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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Caterina Caselli

Caterina Caselli (Caterina Imelde C.), nata a Modena il 10 aprile 1946 (72 anni). Cantante. Produttrice discografica. «Il talento è solo l’inizio. Se manca non si va da nessuna parte, ma senza la determinazione, la capacità di soffrire e di emozionarsi, la fiducia in se stessi, e in fondo anche la sobrietà, non si resta in sella a lungo» •«Io, appena bambina, avevo deciso che avrei fatto la cantante. Per questo sogno ho rinunciato alla scuola. Lavoravo nelle balere per tirar su i soldi per pagarmi la scuola di canto. Bella voce ma grezza, dicevano. Andava affinata. Intanto suonavo il basso e il vibrafono. Mia mamma faceva la magliaia. E insegnava alle ragazze a farlo. Così le ragazze potevano comprarsi le calze e la crema per la faccia senza pesare sulla famiglia. Papà era stato segnato dalla guerra: era del genio telegrafisti, quante ne ha passate… Poi al salumificio lo pagavano poco e in nero. Intanto io andavo per la mia strada» (a Francesco Cevasco). «L’ambiente di provincia le sta stretto, è solo una ragazzina ma la musica le scorre già nel sangue e con il gruppo Gli Amici si esibisce come cantante e bassista nelle balere locali, finché, a metà degli anni ’60, ha l’occasione di partecipare al Festival di Castrocaro e di salire sul palco di due locali romani molto noti, prima il Capriccio e poi il leggendario Piper, dove viene notata da Ladislao Sugar – suo futuro suocero – che la ingaggerà per la Cgd. L’anno della svolta arriva nel 1966, quando la casa discografica decide di farla partecipare a Sanremo e la vita di Caterina cambia per sempre, come ricorda lei stessa: “Daniele Pace, un autore importante, mi portò Nessuno mi può giudicare, dicendomi che era per Adriano Celentano, che però stava incidendo qualcos’altro, potevamo approfittarne. Poi ho saputo che stava incidendoIl ragazzo della via Gluck, quindi meglio così, per tutti e due. Solo che la canzone era un tango – allora si portavano –, e io dissi che non se ne parlava proprio, avevo tutt’altro temperamento. La incidemmo alla mia maniera e andammo a Sanremo. Da lì è partito tutto”. Sul palco delle kermesse la Caselli si presenta insieme all’allora popolarissimo Gene Pitney. Con quel caschetto d’oro inventato per lei dai parrucchieri milanesi Vergottini e con il suo entusiasmo travolgente non sfugge né al pubblico, né agli addetti ai lavori. Il successo è immediato» (Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi). «Dopo tre serate in televisione era cambiato tutto. Allora Sanremo aveva il monopolio, lo guardavano tutti. […] Mi ricordo che appena finito Sanremo avevo degli impegni presi precedentemente e decisi di onorarli. Allora successe che avevo una data alle Rotonde di Garlasco, dove ero già stata, con pochi spettatori, e quando arrivai vedemmo chilometri di macchine parcheggiate, e io non capivo, pensavo ci fosse stato un incidente, allora qualcuno mi disse: ma guarda che sono tutti qui per te. Di sicuro è stato il momento più sorprendente. Ancora oggi mi sembra assurdo, perché io venivo dalla provincia e allora la provincia era veramente distante dalle grandi città dove avvenivano le cose» (a Gino Castaldo). «Furono, i suoi, successi strepitosi fra un Festivalbar e un Cantagiro: Perdono100 giorni, cover come Sono bugiardaIl cammino di ogni speranzaIl volto della vitae quel gioiellino di Paolo Conte ripreso massicciamente ancora oggi che s’intitola Insieme a te non ci sto più. Già allora era una pasionaria: trasportava un entusiasmo naturale, arietino, nell’interpretazione; sembrava credesse sempre a ciò che cantava, sembrava dovesse durare per sempre. Finì invece con il matrimonio con Piero Sugar, e la nascita nel ’71 del figlio Filippo. […] Appese l’ugola al chiodo, “quasi” per sempre» (Marinella Venegoni). «In auto, mentre tornavo da Cosenza a Milano, ho deciso di smettere di cantare. Mi ero sposata che avevo appena ventiquattro anni, avevo avuto un figlio. Avrei fatto la moglie e la madre, ho buttato sul sedile posteriore della macchina il calendario al quale ero inchiodata: stasera qui, domani sera là. Ho detto basta» (a Dario Cresto-Dina). «“Ero stanca. Mi sono fatta cullare. Io avevo sempre lavorato, da quando avevo sedici anni. Col matrimonio e la maternità ho scoperto il mio lato femminile che avevo trascurato molto. […] Ci sono stati momenti difficili, ma soprattutto perché non capivo ancora bene come avrei potuto rimanere a contatto con la musica, poi ho trovato la mia strada”. E la sua strada sarà quella della produzione discografica con l’etichetta Ascolto, che in pochi anni scopre e impone all’attenzione del pubblico e del mercato artisti come Pierangelo Bertoli, Mauro Pagani e gli Area. Dopo essersi fatta le ossa, la Caselli entra nella Cgd di famiglia e lancia personaggi come Enrico Ruggeri, Raf e Francesco Baccini, oltre a lavorare con Ornella Vanoni e Paolo Conte, e a “inventarsi” il trio Tozzi-Morandi-Ruggeri, che vincerà nel 1987 il Festival di Sanremo con Si può dare di più. […] Nel 1989 fonderà l’etichetta Insieme-Sugar [in realtà si trattò della ricostituzione della prima casa discografica fondata nel 1932 dal suocero Ladislao Sugar, decisa nel 1989 dopo la vendita della Cgd all’americana Wea – ndr], e da direttore artistico inanellerà un successo dopo l’altro, a partire dalla scelta del brano Un’estate italiana, cantata da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato come sigla ufficiale dei mondiali di calcio del 1990, per nove mesi ai primi posti delle classifiche internazionali. Da vera talent-scout scopre e lancia artisti come Paolo Vallesi, Geraldina Trovato e soprattutto Andrea Bocelli. […] Altro gioiello della scuderia di Caterina […] è la giovane cantautrice friulana Elisa (Toffoli). […] E poi verranno gli Avion Travel, i Negramaro, Malika Ayane, Raphael Gualazzi e, infine, […] Giovanni Caccamo. Conferma ulteriore della capacità di Caterina Caselli di conciliare i gusti del pubblico e la qualità musicale con le richieste del mercato discografico, grazie a una modalità di fare impresa tutta italiana che guarda alla tradizione come a un valore, come riconosce lei stessa: “Mi piace pensare a noi come a una bottega del Rinascimento. Noi siamo prima di tutto artigiani, poi diventa un discorso industriale”» (Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi) •Da quando si è ritirata dalle scene musicali (1975), sono state due le principali occasioni in cui è tornata a cantare in pubblico: al Festival di Sanremo del 1990, con Bisognerebbe non pensare che a te, e al “Concerto per l’Emilia” tenuto a Bologna il 25 giugno 2012 a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto di poche settimane prima, in cui reinterpretò Insieme a te non ci sto più•«Una protofemminista sui generis» (Marinella Venegoni) •«Ho sempre amato scoprire talenti. Ricordo che nel 1978 conducevo una trasmissione con Gaber, Diamoci del tu. E gli dissi: conosco un tale straordinario, ospitiamolo. Si chiamava Francesco Guccini, e nessuno lo voleva perché aveva la erre moscia. Gaber rispose trovando Franco Battiato» (ad Alberto Mattioli). «Il segreto di una buona canzone sta nel sapere esprimere il meglio della poetica trovando un’armonia con la metrica e la durata del brano. La maggior parte dei giovani cantautori, invece, la prima volta vuole metterci dentro tutto, e spesso ci mettono troppo. Bisogna asciugare, pulire, purificare». «Per crescere davvero gli artisti hanno bisogno soprattutto di una cosa: il tempo. Non voglio che i miei ragazzi abbiano un successo. Voglio che abbiano una carriera».