5 settembre 2018
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Biografia di Francis Ford Coppola
Francis Ford Coppola, nato a Detroit il 7 aprile 1939 (79 anni). Regista. Sceneggiatore. Produttore. Sei premi Oscar, due Palme d’oro, un Leone d’oro alla carriera •Secondo dei tre figli di un musicista di origine lucana, Carmine Coppola (1910-1991), e di un’attrice di origine campana, Italia Pennino (1912-2004) •«Cresce a New York, e trascorre lungo tempo a casa a causa della poliomielite da cui è affetto: si appassiona al cinema proprio in quel periodo d’immobilità forzata. […] Guarito dalla malattia, si diploma alla prestigiosa Ucla, dove incontra un giovanissimo Jim Morrison. Il suo maestro è Roger Corman, vera e propria icona dei B-movie. È proprio lui nel 1961 a produrre il film di fantascienza Stazione spaziale K9, di cui Coppola firma la regia insieme ad altri con il nome di Thomas Colchart. Seguiranno un porno e il gotico Terrore alla tredicesima ora(1963). Nel frattempo lavora per la Seven Arts come sceneggiatore: realizza lo script di Parigi brucia?(1966) di René Clément e della pellicola di Franklin J. Schaffner Patton, generale d’acciaio(1969), che gli vale un premio Oscar nel 1971. Poi decide di investire il denaro guadagnato in questi anni in Buttati Bernardo! del 1966, sua tesi del master per l’Ucla. Seguirà nel 1968 il mal riuscito musical con Fred Astaire Sulle ali dell’arcobaleno, sicuramente il peggior film della sua lunga carriera. […] Ci sono riferimenti ad Antonioni nel lavoro successivo, il primo veramente degno di nota, Non torno a casa stasera, road movie al femminile girato […] nel 1969. Nel frattempo con George Lucas, suo grande amico, fonda la casa di produzione American Zoetrope: […] Francis rifiuta Hollywood per aprire i suoi studiosnella più europea San Francisco. Eppure è la Paramount a proporgli Il padrino(1972), tratto dal libro di Mario Puzo. Sarà però il regista a dettare le condizioni e a vincere una sfida che sembrava persa. […] Con questo lavoro il regista ottiene il successo a livello planetario, coronato dall’Oscar per il miglior film e la miglior sceneggiatura e da due Golden Globe. Nel 1974 dirige Il padrino – Parte II, che si aggiudicherà sei Oscar. […] Molto interessante La conversazionedel 1974: […] uscito nei giorni del Watergate, è incentrato sulla storia quasi kafkiana di un uomo solo, un grande Gene Hackman, che lavora nel campo delle intercettazioni. Per Coppola è la Palma d’oro a Cannes. Passano cinque anni, e il regista italoamericano si impegna in quello che sarà il suo capolavoro, ispirato al racconto di ConradCuore di tenebra: una colonna sonora lisergica fa da sottofondo ad Apocalypse Now(1979), vera e propria discesa agli inferi del capitano Willard/Martin Sheen alla ricerca del colonnello Kurtz/Marlon Brando tra sinistri bagliori al napalm al ritmo de La Cavalcata delle Valchiriedi Wagner. […] Con una lavorazione dura oltre ogni limite e un budget altissimo, Coppola si gioca il tutto per tutto. Ma alla fine realizza un cult, premiato con due Golden Globe e una Palma d’oro a Cannes. […] È invece un flop assoluto, che costringe il regista a vendere gli studiosdella Zoetrope, il successivo Un sogno lungo un giornodel 1982, musical ipertecnologico costato oltre 30 miliardi di lire. Il 1983 è segnato da due film gemelli eppure diversissimi tra di loro: I ragazzi della 56astradae Rusty il selvaggio, entrambi tratti da romanzi di Susan E. Hinton. Nel primo domina il colore, nel secondo il bianco e nero. Uno è per il mercato, l’altro per i cinefili. […] Il musical con Richard Gere Cotton Clubdel 1984 è un flop, come Peggy sue s’è sposata(1986), I giardini di pietra(1987) e Tucker – Un uomo e il suo sogno(1988). […] La saga del Padrinosi chiude con il terzo capitolo nel 1990. […] La disperazione si ritrova nel suo Dracula di Bram Stokerdel 1992: il conte è un personaggio shakespeariano. […] Non sono all’altezza del grande regista i successivi lavori, da Jack(1996), con Robin Williams, a L’uomo della pioggia(1997), legal thriller con Mickey Rourke, Matt Damon, Danny DeVito e Jon Voight. Nel 2007 viene presentato alla Festa del Cinema di Roma il filosofico Un’altra giovinezza, tratto da un racconto di Mircea Eliade, con Tim Roth e Bruno Ganz. Due anni dopo Coppola torna sul grande schermo con Segreti di famiglia(2009), storia di due fratelli italiani emigrati in Argentina» (Ivana Faranda). Seguì, nel 2011, il film dell’orrore Twixt, inedito in Italia. Il regista è da tempo impegnato nel progetto Distant Vision, incentrato sulla storia di una famiglia di emigranti italiani sviluppata nell’arco di tre generazioni. Da anni Coppola si è anche reinventato imprenditore, nel settore vitivinicolo e alberghiero; una delle sue strutture, Palazzo Margherita, si trova in Basilicata, a Bernalda (Matera), paese in cui nacque il nonno paterno. «Non vedo carriera davanti a me, potrei etichettarmi autore amatoriale: regista retrocesso al debutto. Da tempo, d’altronde, non sono i film ad assicurarmi l’esistenza, ma i vigneti, che più volte in passato mi hanno salvato dalla bancarotta cinematografica. Il mio diagramma artistico è un saliscendi febbrile, con tre o quattro sprofondamenti, tra i quali il flop di Un sogno lungo un giornoo la travagliata lavorazione di Apocalypse Now, da cui mi ha ogni volta risollevato la vigna californiana di Napa Valley, il mio kolossal più riuscito: dodici milioni di bottiglie l’anno, Rubicon e Zinfandel, dai dodici ai quaranta dollari l’una. […] I profitti in bottiglia superano alla grande quelli in pellicola. E mi permettono di osare nel cinema, senza più problemi, assumendone allegramente ogni rischio» (a Mario Serenellini) •«Nei panni di Vito Corleone avrei voluto Laurence Olivier, ma era malato e non poté accettare. Mi sarebbe piaciuto anche Carlo Ponti, che aveva una bella faccia da italoamericano, ma era un produttore e non un attore. Brando, che allora aveva 47 anni, mi sembrava giovane, ma avevo visto che era molto eclettico. Così alla fine ho preso lui» (a Fulvia Caprara). «Il padrinofu un’esperienza terribile per me. […] Ero senza un soldo, risparmiavo su tutto nel caso in cui mi avessero licenziato. Alla produzione non piacevano né i pezzi girati, né Brando, né Pacino. Nella seconda metà delle riprese dissero che mi avrebbero licenziato. Però io sapevo bene una cosa: nessuno ti licenzierà mai in mezzo alla settimana. Se proprio devono, lo faranno di venerdì, perché quella gente pensa che sia più conveniente trovare un altro regista durante il fine settimana e farlo cominciare a lavorare di lunedì. Un giorno stavano per licenziarmi davvero, ma li presi in contropiede. Era mercoledì, e io licenziai in tronco quattro persone, anzi di più: il mio assistente alla regia, un produttore e altri. Questa mossa li gettò nella più totale confusione. Rimasero talmente di stucco che decisero di non creare altra confusione e di farmi finire il film» (a Giulia Borioni) •Suo padre, Carmine Coppola, vinse nel 1975 il premio Oscar alla miglior colonna sonora per le musiche de Il padrino – Parte II•Sposato dal 1963 con Eleanor Jessie Neil, da cui ha avuto tre figli: Gian-Carlo (morto a 22 anni, nel 1986, in un incidente nautico), Roman (regista e sceneggiatore) e Sofia (regista, attrice e sceneggiatrice, già vincitrice di un premio Oscar e di un Leone d’oro). Francis Ford Coppola è inoltre zio dell’attore Nicolas Cage, figlio di suo fratello August (1934-2009) •«Dentro di me ci sono due anime, quella italiana e quella americana: mi chiamo Francis in nome di mio nonno, Francesco Pennino, e non posso dimenticare dove sono le mie origini. Mia madre Italia mi ripeteva sempre: “Sei americano! Vieni dalla nazione più potente del mondo!”. Poi interveniva mio padre Carmine, e aggiungeva: “Sì, ma sei anche italiano, e l’Italia è il Paese più bello del mondo!”». «Nel cinema è importante sperimentare, […] ma è dura, perché esperimento significa rischio, e l’industria non ama rischiare. Un autore che non rischia fa film senz’anima. Da giovane dicevo che fare un film senza rischiare è come far nascere un bambino senza fare sesso. Quando mi chiedevano com’ero riuscito a fare un film come Il padrino, di successo popolare e apprezzato dai critici, rispondevo: “Ho rischiato”».