoli di pellicceria come manicotti, cravattine di pelliccia e guanti dai polsi in pelliccia. Più avanti spostarono la boutique in un’altra zona. Mio padre morì molto giovane e lasciò mia madre sola con cinque figlie. Abbiamo vissuto una bella infanzia: abitavamo ai Parioli e abbiamo studiato dalle suore dell’Istituto dell’Adorazione in piazza delle Muse. Subito dopo le scuole superiori dovetti lasciare gli studi per necessità, non per hobby o per realizzarmi come accade oggi. Abbandonai le amicizie e una vita facile per un grande impegno, in tutti i sensi: non trovavo soddisfacente il lavoro che mi offriva mia madre, una semplice attività commerciale in via Piave. Per amarlo, cercai di contribuire a un cambiamento radicale. Nei primi tempi noi cinque sorelle lavorammo da trasformiste, facendo un po’ di tutto, dall’amministrazione alla parte decorativa. Con gli anni, quando l’azienda acquisì dimensioni maggiori, ognuna ebbe un compito in base alle proprie predisposizioni. Io mi occupavo del prodotto per mia attitudine naturale» (ad Anna Maria Branca) • «Ho iniziato a cercare accessori, mi sono occupata di trasformarli a mio piacere d’accordo con i fornitori e poi a richiederne l’esclusiva. La pellicceria allora era un status, un modo di ostentare la ricchezza, ma non c’era nulla che fosse moda. Noi abbiamo avuto per prime il coraggio di rinnovarla: niente fodera, pelliccia reversibile e leggera, nessuna sovrastruttura. Ma il vero grande coraggio l’abbiamo avuto quando abbiamo scelto di prendere una sede in centro a Roma in via Borgognona, una strada non conosciuta ma parallela alla mia adorata via Condotti. Allora era in vendita il vecchio cinema-teatro Bernini: abbiamo acquistato l’immobile e ce lo siamo sentito sulle spalle con un’esposizione economica non indifferente. Nella parte sottostante abbiamo aperto un punto vendita diretto, al piano superiore l’atelier di moda, quindi i laboratori. Era il 1965, e trovai più resistenze dalle mie sorelle che da mamma. Capimmo che avevamo bisogno di un buon disegnatore e di lavorare in team con lui. Il nostro pr ci presentò Karl Lagerfeld, che ai tempi era giovane e meno celebre, ma la creatività non ha età. Con lui trovammo il coraggio di andare oltre la clientela romana e di presentare una collezione prêt-à-porter di pellicce a Firenze, a Palazzo Pitti. Una collezione di stampati di cavallino ispirata alla Lapponia che ancora oggi è modernissima. Karl anticipava sempre i tempi… Poi siamo arrivati a Milano. Da lì, grazie all’Ice, in America, in tour da Chicago a San Francisco per presentare una nuova collezione di pellicce innovative al polpaccio. Gli americani però non le amarono. Stavo per tornare a casa delusa quando decisi di fare tappa a New York con mia sorella Carla e Rudy Crespi [il pr aziendale – ndr]. Visitammo diversi grandi store e incontrammo i loro manager. Li invitammo a vedere la nostra collezione in albergo, e Bergdorf Goodman ci chiese subito di poterla vendere. Era il 1975. Da lì, da New York, Fendi conquistò il mondo, e anche la stampa italiana, che fino ad allora non ci aveva granché gratificate» (a Eleonora Vallin) • Nel 1999, dopo decenni di successo internazionale, la decisione di vendere il marchio. «Abbiamo capito che da sole non potevamo affrontare un mondo che si stava evolvendo in tutti i sensi: Fendi doveva essere presente ovunque. Abbiamo realizzato questo obiettivo tramite la fusione con Louis Vuitton. Mia sorella Carla è presidente della Fendi [presidente onoraria, fino alla morte, occorsa il 19 giugno 2017 – ndr] e mia figlia Silvia ha preso il mio posto per la parte creativa. I marchi Fendi e Louis Vuitton procedono comunque separati, ed è mia figlia Silvia che insieme a Karl Lagerfeld mantiene l’impronta della famiglia. È stato come se mi avessero strappato l’anima, mi sentivo svuotata. Ho lottato fino all’ultimo per non vendere, e non è stato semplice. Io sono stata di quelle più dure: era un’azienda sana e pensavo che fosse un peccato lasciarla, ma poi mi sono rassegnata. […] Ora […] sono riuscita a riversare la mia creatività e la mia energia in una struttura affascinante e piena di charme, Villa Laetitia, una residenza d’epoca tra piazza del Popolo e il quartiere Prati, progettata da Armando Brasini, tra i migliori autori degli anni Venti del secolo scorso. L’attento recupero e il rispettoso restauro hanno trasformato l’edificio e il giardino in un luogo irripetibile, ricco di atmosfera, destinato a ricevimenti, congressi, eventi, beauty farm e palestra, nonché all’ospitalità di pregio». «Contestualmente è nata la necessità della ristorazione tramite la gestione di un’enoteca stellata, La Torre, e un piccolo bar. La ricerca dei vini è partita da una passione personale ed è diventata una sorta di guida per gli ospiti dell’albergo. Mio marito è un appassionato di vini, ed è lui il responsabile. Insieme abbiamo cercato di dare il meglio. Questa avventura imprenditoriale è partita nel 2013 selezionando piccole cantine e posizionando i vini nei migliori ristoranti di Roma. Poi ci siamo allargati, ma sempre nei piccoli numeri: nel 2016 abbiamo venduto 30 mila bottiglie, e per il 2017 contiamo su un aumento del 25%, visti i contatti con gli importatori. La soddisfazione ci arriva dall’export, che vale l’80%: Cina, Giappone, Malesia, ma anche Polonia, Londra. Abbiamo trattative in corso con l’Australia, Paesi Baltici e Russia. Siamo sui 2 milioni di euro di fatturato con un’azienda, la Afv srl, flessibile ed elastica» • Molti riconoscimenti internazionali: tra l’altro, è stata la prima donna italiana a ottenere, nel 2011 a Washington, il prestigioso Iwf Hall of Fame Award • Grande estimatrice e finanziatrice di Emma Bonino • Rimasta precocemente vedova di Giulio Venturini (1934-1976), padre delle sue tre figlie, si è in seguito unita a Giuseppe Tedesco • «Il cognome Fendi è unico in Italia. Mio padre era il solo maschio ed ebbe cinque figlie femmine. Adesso però anche i nostri nipoti si chiamano Fendi, perché abbiamo voluto che aggiungessero questo cognome. Mio padre diceva che era breve, che aveva un bel suono e che si pronunciava bene in qualsiasi lingua». «Roma è l’origine di tutto, anche se è molto difficile essere innovativi in una città che è tutto. Mi è sempre piaciuto perdermi tra le sue strade, scoprire nuovi angoli, farmi rapire dalla bellezza delle sue piazze, dei suoi palazzi, dalla sua luce che rende tutto magico. Roma mi ha ispirata sempre anche nella semplicità di certi quartieri popolari o nelle botteghe di rione. Ho sempre creduto che Fendi fosse Roma, e per questo non ho mai voluto spostare lo showroom e ho sempre chiesto ai clienti di venire a Roma».